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SWANS

Scapicollandoci per arrivare in tempo e non perdere l'inizio del concerto (stranamente per Roma, programmato per le ore 21.00), ci ritroviamo nel bel mezzo di un mantra psichedelico con tanto di chitarre drone ad aprire le ostilità, dato che Michael Gira & Co sono sempre stati dei guerrafondai atti a sorprendere e confondere le acque. Il sound sale lento (come il calore all'interno del club, che paragonato a quello di una sauna o alle rive dello stige avrebbe avuto le stesse temperature), ad ondate progressive come una marea che si eleva lenta, ma costante sulla quale campeggia la figura torva, sinistra e poco rassicurante di Michael; purtroppo su questa falsariga si continuerà per il 2/3 del live che ha avuto una durata di due ore e mezza. Chitarre impostate sempre sugli stessi due o tre accordi e riff sempre uguali che onestamente non hanno nulla da invidiare alle maestose pagine industrial a cui ci hanno abituato in passato, rendendo i brani ripetitivi e noiosi fino alla saturazione, raggiunta la quale (ci teniamo a chiarire che ci è voluta un ora e mezza), decidono di tornare ad essere quelli che abbiamo imparato ad amare; i pionieri dell'industrial pesante, e per antonomasia l'aria torna ad essere respirabile per la successiva ora di durata, ma il passo era già stato segnato quindi la voglia di prestare attenzione cede il passo alla stanchezza dovuta anche ai volumi inumani ai quali siamo stati sottoposti. Assistere ad un live degli Swans è come un terno al lotto, non puoi mai prevedere cosa ti aspetta, noi li abbiamo visti due volte e conserviamo due opinioni distinte e separate come il giorno e la notte; l'anno scorso psicologicamente e fisicamente devastanti, prostranti, unici ed inimitabili (con la maggior parte dei brani tratti dal monumentale album 'The Seer'), stavolta la deriva drone/psichedelica (che non è proprio farina del loro sacco), e l'eccessiva reiterazione degli stessi riff ed accordi li ha resi asfissianti e monotoni (come si desume dal setlist hanno suonato la maggior parte dei brani da 'To Be Kind', ergo non è uno dei loro migliori lavori, anzi); quando se ne sono resi conto ormai era troppo tardi. SETLIST: 01. Frankie M / She Loves Us 02. A Little God In My Hands 03. The Apostate 04. Just a Little Boy 05. Don't Go 06. Bring the Sun / Black Hole Man

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