UZEDA
Altra torrida serata della nuova/vecchia stagione del noise, dopo gli Helmet stavolta è il turno dei calientissimi Uzeda. La maturità del quartetto siculo anziché mitigare le asperità giovanili ne ha amplificato le dissonanze; snocciolare la scaletta dei pezzi è impresa titanica, anche perchè per l'occasione sono stati presentati gli estratti dal nuovo disco di prossima pubblicazione. L'inizio è in sordina, seguito da un miglioramento del volume della voce (col suo cantato sempre al limite del fuori contesto), d'ora innanzi più pulito ed in evidenza rispetto agli altri strumenti che fino a poco prima la coprivano; dalla quinta traccia in poi si alzano i ritmi tanto che sembrano i One Dimensional Man (anche se in relatà dovrebbe essere il contrario visto che gli Uzeda esistevano già quando gli ODM iniziavano a muovere i primi passi), quelli tosti che spaccavano il culo ai passeri. Il sesto brano è caratterizzato per tutta la sua lunghezza da un giro di basso 'mono-nota', e dalle svisate del chitarrista che le condisce con delle espressioni facciali al limite del clownesco. Nessuna caduta di tono, nessuna steccata, tensione sempre alta, precisone chirurgica, meritano per questo, e per quello che hanno saputo fare nel corso degli oltre 25 anni di onorata carriera rumorosa, la cittadinaza newyorchese ad honorem (New York patria putativa del noise). Unico appunto che ci sentiamo di muovere è rivolto a chi ha organizzato l'evento; hanno fatto aprire agli Uzeda impedendogli di andare oltre la striminzita ora di esibizione, e forzandoli a non effettuare bis (richiesti a gran voce dal pubblico accorso per loro), facendogli fare da spalla ai ben più giovani (non ce ne vogliano) Ardecore, che esistono da circa sette anni e commistionano, con considerevoli risultati, un indie/folk/rock/lounge con gli stornelli romani; quindi anche un improbabile mix tra due (band) generi quasi antitetici tra loro.
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