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ADAMS, BRYAN: ROOM SERVICE

data

31/10/2004
67


Genere: Pop Rock
Etichetta: Polydor
Anno: 2004

E rieccolo il Bryan, uno dei principali artisti che, nel bene o nel male, ha scritto la colonna sonora della vita del sottoscritto, riempiendola ed accompagnandola con note e parole in alcuni dei suoi momenti più significativi. Ecco spiegato il motivo per cui ogni album del (per molti ormai ex) rocker canadese rappresenta, per chi scrive, un vero e proprio punto di autentica riflessione, su cui posarsi e meditare, in attimi più o meno positivi, nell'attesa di comprendere il punto in cui è arrivata la storia. "Room Service", questo il titolo del nuovo cd, rappresenta una leggera riconciliazione con il vecchio spirito rock del cantautore d'oltreoceano, sebbene, e questo dispiace sempre dirlo, ci troviamo ovviamente ad anni luce di distanza dai fasti dei grandi lavori da lui composti. I circa quaranta minuti di musica ivi proposta, infatti, viaggiano sul binario di un'evidente insofferenza legata al tipo di esistenza vissuta dal buon Bryan, esistenza contraddistinta da uno spostarsi continuo da un paese all'altro, col risultato di rendere pressoché impossibile il consolidarsi di rapporti stabili con tutti coloro i quali circondano il proprio universo quotidiano. Da qui l'evidente malinconia insita all'interno di quasi tutte le undici tracce, nonostante sia ancora possibile trovare tra le righe il primordiale ed ottimista spirito insito nel singer, come ad esempio nella traccia "Right Back Where I Started From". Il resto del cd vede protagonista un Bryan che, probabilmente, comincia a sentire in maniera evidente sulle proprie spalle l'opprimente peso dei tanti autunni trascorsi, sintomo inconfondibile di una maturità personale accresciuta al fianco dei propri compagni di sempre Mickey Curry e Keith Scott, ancora ed ovviamente presenti a supporto della nuova fatica discografica, fatica che non lascia spazio a chissà quale fattore se non a del semplice e pacato intrattenimento, sviluppatosi in poco meno di quaranta minuti di dialoghi soffusamente e tristemente romantici. Solo qualche accenno del passato rock che fu, solo qualche flebile momento in cui l'adrenalina torna a salire nel corpo, il tutto a favore del nuovo (ormai) dipinto e definitivo corso, ovviamente adagiato su uno spirito alla ricerca di melodie maggiormente quiete, dopo le tante schitarrate ribelli dei tempi di esordio. Certo il vecchio Bryan manca senza dubbio, ma, si sa, nessuno rimane uguale per una vita intera. Prendere o lasciare, i tempi dei compromessi sono oramai finiti.

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