MARILLION
SETLIST 01. Splintering Heart 02. You're Gone 03. Ocean Cloud 04. Thankyou, Whoever You Are 05. Easter 06. Fantastic Place 07. Voice From The Past 08. Afraid Of Sunlight 09. Somewhere Else 10. The Last Century For Man 11. Man Of A Thousand Faces 12. An Accidental Man 13. Separated Out 14. Between Youn And Me 15. King encore 16. The Release 17. Beautiful encore 18. Neverland REPORT Occasione ghiotta, quella fornitaci dalla Blue Sky Promotion, di poter assistere ad un tour dei Marillion con ben quattro date italiane: quello che troverete nel report, ottimamente realizzato da Paul The Rock, è la disamina attenta e competente di un gruppo che ha saputo scrivere bellissime pagine di rock progressivo. Esente da pecche tecniche, il gruppo ha però, secondo me, puntato troppo sugli ultimi album passando in rassegna troppo velocemente il passato: questo comunque nulla toglie ad un concerto di indubbio spessore. Diamo quindi la parola al buon Paul. p.s. Mi scuso per la pessima qualità delle foto, ma non è possibile riuscire, a meno di non avere macchine fotografiche semi-professionali, a immortalare un concerto senza essere nel pit o perlomeno poter usare il flash. Questo non è stato possibile quindi quello che vedete nella galleria fotografica è il (magro e inqualificabile) risultato. [Flames Of Hell] La quarta e ultima data italiana per i Marillion, all'interno del loro tour di supporto all'ultimo disco "Somewhere Else" (di cui trovate la recensione anche su HardSounds), vede come location l'Alcatraz di Milano che ha sostituito il Live Music Club di Trezzo, locale dove inizialmente era previsto. Arrivato sul posto con largo anticipo rispetto all'inizio del concerto, mentre aspetto l'apertura dei cancelli e l'arrivo di Flames, ho potuto seguire l'affluire delle persone che venivano a sentire la storica band inglese e posso affermare che si univano indistintamente varie generazioni, si spaziava da ragazzi giovani a trentenni come me sino ad arrivare a cinquantenni che hanno seguito il gruppo dalle origini. Intorno alle 20:30 l'Alcatraz apre le porte e la gente inizia ad affluire all'interno, il grosso locale milanese ha suddiviso con un telone nero la grossa pista da ballo al suo interno rendendone disponibile solo metà per il concerto, anche in previsione di un'affluenza buona ma non "da stadio". L'area concerto è molto intima e promette una ottima visione e partecipazione da parte di tutti coloro che verranno al concerto. Dopo una breve attesa e poco dopo le 21 ecco salire sul palco Steve Hogarth, il vocalist inizia a cantare da solo mentre uno ad uno salgono anche gli altri 4 componenti del gruppo accolti con un applauso dal pubblico presente. I Marillion suoneranno per un totale di circa un paio d'ore o poco più, concerto più 2 bis, e attraverseranno quasi tutta la storia del gruppo dall'avvento di Hogarth alla voce: "Somewhere Else" è il disco con più canzoni nella setlist, in definitiva è il tour di supporto alla sua pubblicazione, ma trova molto spazio anche l'ottimo "Marbles" mentre i restanti brani vanno indietro nel tempo e passano da "Seasons End" a "Holidays In Even", da "This Strange Engine" ad "Anoraknophobia" escludendo però "Brave" (e qui è un vero peccato data l'importanza del disco stesso), "Radiation" e "Marillion.com". Inoltre da notare che nessuna traccia si avventura nei primi 4 album dei Marillion, quelli prima della dipartita dal gruppo di Fish. Molto probabile che il gruppo voglia tenere distinte le due "ere" della propria storia, certo è che qualche vecchio fans forse avrebbe gradito la rivisitazione, anche solo estemporanea, degli albori della band. Entrando nel dettaglio del concerto vero e proprio dopo un inizio d'atmosfera il gruppo ha messo in mostra di essere subito reattivo e caldo e cercando di coinvolgere al meglio il pubblico che ha risposto spesso cantando a squarciagola le varie canzoni con Hogarth che rivolgeva il microfono in direzione della platea. Abbiamo detto inizio tranquilli infatti si parte con "Splintering Heart", "You're Gone" e uno stupendo accenno, solo pianoforte suonato da Hogarth, di "Ocean Cloud". Si passa poi all'ultima pubblicazione con "Thakyou", "Whoever You Are", lasciata sfumare sul canatato del pubblico in sala, "Easter" e "Fantastic Place". Si continua con 3 brani di "Somewhere Else" intervallati solo da "Afraid Of Sunlight" per poi prendere sempre più forza a partire da "Man Of A Thousand Faces" e culminando con "Between You And Me", durante la quale una decina di palloncini giganti venivano lanciati verso il pubblico che apprezzava continuando a passarseli da una parte all'altra della sala e coinvolgendo spesso anche la band sul palco in questa specie di gioco. La prima parte del concerto si conclude sulle note di "King" e la band inglese abbandona il palco. Dopo giusto un paio di minuti ecco riapparire i Marillion per il bis che si apre subito con "The Release", b-side tratta da "Seasons End", per poi proporre una stupenda "Beautiful". I Marillion escono di nuovo di scena per ritornare, invocati dal pubblico presente, per un secondo bis di un solo pezzo che è la stupenda "Neverland", presente su "Marbles". In definitiva un ottimo concerto per i Marillion che hanno portato sul palco la loro bravura sia a livello musicale che di coinvolgimento del pubblico (da segnalare il grandissimo uso di gestualità di Hogarth mentre canta, uno spettacolo nello spettacolo). Certo ognuno dei presenti avrà trovato una mancanza nella setlist chiedendosi perché non è stata fatta una traccia piuttosto che un'altra, ma questo è un classico quando ci si trova ad ascoltare una band con quasi 30 anni di carriera che sono impossibili da racchiudere in 2/3 ore di concerto. Sulla scelta di non fare nulla dell'era Fish, secondo me siamo di fronte ad una volontà ben precisa dettata proprio dalla diversità di stile dei due vocalist; può essere considerato un difetto, ma anche un modo per dire "questi sono i Marillion di oggi, il passato con Fish pur bellissimo e validissimo al giorno d'oggi non potrebbe essere rivissuto dal vivo allo stesso modo, quindi rimarrà nella storia della band ma relegato al vostro stereo di casa". [Paul The Rock]
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