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SLAYER

Un caldo infernale ed un locale poco adatto ad un evento live per la cattiva acustica sono i grossi handicap di questa serata targata Slayer. La band si presenta con il rispolverato Paul Bostaph che sostituisce Dave Lombardo, allontanato dopo le recenti diatribe economiche e la conferma dopo il tour 2012 di Gary Olt ex Exodus alla chitarra come session: nulla di nuovo, insomma. Nonostante il grande richiamo per una band storica quali gli Slayer non c'è il sold out. Pronti via e gli Slayer con precisione chirurgica danno inizio alle danze, per la serie prima iniziamo, prima finiamo, nessuna band di supporto ed ecco servita 'World Painted Blood' i volumi sparati a mille non aiutano la cattiva acustica ed il pessimo lavoro ai suoni ci privano di godere dello spettacolo a pieno, fortuna che l'esperienza della band limita i danni e dopo le prime song, il suono diventa accettabile seppur non degno della serata. Gli Slayer nonostante mostrino gli anni, evidente è la loro fatica a tenere il palco come ai vecchi tempi, hanno ancora grinta da vendere, sciorinano tutte le pietre miliari ed i successi che hanno accompagnato la loro quasi inegugliabile carriera, "Hell Awaits", "War Ensemble", "Season In The Abyss", per passare poi a "Mandatory Suicide", "Hate Worldwide", "Dead Skin Mask" e "Bloodline". Perentorio e premonitore è stato il "Do You Want Die?" posto dal buon Tom prima di "Post Mortem", fino ad arrivare a "Raining Blood" ed alla chiusura dopo un set di un ora e mezza con il commiato finale a Jeff Hanneman, facendo campeggiare uno striscione sul fondo del palco sul quale viene riportato il simbolo già adottato in passato da Jeff su di una sua chitarra, quello della birra Heineken con il suo nome al posto di quello della famosa etichetta. Il suo vizio del bere, lo stesso che gli ha tolto la vita, ci porta così alle porte degli ultimi due infernali capitoli della serata che portano i nomi di "South Of Heaven" e la finale "Angel Of Death" che saluta nel delirio i presenti. Una nota di merito va all'indemoniato Gary che da sfoggio di tutta la sua tecnica, ripagando ampiamente la fiducia riposta su di lui dal combo americano. Vedere una band come gli Slayer dal vivo è d'obbligo, è come vedersi passare davanti un saggio di storia, ci si può solo inchinare. Peccato non aver goduto a pieno di tale spettacolo con dei suoni frutto di sound check pessimo, e questo a nostro avviso è una grande mancanza di rispetto per chi è venuto sin qui ed ha comprato un esoso biglietto.

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