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SLASH FT. MYLES KENNEDY AND THE COSPIRATORS

La Summer Arena Assago, nell'area esterna del Mediolanum Forum, mercoledì 24 giugno ha ospitato un altro evento di massima caratura, dopo il Sonisphere del 2 giugno con Metallica e Faith No More su tutti, e il concerto dei Judas Priest proprio la sera prima del live di cui al presente report, quello di Slash con Myles Kennedy and the Conspirators. C'è da dire innanzitutto, memori delle disavventure occorse durante e dopo il Sonisphere, che la location non fosse proprio delle migliori. Sala d'attesa fuori dallo stage angusta, sotto il sole e con poche zone d'ombra; stand e punti di raccoglimento e appoggio un po' raffazzonati in giro; il solito inseparabile asfalto a farci da compagnia nelle giornate estive. Al contempo però, la maggior parte dei molti partecipanti al concerto sembrava comunque poter sopportare la situazione, per via del caldo ampiamente sopportabile della giornata, e probabilmente anche del prezzo accessibile del biglietto, confrontato al cospicuo esborso economico che la gente si è dovuta e voluta accollare per il live di Hetfield, Patton e soci.

Fatta la dovuta premessa, entriamo nel cuore del racconto, che inizia verso le 20:15 con l'ingresso sul palco di coloro che dovranno scaldare gli animi (più di quanto non facesse il Sole) prima dello show principale, vale a dire i californiani Rival Sons. Si aveva come l'impressione, almeno tra le persone che formavano la zona attorno al sottoscritto, che fosse una band che non rientrasse nelle loro musicali conoscenze. Sta di fatto che vengono però subito coinvolti dall'attacco iniziale della band, e questo immediato coinvolgimento sta a significare che i Rival Sons, oltre ad essere una band di assoluta qualità nel panorama rock-blues internazionale, hanno iniziato con il piede più che giustissimo l'esibizione, con il trittico "Electric Man" - "Secret" - "Pressure And Time" assolutamente da cardiopalma. Sia la prestazione musicale, che la resa acustica sono davvero ottimi, con il cantante Jay Buchanan che con le sue bretellone vecchio stampo si dimostra sugli scudi in maniera lampante, con una prestazione sia vocale che scenica d'altissimo impatto. Da ricordare in particolare i suoi potenti e duraturi urli, a simboleggiare le sue innate doti di vocalist. I musicisti lo accompagnano molto bene, guidati dagli arpeggi chitarristici di Scott Holiday e dai suoi baffetti appuntiti, che si permette un assolone di assoluta qualità e perizia al termine di "Tell Me Something", accolto con autentici boati dal pubblico. In tre quarti d'ora circa di esibizione, i Rival Sons hanno mostrato tutte le loro qualità e, a mio modesto parere, la loro singola esibizione può senz'altro considerarsi tra le migliori dell'anno, tali sono state le sensazioni positive ricevute.

Setlist RIVAL SONS:
Electric Man
Secret
Pressure And Time
Torture
Tell Me Something
Where I've Been
Open My Eyes
Keep On Swinging

Nella manciata di minuti che sono serviti per la preparazione dello stage in vista dell'esibizione di Slash ft. Myles Kennedy and The Conspirators, l'attesa si fa man mano palese e palpabile. Attesa ripagata dall'ingresso sul palco prima di Slash, poi dei tre Conspirators, e infine di Myles Kennedy, che fanno subito scuotere il pubblico con "You're A Lie", tratta da "Apocalyptic Love", primo lavoro del sodalizio Slash-Myles. Si nota subito la spinta vocale di Myles Kennedy in primo piano, che combinata con lo stile di Slash, fa presupporre ad uno show dall'alto godimento. Dopodiché con "Nightrain" inizia il set di pezzi a firma Guns'n'Roses, giusto per far comprendere al pubblico quanto bene gli si voglia e quanta necessità di hit immortali si ha bisogno. Sia Myles che Slash, ma in generale tutti i musicisti si interscambiano nel prendere possesso della giusta ribalta, con la sola differenza che quando la prende in mano l'ipertricotico stilista della sei corde di Hampstead gli occhi sono tutti su di lui e sulle sue mirabolanti dita. Com'era lecito aspettarsi, l'accoglienza maggiore viene riservata ai pezzi storici dei Guns, che a parte "You Could Be Mine" vengono presi tutti da quel diamante che è "Appetite For Destruction", datato 1987; e comunque anche gli altri pezzi del repertorio recente vengono accolti con molto calore, segno che il percorso artistico di Slash, grazie sia alla collaborazione con Myles Kennedy e soci, e sia le collaborazioni passate con Velvet Revolver ed altri musicisti, si attesta su alti livelli e, al momento, non sembra destinato a calare. Nel bel mezzo dello show, c'è anche spazio per il bassista Todd Kerns per destreggiarsi alla voce, sicuramente diversa e più ruvida di quella dello squillante Kennedy, ma comunque non priva di impatto. Esegue "Doctor Alibi" in maniera superba, e si destreggia bene anche nell'evergreen "Welcome To The Jungle", anche se mi sarei aspettato la voce di Myles che avrebbe potuto creare una maggiore resa complessiva e un maggiore impatto emozionale.


