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NILE

Finalmente una serata estrema come si deve al New Age, con protagonisti i Nile (per la prima volta di passaggio nel celebre locale trevigiano) e un bel po' di gruppi, interessanti e non. Ad aprire pensano gli svizzeri DARKRISE, davanti a non più di dieci persone (purtroppo la quantità di gruppi ha fatto iniziare il concerto alle 20). Il loro è un death metal piuttosto standard, e diciamo la verità, oltremodo noioso, suonato anche bene, ma monolitico e in sostanza tutti i brani erano uguali. Hanno racimolato gli applausi di cortesia, ma sono stati dimenticati presto. Tocca subito agli ZONARIA, dalla Svezia (ma freschi di un acquisto statunitense alla chitarra), e già si nota la cura dei nostri per l'immagine e la produzione da palco. Il death melodico della band ha scaldato discretamente gli animi, nonostante i suoni non fossero eccellenti; la performance del combo scandinavo è stata però ineccepibile, con i brani di The Cancer Empire e altri più datati (su tutti The Armageddon Anthem) a dettar legge. Un gruppo che potrà fare molta strada in futuro, visti i presupposti. Con l'arrivo dei DEW-SCENTED, si cambia aria. Il locale è ormai pieno, e i veterani tedeschi, che ho sempre idolatrato come una delle migliori thrash metal band in circolazione ormai da anni (decisamente superiori a band che ormai sono l'ombra di loro stesse, tipo i Destruction), sanno stare sul palco e mettere su one helluva show. Si comincia sparatissimi con Arise From Decay, e l'energia è alle stelle. Non c'è granchè da dire; i pezzi della band sono pressochè identici tra loro, ma sono anche irresistibili e coinvolgenti, e ripescando tra i brani migliori della loro carriera, soprattutto da Impact, Issue VI, Incinerate e ovviamente l'ultimo Invocation, i Dew-Scented scendono dal palco vincitori. Idoli, per quanto mi riguarda, e headliner morali della serata. Quando salgono sul palco i MELECHESH invece, l'entusiasmo cala parecchio. La band, che propone un death metal influenzato dalla cultura mediorientale, ce la mette tutta per scaldare gli animi, ma tra brani lunghi, articolati e sicuramente poco adatti alla resa dal vivo (a meno di non conoscerli bene) il pubblico si annoia velocemente, e l'ora a disposizione sembra non passare mai. Dispiace dirlo, perchè è evidente che la band sa il fatto suo, sia a livello strumentale che compositivo, ma il set dei Melechesh ha annoiato praticamente tutti, ormai in fibrillazione per i Nile. E dopo un check interminabile (per la gran parte fatto dalla band in persona, così che si è potuto notare, con ilarità, il mitico laptop con Windows di Karl Sanders) tocca finalmente ai NILE. Kollias suona (divinamente) a petto nudo e occhi chiusi, e il nuovo bassista/singer si rivela assolutamente all'altezza del ruolo, fin dall'opener Kafir!, che mostra subito la band in stato di grazia. La scaletta ha pescato abbastanza saggiamente dagli ultimi album (con una breve incursione in Amongst The Catacombs Of Nephren-Ka), così che Hittite Dung Incantation, Papyrus (il titolo completo lo ometto, sarebbe più lungo del report), Lashed To The Slave Stick hanno massacrato la folla come era giusto che fosse. La chiusura è stata affidata, prevedibilmente, a Black Seeds Of Vengeance, che ha chiuso il concerto dimostrando ancora una volta che i Nile sono bravi, sanno vendersi bene, e fanno contenti tutti. Insomma, il tripudio di stasera se lo sono meritato tutto.

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