WHITESNAKE + EUROPE
[TIGERTAILZ] In una cornice di grande impatto come quella offerta dai stupendi luoghi di Piazzola Sul Brenta, tocca ai gallesi Tigertailz aprire le danze di un grande evento dedicato al puro hard-rock di razza, il quale vedrà il proprio apice artistico nell'avvento on-stage di due mostri sacri del genere quali Europe e Whitesnake. Il combo britannico, purtroppo, non ha saputo offrire una prestazione degna delle aspettative, vuoi per un sound inizialmente pessimo degno dei peggiori gruppi underground (e su questo punto potremmo aprire una vera e propria diatriba, visto che situazioni come questa a discapito dei vari openers non sono nuove all'interno dei festival nostrani) ma anche di una band non propriamente in palla, la quale non è riuscita a sprigionare la propria proverbiale carica sempre in risalto su disco. Quello che ha lasciato un po' perplessi sono stati in particolare alcuni discutibili errori esecutivi da parte di musicisti navigati all'interno della scena musicale (affermazione relativa soprattutto all'operato della sezione ritmica), ma anche il dubbio insinuato sulla presenza di alcuni cori in playback posti a sostegno dell'esibizione del gruppo, e questo nonostante la presenza di una corista appositamente assoldata per l'occasione dai rocker d'oltremanica stessi. Da fan del gruppo mi dispiace doverlo dire, ma dai Tigertailz mi sarei aspettato assolutamente di più. [Pierpaolo "Zorro11" Monti] [EUROPE] Joey Tempest e soci, alla fin fine, sembrano essere diventati davvero come il buon vino: più invecchiano e più sembrano migliorarsi volta dopo volta, regalando ad ogni appuntamento uno spettacolo degno del grande blasone che, per chiari meriti, li accompagna dai loro storici successi degli eighties. Anche in un bill di grande importanza come quello della data live in questione, infatti, il combo scandinavo ha saputo mettere da subito in chiaro la propria tutt'ora brillante seconda giovinezza, dando vita ad un concerto di marcato spessore in cui tutta la formazione al completo ha saputo entusiasmare a dovere i numerosi accorsi per l'occasione. La scaletta della serata, intelligente nel pescare con oculatezza tra brani degli ultimi lavori in studio e i propri tanto rinomati quanto immortali classici, altro non ha potuto fare se non impreziosire ulteriormente un'uscita live contraddistinta dalla classe degna solo dei grandi nomi del genere, coadiuvata da esecuzioni strumentali sbalorditive sia per quanto concerne il loro feeling e la schiacciante precisione. Ma la vera e propria nota positiva della serata è arrivata dal lavoro dietro al microfono del mitico frontman Joey Tempest, il quale nonostante qualche breve calo all'interno della parte centrale della scaletta non si è limitato alla solita riproposizione acustica della tanto stupenda quanto ostica da cantare "Carrie", gettandosi bensì in maniera coraggiosa insieme alla band al completo in un finale totalmente elettrico della stessa song, accolta con applausi sfrenati da un pubblico chiaramente appagato da tanto ben di Dio sonoro. Una grande esibizione da parte di una line-up in assoluto e totale spolvero, fattore del resto ben evidenziato anche dall'acclamato bis di rito composto dalle inconfondibili note delle grandi "Rock The Night" e "The Final Countdown". [Pierpaolo "Zorro11" Monti] [WHITESNAKE] Ascoltare dal vivo i Whitesnake è sempre un'esperienza inebriante. Anche quando ti accorgi che gli anni passano e sir Coverdale comincia a perdere colpi. Si, perché David non era affatto al massimo peccando spesso in potenza pur avendo fiato da vendere. Ma nel contesto non è questo il punto saliente perché la band viaggia a mille performando alla grande, con Coverdale che sputa lo stesso l'anima dentro al microfono mentre impartisce lezioni di carisma e di stile. Una personalità fuori dal comune, un magnetismo che attrae a sé cuore ed occhi e, forse, per le tante femminucce presenti anche qualcos'altro. Insomma, un gran concerto svoltosi in una cornice da sogno come quello di Villa Contarini che aveva in scaletta quattro brani dall'ultimo 'Good To Be Bad' - si apre con "Best Years" - mentre non è mancata, come d'auspicio, tutta la trafila di classici: "Is This Love", "Here I Go Again", "Fool For Your Loving", "Ain’t No Love In The Heart Of The City", "Give All Your Love Tonight", "Still Of The Night" che vede nel finale il duetto con Joey Tempest, "Love Ain't No Stranger" dedicata al recentemente scomparso Mel Galley e via dicendo fino a "Burn"/"Stormbringer" poste in chiusura come veri e propri fuochi d'artificio. Commovente finale, come al solito, con la band che saluta abbracciata mentre in sottofondo "We Wish you Well" si staglia sulla parterre felicemente malinconica. Nota particolare per Doug Aldritch che si dimostra ancora una volta uno dei migliri chitarristi in circolazione - e Reb Beach non sfigura affatto - e per Chris Frazier alla batteria che prende il posto di Tommy Aldrige il quale, pur non raggiungendo la classe e la tecnica dello storico drummer, piazza colpi netti e possenti conferendo ai brani un impatto molto più diretto. Tutto quanto ci si aspettava è stato ripagato, ed abbiamo avuto la conferma che i vecchi leoni sanno ancora ruggire mettendo i brividi seppur oggi spaventano un po' meno di un tempo. Ma ci saremo sempre ogni volta il Serpente Bianco ritornerà a farci visita. We wish you well, we wish you well... I'm sad to say it's time to go Until we meet again along the road Remember this on your journey home, When you hear the thunder roar you're not alone We wish you well, we wish you well, In times of trouble may your hearts be strong We wish you well, we wish you well, Until we meet again, We wish you well... [Andrea "Emo" Punzo]
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