MARILYN MANSON
Arriviamo nei pressi dell’Alcatraz e troviamo una lunga coda di fan pazientemente in fila davanti all’ingresso. Dopo aver snobbato l’Italia per un po’ di anni, finalmente Marilyn Manson ritorna a suonare dal vivo nella penisola e la data è sold out già da alcuni mesi. Certo alcuni anni fa avrebbe riempito il San Siro, ma comunque noi siamo qui, in attesa e curiosi di appurare se il volubile Brian Warner oggi sia in forma e di che umore si sia svegliato.
Alle 20.30 iniziano a suonare i Pop Evil, gruppo post grunge, post rock che ascoltati in studio non sembrano molto affini alla musica di Manson in quanto sicuramente più commerciali e conosciuti per diverse hit radiofoniche tratte dai loro tre album all’attivo, con il quarto, ‘Up’, in arrivo in agosto. Ascoltati dal vivo è tutta un’altra musica: danno il meglio, con suoni più potenti e tanta grinta, infatti sono accolti benissimo dal pubblico. I cinque sono in gran forma, si muovono per tutto il palco, saltano e non perdono occasione di incitare le circa duemila persone che stipano il locale e rispondono pogando e saltando su tutti i pezzi.
L’atteggiamento del cantante Leigh Kakaty appare forse un po’ troppo costruito e dissonante con la genuinina spontaneità degli altri quattro ma comunque ci dispiace che abbiano avuto a disposizione solo una mezz’ora. Unico neo la regolazione del volume del basso, troppo alto, tanto da distorcere fortemente il suono e sovrastare gli altri strumenti.
SET LIST
01. Bosses
02. Lastman
03. Footsteps
04. Sick Sense
05. Deal With Devil
06. Trenches
07. In Disarray
L’Alcatraz è un ampio locale, che offre una buona acustica e un impianto di areazione discreto, ma già dopo i primi minuti ringraziamo ed osanniamo la nostra posizione in prima fila che ci permette di ottenere dell’acqua dalla security. La temperatura sale in modo esponenziale all’attesa dell’ingresso sul palco di Reverendo e compagni, a partire dal fedelissimo Twiggy che ogni tanto intravediamo dietro le quinte e che anche stasera sarà parte fondamentale della sonorità mansoniana. Alle 21.45 partono i primi fumogeni, si abbassano le luci e fra le acclamazioni dei presenti salgono tutti on the stage, ma il nostro buon dispettoso Brian continua la tradizione che lo vuole di spalle per tutto il primo pezzo, quello in cui i fotografi sono autorizzati a stare sotto palco. Primo pezzo che fra l’altro è solamente un brevissimo Requiem di intro.
Fatti uscire i fotografi finalmente si gira verso di noi e parte “Deep Six” fra il boato del pubblico. Il pogo sarà ininterrotto da qui alla fine, senza momenti di pausa, Manson non ha nemmeno bisogno di usare più di tanto le corde vocali perché tutti conoscono i testi e cantano con lui in coro all’unisono. Riusciamo a percepire subito che la sua forma è molto migliorata rispetto allo show di agosto dello scorso anno a Gampel, dove era apparso molto appesantito e svociato. Per carità, dal vivo rimane sempre un po’ carente vocalmente parlando, ma dal 1999 ad oggi si tratta di certo di uno dei concerti dove chi vi scrive lo ha visto più in forma in assoluto.
Senza grandi pause viene proposto un repertorio che pesca canzoni da quasi tutti gli album, da ‘Portrait Of An American Family’ del 1994 all’ultima fatica ‘The Pale Emperor’, da cui sinceramente ci aspettavamo qualche brano in più: oltre a quello di apertura suoneranno solamente “Third Day Of A Seven Day Binge”, puntando invece su pezzi famosi ed amati come “Tourniquet”, “Rock Is Dead”, “The Beautiful People”. Mr. Warner trova il tempo di interagire col pubblico e prendere un po’ in giro i Nirvana, che proprio non ha mai digerito, accennando “Rape Me”.
Siamo ancora tutti molto esaltati ed elettrizzati quando vediamo portare sul palco un microfono con fiori bianchi che dà il segnale per l’inizio di “Coma White” che è stato usato come brano di commiato durante questo tour. E ci sembra strano, visti i pochi pezzi suonati fino ad ora. Invece dobbiamo tornare brutalmente coi piedi per terra, dopo appena un’ora e un quarto si accendono le luci, nessun bis è previsto, i tecnici salgono sul palco a smontare tutto. Alle 23, ancor prima di Cenerentola, a noi non resta che strizzare le nostre magliette sudate e incamminarci un po’ increduli e delusi verso l’uscita. Caro Reverendo, con tutto l’amore che abbiamo per te, non ti sembra di averla fatta un po’ troppo grossa a suonare meno di gruppi quali Slayer o Cannibal Corpse che per ovvi motivi fisici hanno show della durata di circa un’ora e quarantacinque minuti?
SET LIST
01. Requiem + Intro
02. Deep Six
03. Disposable Teens
04. mOBSCENE
05. No Reflection
06. Third Day Of A Seven Day Binge
07. Sweet Dreams (Are Made Of This)
08. Angel With The Scabbed Wings
09. Tourniquet
10. Rock Is Dead
11. The Dope Show
12. Lunchbox
13. Antichrist Superstar
14. The Beautiful People
Encore:
15. Coma White
Si ringrazia Paolo Giannotti per il contributo fotografico.
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