Rileggendo bene l'esibizione, se si dovesse assegnare una vittoria in un match in stile pugilistico, Myles Kennedy vincerebbe ai punti contro Slash. La motivazione è che Kennedy, durante tutta l'esibizione, dimostra di essere una delle voci più importanti, impattanti e significative della scena rock mondiale: mai un cedimento, mai una nota fuori posto anche nelle tonalità più alte, sembra quasi che neanche si sforzasse più di tanto ad emettere suoni emozionanti, quelli che hanno fatto la fortuna degli Alter Bridge insieme alle melodie di Mark Tremonti. Slash, nonostante si sia espresso ad alti livelli e che abbia colpito il pubblico con la sua chitarra, qui e là non è sembrato essere così perfetto nelle sue trame chitarristiche; diciamo che poteva far parlare meglio la sua chitarra, diversamente da altre esibizioni nella quale sembrava avesse davvero una bocca fatta apposta per parlare e dialogare, talmente era espressiva. A mente fredda, anche nei due grandi assoli che ha proposto nella serata, durante "Wicked Stone" e soprattutto negli interminabili 15 minuti di completo protagonismo durante "Rocket Queen", l'espressività musicale è uscita fuori alla distanza, con musicalità che progressivamente andavano migliorandosi col passare delle note, ma che in alcuni passaggi iniziali sembravano non avere un perfetto equilibrio. Piccole sottigliezze ed osservazioni critiche di una prestazione comunque superiore: ad averne di musicisti così oggi...


La chiusura dell'esibizione è marchiata dai pezzi migliori e forse più acclamati sia del repertorio Guns, che di quello di in compagnia di Myles Kennedy, e inoltre dei Velvet Revolver. La recente "World On Fire" (title-track dell'ultimo album), il rock suadente di "Anastasia", l'hard rock di revolveriana memoria di "Slither", e soprattutto l'immancabile "Sweet Child O' Mine" cantata a squarciagola da tutti, fanno assaporare al pubblico forti sensazioni e pura adrenalina, e il bis finale con protagonista "Paradise City" con tanto di getto continuo di coriandoli simili a cartine sparati dai lati del palco, si rivela un degno epilogo di un concerto, e nel complesso di un'intera giornata, dagli alti contenuti artistici e sicuramente positivissimo, che rivela degli artisti in gran forma, soprattutto un Myles Kennedy sempre sul pezzo e difficilmente arrivabile a certi livelli; e uno Slash che, musicalmente e scenicamente, ha fatto, fa e farà sempre la sua onestissima, nonché porchissima figura.

Setlist SLASH ft. MYLES KENNEDY AND THE CONSPIRATORS:
You're A Lie
Nightrain
Avalon
Halo
Back From Cali
Wicked Stone
Mr. Brownstone
You Could Be Mine
Doctor Alibi
Welcome To The Jungle
Starlight
Beneath The Savage Sun
The Dissident
Rocket Queen
Bent To Fly
World On Fire
Anastasia
Sweet Child O' Mine
Slither
Paradise City

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Commenti

  • Rock

    secondo me dovrebbero lasciar perdere i pezzi dei Guns. Il cantante non ce la fa e in generale Slash che vive sugli allori passati dovrebbe pensare a qualche disco nuovo più riuscito e tagliare col passato. Parere personale ovviamente. Bene invece la band di supporto che non conoscevo

  • Raffaele Pisani

    Cosa che ha fatto con l'album del 2010 in cui hanno collaborato vari artisti, e con gli album successivi in compagnia proprio di Myles Kennedy. Quest'ultimo che tra l'altro non mi sembra proprio che non ce la faccia ad interpretare i pezzi storici dei Guns, con la voce che si trova. I Rival Sons spaccano. PUNTO

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