VENOM: il libro sugli anni dal 1979 al 1982
Newcastle Upon Tyne, Regno Unito, 1979: cantieri navali, miniere di carbone, crisi economica. E rock. Duro, potente, nero, diabolico, la musica più estrema mai sentita sinora. I suoi alfieri sono i Venom, i padri putativi del famigerato black metal, ispiratori di una pletora di band destinate a cambiare lo scenario dell’heavy più oltranzista.
Questa è la cronaca di una manciata di anni (1979-1982) in cui i Venom hanno davvero cambiato il mondo – o, almeno, una sua piccola parte – inventando un genere musicale e creando le basi per un intero movimento underground con due album che sono ormai considerati vere e proprie icone da musicisti e appassionati di ogni dove, dal freddo Nord Europa al Sudamerica. Satanici, incontenibili, malvagi, mitologici, pacchiani, cialtroni, sbruffoni, ruspanti, grezzi, selvaggi e inarrestabili: per molti, Cronos (basso e voce), Abaddon (batteria) e Mantas (chitarra) sono stati tutto questo. Ma hanno soprattutto dato vita a una leggenda, tanto che l’impronta dei loro dischi 'Welcome To Hell' e 'Black Metal', così come della loro estetica eccessiva a base di cuoio, borchie e catene, è ormai parte integrante del DNA del metal. La storia dei primi anni dei Venom è un gigantesco calderone di contraddizioni, racconti divergenti e pura epica heavy. In pratica, la materia con cui si forgiano i racconti più affascinanti, quelli che ti cambiano la vita e i Venom hanno rivoluzionato la vita di molti.
Andrea Valentini nato ad Alessandria nel 1970, appassionato di musica rock e soprattutto derivati (metal, punk, hardcore, garage), colleziona dischi e scrive da molti anni. Ha indossato diverse maschere - sceneggiatore di cinema e tv, caporedattore di mensile patinato, coordinatore di un grande portale - ma ora è momentaneamente fuori dal tunnel del divertimento. Vive in campagna, dove fa diversi mestieri con nomi in inglese, ma fondamentalmente scrive di tutto un po’. Ogni tanto cerca di capire cosa farà da grande... prima che sia troppo tardi. Si distrae troppo spesso con tatuaggi, chitarre elettriche e vinili.
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