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PROGRESSION TOUR

Per tutti quelli che pensavano che ormai il metalcore fosse morto, ecco che si ripropone come se nulla fosse il Progression Tour compilato dalla sempre attenta Impericon; che il genere abbia subito una flessione è abbastanza evidente (basta guardare l'affluenza di stasera), ma può ancora contare su un manipolo di affezionati. Purtroppo non abbiamo potuto gustarci gli opener BREAKDOWN OF SANITY (di cui tutti, però, parlavano benissimo). Entriamo subito sul vivo quindi con gli I KILLED THE PROM QUEEN; ritornati alla ribalta dopo che Jona Weinhofen li ha resuscitati in seguito alla sua dipartita dai Bring Me The Horizon (mossa commerciale eccellente), i nostri stasera sono quasi gli headliner onorari. E va detto che se lo meritano poiché nonostante abbiano vissuto per anni all'ombra dei cugini Parkway Drive non hanno nulla da invidiare a gruppi ben più blasonati. Peccato per dei suoni davvero terribili che hanno penalizzato brani eccellenti come il classicone 'Say Goodbye'. Seguono degli irriconoscibili CALIBAN (a livello estetico ovviamente), che forti di un pubblico che li incoraggia a più non posso, puntano tutto sugli ultimi due dischi (a dir poco deludenti), proponendo 'Ghost Empire' e 'YOUr Song', suonando comunque poco e facendo sembrare i pezzi tutti uguali. Delusione della serata. Non amiamo particolarmente i THE DEVIL WEARS PRADA, e ci sono sempre sembrati figli dell'hype più che della qualità. Per fortuna ogni tanto bisogna ricredersi, e stasera gli americani sono stati forse i migliori sul palco. Abbastanza freddi e distaccati, hanno sciorinato sul pubblico il loro metalcore mezzo tamarro e mezzo commerciale, pescando a piene mani da 'Dead Throne', esaltando i fan presenti e facendo un'ottima impressione anche su chi non ci avrebbe scommesso una cicca. probabilmente continuerò a trovarli noiosi e ad evitarli su disco, ma on stage...da non perdere, L'altra cosa che non ci aspettavamo, invece, era l'accoglienza da superstar per i THE GHOST INSIDE, un gruppo a nostro avviso sopravvalutato e che abbiamo sempre trovato abbastanza in linea con mille altri gruppi identici (quelli che ti fanno pensare che alla fine hanno solo vinto la lotteria, non avendo niente di diverso). Insomma, l'attitudine macho dei nostri, le parti veloci e ovviamente i breakdown a iosa hanno mandato in visibilio le decine di fan accorse al New Age (complici anche, va detto, suoni davvero buoni). Godibili o inutili, a ognuno il suo, resta il fatto che ognuno, chi più chi meno, è uscito contento e soddisfatto dal New Age.

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