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TOTAL METAL FESTIVAL 2007

Nel polveroso e alquanto malandato campo sportivo di Noicattaro si è tenuto quello che è il più importante evento metal in Puglia, e forse nel Sud Italia: il Total Metal Festival. Giunto alla sua quinta edizione, quest'anno il concerto targato Vivomanagement (giovane ma promettente agenzia di promoters, ndr) ha proposto un bill ricco di tutto rispetto e dal forte sapore internazionale, con davvero poco da invidiare a eventi ben più blasonati: gli storici heavy-metallers teutonici Rage, i blackster svedesi Dark Funeral e i power metallers nostranio Vision Divine. Poi promettenti realtà della scena metal italiana come The Orange Man Theory, Coram Lethe, Necrotorture, Near Death Experience, Godyva e altri. I techno-deathster Illogicist, purtroppo, hanno dato forfait sembra per un problemi logistici. Le cose sono state fatte davvero in grande: due palchi sui quali le band si alternavano in rapida sucessione, non lasciando un attimo di tregua ai timpani dei presenti. Intorno alle 13.30 si sono aperti i cancelli e alle 15.45 è partito il TMF 2007. NEAR DEATH EXPERIENCE L'Open Air pugliese viene inaugurato dai thrasher partenopei, dediti a un sound molto melodico e tecnicamente interessante, pieno di rimandi a band come Disharmonia Mundi o Iced Earth. Il riffing è elaborato e martellante, e insieme all'ottima voce del frontman e all'efficace e melodico lavoro solista si riesce ad ottenere un risultato decisamente positivo. Peccato i problemi tecnici che hanno in parte rovinato la performance dei napoletani, conclusa con la celeberrima "Low" dei Testament. Non male come inizio. SOVRAN Dopo i quindici minuti scarsi dell'esibizione dei NDH, arriva subito il momento dell'heavy metal old school: sul secondo palco fanno il loro ingresso i giovani ma grintosi Sovran. I pugliesi, a cui basta dare un'occhiata (e un'ascoltata) rapida per comprendere quanto amino i Motorhead, sul palco hanno ben dimostrato di saperci fare, nonostante anche a loro siano capitati problemi con la strumentazione. Ovviamente, non ci si aspetti chissà quale capacità tecnica, ma heavy metal semplice, diretto e senza fronzoli, come il 'sommo' Lemmy insegna. Chiosa, manco a dirlo, con "Ace Of Spades". Roba da duri, gente. NECROTORTURE Tutti sotto il primo palco! Adesso è l'ora della violenza, e non parlo di qualche improbabile filmaccio americano, ma dei temibili grind-deathster Necrotorture. Schierando dietro le pelli il celebre Antonio "O' fenomeno" Donadeo il loro show è iniziato. E' inutile, non ce n'è per nessuno, e lo si capisce subito: si parte subito con la trmenda sfuriata "Anal Torture", per poi proseguire con brevissimi ma violenti assalti sonori agli spettatori, culminati con la celebre "Scum", dei Napalm Death. Decisamente un'ottima sveglia per il pubblico, che intanto inizia a salire di numero. DELIRIA Ore 16:50. Sul secondo palco salgono i thrasher pugliesi Deliria, e attraverso le loro chitarre si fa un salto indietro nel tempo fino agli anni 80. Proprio così, ai tempi in cui il thrash bay area la faceva da padrone, ed è proprio da questo periodo che i 'nostri' attingono maggiormente per la costruzione del loro sound. E non è a caso che hanno presentato la cover di lusso "Holy Wars" dei Megadeth. A parte qualche (solito) problema tecnico una performance molto positiva. Fa sempre piacere ascoltare un po' di thrash come si deve. BACKJUMPER Senza neppure il tempo di riprendersi dopo i Deliria, tocca subito ricominciare a pogare con i Backjumper, band barese dedita a un sound crossover molto moderno ma con molti richiami al passato. Preceduti dalle trombe della celebre opener della Paramount Pictures, i "retrosaltatori" hanno dato il via alla loro inuocata performance. La cosa che stupisce di più è il netto miglioramento rispetto ad appena un anno prima (i quattro sono stati di scena anche nella scorsa edizione del TMF). La presenza scenica e l'attitudine al genere è uno dei punti di forza della band, e per capire bene cosa intendo, bisogna averli visti in azione. Eccellente la chiusura affidata alla cover dei Faith No More "Digging The Grave". GODYVA Finalmente un po' di tranquillità e raffinatezza dopo tutta quella violenza. Il sole inizia a tramontare, intanto, e quale modo migliore di salutarlo con il gothic-rock dei Godyva, impregnato anche di un certo gusto dark? Guidati dall'avvenente vocalist Lady Godyva, questi tizi, che sembrano usciti da un film di Tim Burton, hanno dato subito il via al loro show. Melodie darkeggianti miste a un certo gusto elettronico e una potente raffinatezza di fondo sono l'essenza