THERION IN TORINO
Sono circa poco più o meno le sei e mezza quando suona la sveglia, ma per fortuna il motivo della levataccia non è il lavoro come da qualche giorno a questa parte: stamattina, infatti, si va alla conferenza stampa per il video "011" a cui parteciperanno nientemeno che i Therion! Stranamente il treno arriva in orario e subito parte la caccia al bus che mi porterà vicino all'Università di Torino; per fortuna non sbaglio, arrivo in orario davanti all'Aula Magna e attendo l'inizio della conferenza. Poco dopo le 11:30 tutto ha inizio, e veniamo fatti accomodare all'interno: la sala non era delle più piene, ma nonostante ciò un bel gruppetto di persone era presente all'evento. Ovviamente gran parte dell'attenzione era concentrata su Christopher Johnsson, fondatore della band, che nel corso dell'incontro si è rivelato una persona calma, disponibile, ma anche ironico come abbiamo potuto vedere da un certo episodio. Ma procediamo con ordine. Inizia a prendere la parola Paolo Vallerga che ci introduce la storia e come tutto è inziato: per chi ancora non conoscesse questo progetto, il tutto si basa su un racconto scritto proprio da Paolo, ambientato nella Torino del 1811, periodo dello sviluppo della tecnologia a vapore che muove tutta la città. Secondo la tradizione nordica, siamo alla fine del Fimbulvetr, il grande inverno a cui segue l'inizio del Ragnarök, scandito dal risveglio completo del lupo Fenrir. E qui entrano in scena otto personaggi decisi a interromperne il risveglio, ma solo uno sarà il prescelto e avrà a disposizione 12 ore per scoprire dove si trova l'unico mezzo per riuscire nell'impresa, un organo a canne descritto da Snorri nel ritrovato libro dell'Edda, e che dovrebbe essere proprio a Torino; e non solo, il prescelto dovrà anche comporre la musica da suonare una volta trovato l'organo. Ma se per alcuni il Ragnarök è la fine, per i "giusti" è un nuovo inizio in quanto potranno dominare nell'era di Gimlè, e uno dei personaggi si renderà conto di essere un "giusto" e impedirà che la missione venga portata a termine. Questa in sintesi l'affascinante storia che è diventata nelle mani di Marco Valtriani un gioco da tavolo proposta da Paolo stesso alla band dopo aver partecipato ad un loro concerto a Torino. La parola passa a Johnsson, a cui vengono rivolte delle domande su questo progetto, la cui idea è stata accolta positivamente in quanto non solo unisce le due arti della musica e del cinema, ma è anche un'esperienza nuova per loro, diversa dall'esibirsi su un palco, e verso cui non hanno alcune perplessità. Alla domanda sul personaggio che interpreta nel video ammette di essersi interessato al suo sviluppo e di voler mettere in mostra tra i suoi punti di forza il dualismo, la forza e l'imprevedibilità. La parola passa poi a Fabio Rancati di Silos Production nonché collega della sottoscritta su Hardsounds, che spiega quanto questo progetto l'abbia colpito per la sua profondità e la sua originalità, per il ruolo dei personaggi, e quanto possa aiutarli a maturare e stimolarli dal punto di vista registico. Per quanto riguarda la parte organizzativa e di produzione è Emiliana Borruto di Trigomiro Creativo a darci qualche spiegazione, sottolineando l'internazionalità che caratterizza questo progetto. L'ultimo ad intervenire è Maurizio, rappresentante delle scuole tecniche San Carlo che si sono occupate di realizzare dei manufatti integrando ambiti diversi come la moda e il restauro, e soprattutto il libro usato nel video che rappresenta una nuova idea di artigianato: che stimolo per questi ragazzi! Ma prima di finire c'è ancora tempo per una domanda a Johnsson a proposito della città di Torino, dove ci è già stato per dei concerti, ma che per l'impegno richiesto in questa occasione non potrà visitarla meglio. Ecco il momento per le domande dal pubblico, di cui devo segnalare un episodio curioso, ma altrettanto imbarazzante: una persona chiede a Johnsson un parere sui fatti accaduti in Norvegia che rappresentano una risorgenza in senso pagano; cala il silenzio nell'aula, Johnsson chiede più volte spiegazioni e chiarimenti sulla domanda che non lo riguarda direttamente, scatenando in lui un certo fastidio che sfoga tramite battutine e commenti. Per fortuna a stemperare l'atmosfera tesa arriva Thomas, cantante della band, che ha appena concluso un'intervista in radio. Con la sessione degli autografi e le foto di rito con i ragazzi della band, si chiude la conferenza stampa. Inizia dunque la seconda parte della giornata, quella relativa al dietro le quinte del video le cui riprese partono proprio nel pomeriggio. Non vi darò alcuna anticipazione su azioni e sviluppo della storia – vedrete tutto non appena uscirà il video – ma mi limiterò a dare qualche commento su ciò che mi ha colpito maggiormente. E la prima di queste è proprio una delle location del corto, la biblioteca dell'università: appena ci sono entrata sono rimasta senza parole per l'ambiente, i libri, tutto profumava di antico e ne sono rimasta affascinata. É qui che sono state girate le prime scene, e osservando attentamente il lavoro dei ragazzi della Silos Production mi sono resa conto ancora di più di quanto sia complesso questo lavoro: corse di qua e di là, continui spostamenti di cavi, cineprese e luci, preparazione meticolosa del set, insomma un impegno intenso, ma che svolgono con grande professionalità. Senza poi contare che assistervi mi ha dato ancora più un'idea del distacco tra prodotto finito e produzione: quando vediamo un film non ci rendiamo conto di tutto ciò che vi sta dietro, e sembra, invece, che tutta la storia sia accaduta davvero, mentre al contrario ogni cosa è studiate e curata nei minimi dettagli. Al video partecipano anche molte comparse, e qui l'occhio cade sugli splendidi costumi (e soprattutto i corpetti) usati - che ovviamente riflettono l'epoca in cui il video è ambientato – dal taglio molto particolare, pieni di inserti in pizzo e nei miei colori preferiti. La tentazione di chiedere luogo e indirizzo di dove si potevano trovare era molto forte! Nella biblioteca vengono girate tre scene, il lavoro procede con molta calma e attenzione e vengono fatte più riprese della stessa scena. Ogni tanto scambio due parole con il buon Fabio ma in generale cerco di stare in disparte limitandomi ad osservare quanto succede. Le prossime scene vengono girate sotto il porticato e sulla scalinata dell'università: anche qui si dedica la stessa meticolosità, l'obiettivo è riuscire a finire entro sera le scene qui previste arrivando a fare dei tagli mirati, che non facciano perdere il senso e la logica del racconto. Entrano in scena nuovi personaggi, altrettanti nuovi costumi bellissimi e man mano la storia comincia a prendere forma. Ogni tanto ci sono delle pause per confrontarsi sul lavoro fatto e per sistemare il set, ma in generale l'atmosfera è caotica, il ritmo intenso e la professionalità sempre alta. Indubbiamente i ragazzi sono anche molto tesi, per loro questa è una grossa opportunità e vogliono fare un ottimo lavoro, ma da quello che ho visto oggi sono sicura che non falliranno. Guardo un'ultima scena e poco dopo le sei inizio ad avviarmi verso la stazione, più di tre ore di viaggio mi aspettano! Avrò molto a cui pensare di questa giornata...
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