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MESHUGGAH

Gli inventori del djent metal finalmente vengono a sversare la loro furia iconoclasta e corrosiva nella capitale - 19 giugno scorso. Il fine settimana che ha preceduto il live degli svedesi è stato uno dei più impegnativi economicamente e logisticamente per chi ama il metal in tutte le sue forme: Iron Maiden, Foo Fighters, Ozzy Osborne, Guns And Roses a Firenze, Neurosis e Converge a Bologna, e nonostante un prezzo del biglietto sopra la media dei concerti metal, l’afflusso di pubblico è stato notevole. I nostrani Destrage provvedono a scaldare il pubblico in una serata già di per se alquanto torrida, hanno dimostrato di avere tanta adrenalina inoculata attraverso un nu metal che partendo da Korn e Limp Bizkit finisce in spaccati metalcore e schegge mathcore; il cantato indulgente verso un rap contaminato non ci ha convinto del tutto. Non hanno catturato la nostra attenzione pur mettendoci tanta foga. Avevamo già visto i Meshuggah nel 1995 a Milano per il tour di ‘Destroy Improve Erase’ di spalla agli Hipocrisy di ‘Abducted’, ma non essendo (noi) preparati a tale sound urticante ci risultarono talmente insopportabili che dopo tre pezzi uscimmo dal locale (per assurdo il disco del tour in questione assieme a ‘Nothing’ diverranno i nostri preferiti); rivisti nel 2004 durante il tour di ‘Nothing’ a Mestre (VE) furono sbalorditivi, tanto da avere l’impressione di aver messo il cd nel lettore ed aver premuto play: flawless. Il backdrop (telo dietro la band) a corredo del palco dell’Orion riporta alla mente la mano di Dan Seagrave (autore di molte copertine di capolavori death metal anni '90 tra cui 'Left Hand Path' degli Entombed, Dismember, Morbid Angel, Malevolent Creation, Gorguts, Nocturnus e molti altri). Un lamento lungo e cupo presagisce ad un  inferno di lamiere che si contorcono, si scontrano, si squarciano; un mare di controtempi e parti sincopate accompagnano deragliamenti industriali, riff tritati, spezzati, nessuna concessione alla più lontana forma di melodia, urla primordiali si scagliano contro il pubblico a chiarire subito chi sarà l’essere dominante in una battaglia, senza tregua alcuna, tra primati. “Rational Gaze” da ‘Nothing’ scatena il pogo, quando decidono di rallentare i ritmi escono fuori dei capolavori di industrial metal di una bellezza impressionante oltre ad un sound massivo; cioè che colpisce più di tutto è l’impassibilità degli svedesi nell’eseguire trame complicate e veloci con il classico aplomb inglese del The alle cinque. ‘Obzen’ è il disco più saccheggiato della loro discografia, “Bleed” dimostra come sia possibile attualizzare il thrash più oltranzista dei Dark Angel. Cyborg di annichilente e chirurgica precisione.

SETLIST:
Clockwork
Born In Dissonance
Do Not Look Down
The Hurt That Finds You First
Rational Gaze
Pravus
Lethargica
Nostrum
Violent Sleep Of Reason
Bleed
Straws Pulled at Random
Demiurge

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