primaria di questa band. Tecnica non sopraffina, ma riffing potente ed efficace, e le idee ci sono. Decisamente. Peccato per la voce, equalizzata non perfettamente. Comunque sia, un altro bel momento per il TMF. Un gruppo da vedere on stage. CRUENTUS Sono le 18.30 quando si ritorna alla brutalità: i minacciosi deathster pugliesi attendono sul secondo palco la gente con un sorriso sardonico prima di prenderli a sprangate sui denti con il loro durissimo e granitico sound, ispirato alle più moderne scuole di death (Meshuggah, Kataklysm, per capirci). Tecnica e aggressività ci sono tutte, e anche l'attitudine non manca. Però la gente, stranamente, non sembra rispondere più di tanto, almeno fino alla cover finale, la celeberrima, senza bisogno di presentazioni, Sabbath Bloody Sabbath. GOLEM Cambio di palco, cambio di band. Stavolta tocca ai Golem. Dopo l'ottima performance dell'Agglutination (11/8/07) i deathster baresi tornano alla ribalta nel TMF. E lo fanno bene. Dannatamente bene. Chi conosce la band sa di cosa parlo. Ispirati alla scuola più melodica del death, i Golem hanno sfoderato il loro sound massiccio e melodico allo stesso tempo. Riff elaborati e accattivanti, sostenuti da una ritmica potente e dall'ottima chitarra solista di Ottavio Marzio. Un'ottima prova, decisamente, quella dei baresi, che si confermano una delle più interessanti realtà emergenti in Italia. CORAM LETHE Ore 19.25. E' inutile: non c'è pace per le orecchie del pubblico del TMF. E' arrivato il momento dei deathster toscani Coram Lethe, una delle band rivelazioni del 2007, che ha, tra l'altro, avuto l'onore di partecipare all'edizione 2007 del GOM. Un sound durissimo, tecnico, senza compromessi quello dei toscani, guidati dalla carismatica frontman Erica Puddu. Il cantato, o meglio, urlato della signorina in questione non ha nulla da invidiare a certe sue più famose colleghe, come Karyn Crisis o Angel Glassow, per citarne qualcuna. Tanta, tanta rabbia e violenza sonora sul palco. Peccato per il solito problema dei suoni, che erano ultrasaturi. Una piacevole conferma. Da vedere anche loro. VISION DIVINE Le tenebre sono calate sulla Terra di Bari, e adesso tocca ai 'nostri' Vision Divine riportare un po' di melodia al TMF. E fin dalle prime battute si capisce che con questi non si scherza: l'esordio è affidato a "25th Hour", traccia del nuovo, omonimo, album. La band appare subito in forma, specialmente il vocalist Michele Luppi, che non sbaglia una nota e mantiene un atteggiamento estremamente caloroso nei confronti del pubblico, che lo segue a ruota. Suoni equalizzati alla perfezione, strumentisti ineccepibili, e davvero grande la carica che questi ragazzi riescono a trasmettere al pubblico. La performance prosegue con le classiche "The Secret Of Life", "Colours Of My World" e con altri brani del nuovo album. Chiusura trionfale con la celeberrima "La Vita Fugge", di Petrarchiana ispirazione. Un'esibizione a dir poco grandiosa, che conferma l'ottimo 'stato di salute' della band. Davvero nulla da invidiare ai colleghi più blasonati. La setlist: 01. 25th Hour 02. Out Of A Distant Night 03. Alpha & Omega 04. The Secrets Of Life 05. Colours Of My World 06. Eildes Of A Child 07. The Perfect Machine 08. First Day Of A Never Ending Day 09. La Vita Fugge THE ORANGE MAN THEORY Si ritorna alla violenza. Dal secondo palco attendono minacciosi i romani The Orange Man Theory. Velocità, tecnica, brutalità, ma anche una marcata attitudine al groove. Questo è il metalcore dei capitolini, che prende molti spunti dai vari Converge e Lamb Of God. Il pubblico ha risposto adeguatamente, pogando in maniera molto violenta, anche se non credo di essere l'unico a pensare che forse i romani siano stati un po' sottovalutati, dopotutto. Vabbè, ma a parte tutto, un altro bel momento per il TMF. DARK FUNERAL E' giunto il momento per le Forze del Male di scendere su Noicattaro. I grimmissimi blackster svedesi Dark Funeral, circondati da bandiere raffiguranti Baphomet vari fanno il loro ingresso sul palco, aprendo il loro show con la devastante "King Antichrist", direttamente dal loro ultimo album "Attera Totus Sanctus". I suoni sono zanzarosi al punto giusto, Caligula e compagnia sono incazzati a dovere e il pubblico (che nella giornata è andato sempre più ampliandosi) apprezza notevolmente. Attitudine, violenza e presenza scenica, se mai ci fosse bisogno di rimarcarlo, questi qui ce l'hanno tutta. I Dark Funeral non hanno dubbi sui loro obiettvi: come dice già il latino maccheronico del nuovo full-lenght, vogliono distruggere tutto ciò che è sacro. E la loro musica ben si presta allo scopo. Il concerto è via