SLASH
Il fuoco...è proprio questo il punto. Quello che ha dentro ognuno di noi e che ci spinge nonostante i giorni difficili nel nostro paese, ad affrontare intemperie di vario tipo e intensità per rendere tributo ad un artista che ha segnato il corso della storia del rock. Slash, assieme ai suoi Conspirators, approda in Italia per il World on Fire World Tour 2014. Il Pala Alpitour (ex Palaolimpico), è pieno di fan, ed al momento in cui si accede all'interno dell'arena, la carica di energia si impossessa di ogni persona presente. Sono le 20:50 quando le luci si spengono all'interno dell'arena, ed il boato del pubblico accompagna l'ingresso di Brent Fitz che si sistema velocemente dietro le pelli, seguito da Todd Kerns al basso e dal nuovo chitarrista ritmico Frank Sidoris. Partono i primi accordi "You're A Lie", tratta da nuovo album e le luci si accendono direttamente su Slash e Myles Kennedy. E' il delirio. E come ci si poteva aspettare, l'intesa in sede live dei Conspirators con Slash è palpabile già dal primo pezzo, non c'è tempo di ripresa quando si prosegue con l'era Guns n' Roses e parte "Nightrain". Il pubblico dagli spalti è tutto in piedi a farsi trascinare da questo cavallo di battaglia. Slash è in ottima forma e la potenza tecnica ovviamente non è da meno. Si prosegue con "Halo", "Avalon" e "Whitered Delilah", giusto per promuovere il nuovo lavoro. Slash non perde un colpo, Myles Kennedy e' ormai a suo agio come frontman fisso e sembra reggere bene il colpo anche il nuovo giunto Frank Sidoris; il resto della band tiene ben saldo il proprio pubblico, dando a Slash la certezza di continuare a contribuire al suo successo ormai inarrestabile. Qualche secondo di stacco e parte il ritmo incalzante e deciso di Brent dietro le pelli, un boato esplode quando si capisce subito che abbiamo a che fare con "You Could Be Mine" dei Guns n' Roses. Il pubbliclo nel parterre si accalca e Slash con le distorsioni emesse dalla Les Paul da inizio al putiferio generale. Ottima la prestazione vocale di Myles che dà nuova misura a classici del passato intramontabili, mentre Todd Kerns e Slash corrono da una parte all'altra del palco. La song termina tra gli applausi generali, e si procede con "Ghost", pezzo conosciuto del primo album solista, però si torna nei meandri della storia stradaiola dei sobborghi di Los Angeles, quando il basso di Todd Kerns sputa le prime note di "You're Crazy" dei Guns, rivelando buone doti canore. Slash si rilassa ed il prossimo brano "Shadow Life" convince particolarmente dal vivo insieme a "Beneath the savage sun" che lo segue. La seconda parte di questa dinamitarda scaletta è iniziata, quindi, come non potevano tornare le song dei Guns n' Roses: "Mr. Brownstone" ci intrattiene e ci prepara per "Rocket Queen". Brano in cui si può assaporare tutta la maestria nelle sei corde di Slash che si prodiga in un lungo e coinvolgente assolo. In seguito "Born To Fly" ci trasporta direttamente ad una delle perle del nuovo album, la titletrack: "World on fire". L'arena è in fiamme e la potenza coniugata alla velocità supportata da uno strabiliante Myles Kennedy, da l'impressione che le fiamme abbiano avvolto l'intero palasport. Una song che siamo sicuro la ascoltare altre volte in sede live. Tra un cambio di chitarre e l'altro arriva "Anastasia", ed il buon Slash ci regala un altro splendido assolo prolungato. Al termine del pezzo Slash ringrazia in italiano, e dopo aver provato la chitarra appena cambiata, attacca a sorpresa di tutti con l'intro di "Sweet Child o' Mine". L'adrenalina manda letteralmente fuori di testa i fans, molte le ragazze che vengono alzate sulle spalle regalandoci uno spettacolo visivo imponente. La leggenda ha inizio e ci trasporta in quel lontano 1987 in cui 'Appetite for Destruction', l'album da cui era tratta, avrebbe garantito sigarette e Jack Daniel's a Slash per il resto dei suoi giorni. La canzone viene cantata da tutti, dando l'impressione di trovarci sul palco affianco ad ognuno di loro. Si chiude con "Slither" dei Velvet Revolver, unico pezzo di questa band che aspettiamo risorga dalle ceneri e Myles Kennedy presenta ogni componente al pubblico. Questo artista poliedrico, riesce a dare impulso anche ai pezzi di Scott Weiland oltre a quelli cantati da Axl Rose, con umiltà e grande professionalità. E' il tempo dei bis...e c'e' solo una song che puo' chiudere un concerto di questa portata...una traccia che annienta i nostri freni inibitori: "Paradise City". La chitarra di Slash ne attacca l'intro e tutto il pubblico presente tiene il tempo battendone le mani. I brividi salgono lungo la schiena, tutto il palasport e' in piedi, e quando parte il fischio è un boato assordante quello che si crea. La band compatta, si unisce a Slash, mentre Myles incalza i fan con il tipico ritornello, la loro voce con quella del singer diventa una cosa sola. Slash non perde un colpo e gli assoli partono come saette verso una audience terribilmente attratta. Lo show ha termine dopo due ore, con le urla e gli applausi di tutti che non vogliono far andare via la band, la quale lancia plettri ai fans delle prime file. Uno spettacolo carismatico, testimone del fatto che una band vincente non si cambia. L'acustica si è rivelata essere buona senza alcun calo per nessun strumentto. La gente comincia a defluire, ma vediamo negli occhi dei fan quel fuoco di cui parlavamo prima...quello che ha scolpito nelle nostre menti il ricordo di una sera indimenticabile. Foto a cura di Mariella Buccinnà.
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