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MUSICA W FESTIVAL 2016

Dal 1994, nelle colline toscane piene di uliveti, vigneti e profumi di macchia mediterranea, va in scena uno tra i più importanti eventi musicali ad ingresso gratuito presenti in Italia. Si tratta del Musica W Festival, che si dipana tra le vie e gli spazi pubblici di Castellina Marittima, e che quest'anno si è svolta sulla distanza dei sei giorni, dall'11 al 16 agosto. In questa rassegna, organizzata da associazioni volontaristiche senza scopo di lucro, non c'è solo musica, ma anche cultura, buon cibo, un contorno molto fornito di mercatini in cui si vende oggettistica e vestiario di vario tipo, oltre che oggetti musicali di qualità tra cd e vinili anche rari. Le rassegne musicali si sono distribuite su due palchi, lo Yellow Stage che è stato protagonista di performance di artisti di vario genere, fra tutti Il Pan del Diavolo e i Crifiu, e il Black Stage, dove si sono svolte le performance di maggior importanza per la qualità, la carriera ed il seguito delle band che vi hanno partecipato.
Il racconto in questione verte infatti su ciò che è successo nelle serate del 13-14-16 agosto all'interno del Black Stage, inserito all'interno di un gradevole parco pubblico, contornato dai consueti mercatini succitati, ma anche da stand di food & drinks molto apprezzati dal pubblico, e in cui si sviluppa un caratteristico ed ampio anfiteatro che è stato teatro del tumulto generale della folla. Questo stage in passato ha accolto gente del calibro di Alcest, Mondo Generator, Samsara Blues Experiment, The Ocean, Calibro 35, Ufomammut, e tante altre band di sicuro affidamento. Ed anche quest'anno la scelta artistica è stata al di sopra delle aspettative ed hanno creato una moltitudine di apprezzamenti di ogni sorta.

La serata del 13 agosto, nel Black Stage, parte con l'ingresso sul palco dei DSW, band di Lecce, che mette in campo nella mezz'oretta scarsa a loro disposizione uno stoner duro e carico, degno di una band che vuole mettersi in mostra e che vuole dimostrare che anche nel sud Italia si sa fare dell'ottimo rock. Da segnalare l'ottima sezione ritmica, con la batteria in particolare che si dimostra sempre presente e che in pratica guida tutto il gruppo verso cavalcate aggressive che lascia pochi superstiti.


Da uno stoner più sanguigno e veritiero si passa al rock degli Operazione Intergalattica Spaziale!, che si avvicinano sempre a quel genere, ma che assume connotati più vicini al post metal ed al rock spaziale. La band ci mette tutto quello che ha, e le linee musicali appaiono buone e coinvolgono il pubblico che per tutta la serata si è dimostrato molto partecipe. Nonostante ciò si avverte comunque una necessità ulteriore di pulizia d'insieme e di una struttura che sia il più possibile lineare. Questa linearità non è stata raggiunta per tutta la durata della performance, ed alla fine si è percepita un po' di stanchezza alle orecchie dell'ascoltatore.


Di tutt'altra pasta e con una classe maggiore la band che è seguita, i toscani Karl Marx Was A Broker. Un miscuglio di stoner, doom, post rock e post metal coadiuvato dalle proiezioni video al limite del surreale alle loro spalle che ha conquistato tutti, grazie a suoni perfetti, organici, con una sequenza che dall'inizio alla fine si è dimostrata all'altezza della situazione, e che soprattutto rappresenta un percorso diretto verso i confini della realtà. Hanno saputo fare scacco matto del pubblico, che è stato attirato da loro come una potente calamita. Ascoltarli e vederli è stato un vero piacere.


Veniamo infine agli headliner della serata, e la gente assiepata nel piccolo anfiteatro creato tra i boschi di Castellina dà subito l'idea di ciò che andrà a realizzarsi. Gli americani Mutoid Man salgono sul palco con l'obiettivo esclusivo di fare fuoco e fiamme tra il pubblico. E il loro obiettivo è stato centrato con una facilità disarmante, con una perfezione tale che neanche Guglielmo Tell e Robin Hood messi insieme sarebbero riusciti a tanto. La presenza sul palco da parte del trio è totale, e il cantante-chitarrista Steve Brodsky mette subito le cose in chiaro chiamando a sé il pubblico nei loro rituali bellicosi. La curiosità sta che il loro set parte da una cover, proprio quella "Purple Rain" che è da più di trent'anni nella storia della musica, e ripresa da loro in modalità doom con una maestria superba. Un brano e hanno già conquistato il pubblico. Da lì in poi si scatena il terremoto sul palco e nella location, e si viene a creare un autentico pogodromo grazie alle note potentissime e veloci della band, che mischia stoner, doom, thrash e punk con una vitalità invidiabile. Non si contano i crowdsurfing ed i lividi da pogo, forse avranno superato il centinaio. Per essere una band con soli due album all'attivo, si può dire che il loro futuro possa crescere ancora di più. A Castellina c'è stato il pandemonio, una festa assurda.

La serata del 14 agosto al Musica W Festival inizia con i Mars Era, una giovane band dedita principalmente ad un alternative rock che, durante la loro mezz'ora, si districa tra tonalità vicine al grunge, indirizzate soprattutto dalla voce del cantante Davide Ferrara, e soluzioni più prettamente "alternative" figlie di percorsi già affrontati da band come Creed ed Alter Bridge, grazie in particolare alle suggestive linee di chitarra da parte di Michelangelo Verdelli. Dopo un inizio un po' freddo, la band è cresciuta progressivamente, ricevendo i consensi del pubblico che gradualmente arrivava per le esibizioni delle band successive.

