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OPETH

Il lunghissimo tour cycle degli Opeth si conclude qui, stasera, a Roncade, dopo ben diciannove mesi di tour e gloria raccolta per l’ottimo “Ghost Reveries”. Una pubblico cospicuo e abbastanza numeroso si è radunato al New Age per assistere al concerto degli svedesi e dei loro supporter AMPLIFIER, band ormai presente nella scena musicale da diversi anni ma che non avevo mai avuto modo di approfondire con esaustività; il terzetto britannico propone al pubblico, tra l’altro ben propenso ad applaudire e supportare i nostri, uno standardizzato post rock a metà strada tra i Bush e i Tool. E’ proprio la band di Maynard a fare capolino nelle orecchie mentre si assiste alla performance degli Amplifier, e a dirla tutti si ha spesso l’impressione di ascoltare una mediocre cover band, dalle buone capacità strumentali ma che scompare se affiancata ai maestri. Non un disastro, ma siamo ben lontani dalla definizione di ‘concerto entusiasmante’. Mi aspettavo una band stanca e provata dei lunghi mesi in giro per il mondo, e invece gli OPETH sono riusciti ad entusiasmare Roncade con nonchalance, affidandosi esclusivamente alla loro abilità musicale e a brani che ormai sono dei veri e proprio gioielli della musica pesante, non necessariamente estrema. L’apertura è affidata come previsto a “Ghost Of Perdition”; suoni ottimi (una costante della serata) e grande feeling costituiscono la prova della band di Äkerfeldt che non fa prigionieri ed entusiasma Roncade nonostante i pezzi siano tutt’altro che accessibili e facilmente assimilabili. Due ore di concerto per nove brani, come si addice ad una band prog ‘classico’, nove brani che spaziando nella loro ampia discografia hanno travolto il pubblico a suon di emozioni ed elettrica violenza. Il buon Michael si dimostra un frontman di buon livello, anche se a volte forse troppo prigioniero del suo humor ‘inglese’ utilizzato per coinvolgere il pubblico (scendendo nel pacchiano in un paio di occasioni, come quando ha fatto fare headbanging alla gente con ‘no music’ di sottofondo per misurare il gradimento della folla, o citando spesso e volentieri il nostrano Eros Ramazzotti); capacità di intrattenere a parte, quello degli Opeth è stato un signor concerto, messo in piedi da una band ormai stella maggiore nel firmamento della musica pesante ‘intelligente’. Li aspettiamo ancora una volta. OPETH setlist Ghost Of Perdition When Bleak The Night And The Silent Water Face Of Melinda The Grand Conjuration Windowpane Blackwater Park Deliverance

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