via proseguito tra battute col pubblico (dimostrando anche un certo savoir faire del frontman) e vari brani come i celebri "Vobiscum Satanas", "Open The Gates" e "Diabolis Interium". Anche loro non sono stato esenti da problemi tecnici: per quanto l'equalizzazione fosse professionale, c'era un problema con una delle spie, che 'andava e veniva', e in molti se ne sono accorti (soprattutto quando uno della band, esasperato le ha mollato una pedata). Comuque, aparte questi piccoli problemi, all'ordine del giorno per qualunque musicista, quella vista sul palco del TMF è una band grandiosa, che si è dimostrata all'altezza della propria fama. Segnatevi quest'altro nome nell'elenco delle band da vedere dal vivo a ogni costo. La setlist: 01. King Antichrist 02. Diabolis Interium 03. The Arrival Of Satan's Empire 04. Open The Gates 05. Vobiscum Satanas 06. 666 Voices Inside 07. The Secrets Of The Black Arts 08. Attera Totus Sanctus 09. Hail Murder Encore 10. Atrum Regina 11. An Apprentice Of Satan STRIPTEASE Nemmeno il tempo di riprendersi dall'infernale esibizione dei Dark Funeral, che arriva un'altra sorpresa. Come annunciato, sul seocndo palco gli amplificatori lasciano lo spazio all'avvenente Jasmine, che già ancheggia e balla voluttuosamente con le musiche (decisamente fuori contesto, ma dubito che in molti abbiano storto il naso) dei Frankie Goes To Hollywood e di altri successi disco. La signorina sembra saperci fare e man mano, per il delirio della componente maschile del pubblico, inizia a denudarsi. Poi, come di consueto in questo genere di spettacoli, dal pubblico viene 'scelto' un ragazzo per "assistere" la spogliarellista. Che dire, un simpatico diversivo. RAGE Sono le 22:10. La giornata è stata lunga, intensa, anche dura, se vogliamo. Ma non è finita ancora. Anzi, un forte terremoto teutonico sta per scuotere il Campo di Noicattaro. E l'epicentro di quella scossa è il 'main stage', dove tre tedesconi grossi e cattivi stanno per dare inizio al loro show. Dopo una breve intro sparata dagli amplificatori, il grande (in tutti i sensi) Peavey Wagner, basso alla mano, fa il suo ingresso aprendo le danze con 'Great Old Ones'. L'impatto dei Rage sui circa 1300 headbangers sotto il palco è a dir poco devastante, e la band appare subito in ottima forma. L'ugola di Peavey è potente e graffiante come sempre, l'axeman Victor Smolski appare ispiratissimo e anche dietro le pelli Mr. Andre Hilgers è in serata. La performance dei tedeschi continua con "Soul Survivor", tratto dall'ultimo album e con un interessante medley tra le classiche "Black In Mind", "Firestorm" e Don't Fear The Winter", chiusosi con un lungo 'duetto' tra il pubblico e Wagner. Poi via via le varie "Down", "War Of Worlds" e la devastante chiusura con "Higher Than The Sky". Il concerto si è, però, stranamente concluso con qualche minuto di anticipo sulla scaletta dei Rage. Comunque sia, una performance davvero positiva e granitica da partedegli heavy metallers, che si sono confermati una delle più consolidate realtà metal in Europa. La setlist: 01. Great Old Ones 02. Paint The Devil 03. Soul Survivor 04. Down 05. Medley (Black in Mind, Firestorm, Don't Fear The Winter) 06. Unity 07. Refuge 08. Suite L.M. 09. War Of Worlds Encore 10. Higher Than The Sky A fine festival, basta guardare in faccia le persone per capire quanto sia stato di qualità il Total Metal Festival di quest'anno, e quanta strada abbia fatto dalle sue "umili" origini in un minuscolo pub. Però, la cosa che proprio non torna è l'esigua affluenza. Certo, se paragonato ad altri festival meridionali come lo S-Hammer,l'Agglutination, il Salento Summer Fest o il Route To Hell (non cito apposta il Southextreme, visto quanto accaduto), l'affluenza sarebbe anche positiva, dopotutto, ma un evento di tale portata DEVE registrare molte più presenze. E certamente non si possono dare colpe all'organizzazione. Volete sapere la verità? Beh, finchè si continua a lamentarsi che "qui non c'è mai niente", che "nessuno si muove" (cosa che sono tutti fin troppo bravi a fare) le cose non miglioreranno. Volevate fare qualcosa per la scena del Sud? Mettavate da parte qualche soldo (magari risparmiandovi costose e dure trasferte settentrionali) e andavate a scapocciare ai Festival del Sud, visto anche i nomi che quest'anno si è riusciti a portare. E poi si dice che il metal in Italia lo boicottano... P.S. Ringraziamenti a Franco e Giuseppe rispettivamente di benzoworld e metallized. Ringraziamo anche Morris e Alex del Route To Hell, e last but not least tutto lo staff del Tmf, continuate così! You rock boyz!

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