Da un approccio musicale, diciamo, più amichevole, si passa infinitamente oltre, verso la negazione della positività, e verso l'odio che marcisce al nostro interno. Giocano quasi in casa gli Hate & Merda, e supportati da una resa acustica e sonora migliore di quella avuta durante il primo episodio del SoloMacello, hanno contribuito a fare mambassa delle nostre membra, sputando attraverso chitarra distorta, batteria densa come la pece, e la voce che è un urlo sguaiato e devoto al nichilismo più profondo, chilometri di pugni in faccia nei confronti del buonumore. Un set concettualmente putrido, ma musicalmente appassionante, incendiario e travolgente.


Nell'attesa del main event, ci si imbatte in questo personaggio, impersonificato con il nomignolo di P A S S E D, che in pratica è una one man band che utilizza tamburo, synth e voce mandati in loop continuo dal primo all'ultimo secondo. I suoi ritmi tribali e continui all'apparenza sembrano monotoni all'inizio, ma mano a mano prendono vigore quando le sovrapposizioni di suoni diventano più articolate ed incessanti, e nello stesso tempo più atmosferiche, riuscendo quindi, con una presenza in punta di piedi e senza troppo farsi notare, a compiere una performance all'altezza. La curiosità maggiore era l'accoglienza del pubblico, accortosi di lui quando la sua performance era già iniziata da una manciata di minuti, che alla fine ha elargito una discreta dose di apprezzamenti.

Si arriva al cuore della serata con un'artista dall'evocatività e dall'atmosfera notevoli, che vengono mescolate da gusti musicali quando metal, quando più melodici con una classe innata. Quest'anno anche la californiana Chelsea Wolfe piazza la sua bandierina in Italia, per supportare l'ultimo album 'Abyss', ma soprattutto per avvolgerci dalla sua aura di occulta passione. Accompagnata da un ensemble musicale di gran qualità, e trainata dai ritmi ossessivi e ben pregnanti della batterista che sostituisce Dylan Fujioka, che seppur minuta sa sfoderare una forza musicale degna dei suoi più forzuti colleghi, aggiungendo però un groove ed una pulizia devastanti, Chelsea mette in campo la sua mirabile voce densa di paranormale potenza, rapendoci come solo le sirene incantatrici come lei sanno fare. Accolta da luci fredde adatte alla sua presenza, Chelsea e la sua band attuano una performance di grande livello, a sostegno di un'ottima carriera e di una classe che colpisce e rapisce tutti.

Inizia l'ultima serata del Musica W Festival, martedì 16 agosto, con i Finister, una band toscana che approccia mondi vicini al rock alternativo, in cui i riferimenti principali sono sia i Muse, che il rock progressivo internazionale. La band migliora progressivamente con il passare dei minuti, dopo un inizio con alcune cose ancora da affinare, e riparatesi col tempo. Di rilievo la prova del cantante-chitarrista Elia Rinaldi, che soprattutto quando imbraccia la sei corde e si dedica ai riff dimostra un tocco vivace e suggestivo. Da notare anche alcune parti di sax creare dal tastierista della band Orlando Cialli, che ricordano memorie tipiche di un certo sound anni'80. Si può dire la serata sia iniziata abbastanza bene.


E migliora esponenzialmente con questi Elara, una band che fa del post rock lisergico e dello shoegaze sognante i suoi punti di forza. Le linee musicali sono davvero piacevoli da ascoltare, oltreché senza alcuna sbavatura di sorta. All'apparenza i brani potrebbero sembrare figli di soluzioni già fatte e rifatte da band che nel settore sono una garanzia (come MONO, If These Trees Could Talk, Slowdive, ecc.), ma che comunque, come detto prima, risultano sempre affascinanti ed apprezzabili. Una band da tenere d'occhio nel futuro.


Dal post rock tranquillo scendiamo di parecchi piani sotto terra, in quel sottosuolo stoner-doom dai tratti inquietanti e pesanti, e dove c'è la casa madre degli abruzzesi Zippo. La band del leader Davide Straccione, già alla voce con gli Shores Of Null, infuoca la platea con le ritmiche telluriche e la pesantezza dei suoni, guidati soprattutto dalla batteria di Ferico che viene severamente maltrattata dai colpi inferti dal suo esecutore. La voce di Davide fa il resto: evocativa ed ampia come poche, ci indirizza verso sentieri caronteschi di indubbio fascino e di tangibile pathos.


La band che chiude questa kermesse non poteva che essere una tra le band che dal vivo suscita le maggiori emozioni che si possano immaginare, e che è davvero difficile descrivere a parole. I giapponesi MONO, i quali sono vicini alla pubblicazione del loro nuovo album 'Requiem For Hell', eseguono uno show assolutamente perfetto, e in questa perfezione c'è tutto: dal sogno di ricordi lontani, ai viaggi mentali nella stratosfera e anche oltre; dal turbine tempestoso delle mareggiate più insidiose, alle brezze candide d'Oriente che ci avvolgono di una purezza senza confronti. Ogni volta che ci apprestiamo ad un live dei MONO è un viaggio senza confini, ed anche i pezzi nuovi proposti all'inizio del set suscitano interesse immediato per l'album che sarà, e che ha tutte le premesse per essere tra i lavori più importanti e positivi di quest'anno. Non poteva esserci un finale di festa migliore di questo.

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