BRUTAL TRUTH
GODS OF GRIND Vol. II - BRUTAL TRUTH + Buffalo Grillz + Vibratacore + Neid + Hecate + Mutant Safari, Traffic - ROMA Live report a cura di IGOR FANELLI Per il secondo appuntamento della saga Gods Of Grind a patrocinare il tutto è stata chiamata una delle band cardine del genere che ha contribuito con ‘Extreme Conditions Demands Extreme Responses’ alla definizione del grind. Una pletora di band hanno fatto da spalla agli ospiti d’onore ma l’ormai atavica incapacità di arrivare in orario ai concerti ci ha privato del piacere di vederle. Saltando a piè pari fino ai Buffalo Grill, padroni di casa, che grazie al fonico del traffic hanno tirato fuori un suono mai sentito in tutte le altre esibizioni a cui abbiamo assistito: mastodontico, pulito, potente e mai in overdrive. La caratteristica della band è il cantante: Enrico Giannone che con la sua lunga militanza sui palchi di ogni dove e la vena comica sempre carica di battute e sfottò, è più di un intrattenitore. Stavolta siamo rimasti impressionati dalla veemenza da macchina da guerra del batterista Matteo che senza pietà alcuna ha massacrato i timpani anche degli acari presenti nel locale; la precisione chirurgica manifestata lo ha fatto assomigliare alle raffiche di un kalashnikov. "Forrest Grind", "Lapo Elgrind" (con conseguente bestemmione da parte del pubblico), "Fiorella Mannaia", "Linkin Pork", "Cradle Of Fitus", "Fiat Factory", "Boss Anova", "Dimmu Burger" e la classica cover di Lucio Battisti "La Canzone Del Sale" hanno dimostrato l’altissimo il livello di coesione tra i membri della band, come dei meccanismi degli orologi svizzeri, fornendo uno show mozzafiato. Impossibile fermare i terremoti. Si arriva così a mezzanotte e cenerentola si trasforma in orco, con la barba folta e brizzolata e col cappello da cowboy, assumendo cioè le sembianze di Kevin Sharp (cantante) che salito sul palco inizia a blaterare frasi sull’amicizia, su chi vuol essere suo amico, e su chi si sente solo. Terminato l’intro verbale parte il delirio direttamente da 'Extreme Conditions Demands Extreme Responses', "Birth Of Ignorance" con gli estratti dello stesso disco "Denial Of Existence" e "Ill Neglect" hanno successivamente chiuso il set. Per chi scrive 'Extreme Conditions...' è il loro miglior album di sempre, quello che ha i brani più riconoscibili e più strutturati, infatti il resto delle tracce presentate durante il resto della performance sono sempre state al limite del rumore fine a se stesso e della destrutturazione per via di quella tendenza a sperimentare che la band ha messo a frutto da 'Need To Control' in poi, surrogata in questa sede dal basso ultradistorto di Dan Lilker. Citazione di rigore merita Rich Hoak (batterista) che con la sua mimica facciale allucinata accompagnava ogni rullata o giro di doppia cassa facendolo diventare in breve un polo d’attrazione. Seminali ma non sempre musicalmente distinguibili in sede live. BRUTAL TRUTH + Cadaveric Crematorium + Fuoco Fatuo, Circolo Magnolia - SEGRATE (MI) Live report a cura di DAVIDE MONTORO Passata l'ansia del viaggio per arrivare al Magnolia, causa nebbia fittissima, si arriva al locale e perdiamo i due gruppi in apertura. Perfetto, si parte col bestemmione incorporato già nemmeno ad inizio serata. Dieci euro di tessera acsi per il Magnolia, pagata con piacere visto che il circolo offre nell'arco dell'anno eventi di gran spessore. Non possiamo dire lo stesso per il costo del biglietto, 15 € che fanno ricordare con non poca difficoltà, il rifiuto da parte dei promoters della nostra richiesta di due accrediti, per (testuali parole) "eccessiva richiesta" quando poi oltre le transenne c'erano DUE fotografi. Bando alle ciance: dopo un'attesa di un quarto d'ora, inizia il concerto, con un muro di suono che è già figlio di sperimentazione noise da sempre cara ai Brutal Truth. Il volume è letteralmente osceno. Basso, chitarra e batteria si elevano sempre più, si apre con 'Birth Of Ignorance" e il cuore sale fino alla gola. Cominciamo a non capirci più nulla. I suoni non sono ottimi ma il senso di maestosità che suggeriscono lascia ben intendere che per i minuti che verranno godrò di uno spettacolo memorabile. Comunque per aprire un'altra parentesi delle cose che hanno reso triste questo evento, al secondo posto in ex aequo, ci sono il triste intervento della security che prontamente blocca un accenno di mosh, e alcune persone nel pubblico che si lamentano del pogo: datevi la mano, che gente porca miseria. Dan Lilker e soci interagiscono con carisma, tiran fuori i migliori pezzi dei loro ultimi due full-lenght (tra le tante, "Fuck Cancer" "Sugar Daddy"), oltre che i classiconi, come "Godplayer", "Dementia" (delirante a dir poco) o la più thrashy "I Killed My Family". Va tutto come avevamo previsto. Hoak (drummer anche dei mitici Exit-13 e Total Fucking Destruction entrambi da recuperare assolutamente!) trionfa. Le sue smorfie quasi attutiscono lo sforzo fisico che fa per darci dentro tra blast e passaggi tecnici disumani, ma più che altro è piacevole notare come anche agli occhi di un inesperto dello strumento, il tutto sembri qualcosa di veramente bello, come assistere ad uno spettacolo in uno spettacolo. Gesticolare, fare smorfie, comunicare col pubblico e interagire con la band: sono piccole cose che rendono il "personaggio" Hoak, l'elemento clou della serata, addirittura capace di spodestare il trono della bestia a nome Sharp. A proposito degli altri. Buona presenza sul palco del nuovo arrivato Dan O'Hare, concentratissimo nel tirare fuori i riff della storica band. Lilker fuori dagli schemi, invasato e intento a sputar fuori bestemmie e scavare come un forsennato sul suo mitico basso. L'anima più sperimentale del gruppo si fa avanti anche dal vivo, nell'arco del tempo a disposizione, molto spazio per tutti i dischi in studio e un brano inedito. Nel complesso nessuna nota negativa. Grandi persone sopra e fuori dal palco, disponibili e alla mano, gran musicisti, capaci di rimanere ancorati al passato, rimettersi in discussione, senza però snaturare il proprio discorso musicale. Che dite, meritano o no rispetto ? Dopo questo live direi sicuramente che li ascolterò con un orecchio diverso. Lunga vita ai Brutal Truth. Cali di tensione o meno, da vedere assolutamente almeno una volta dal vivo.
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