LITFIBA
Domenica 3 luglio. Afa e sudore. Sei di passaggio a Milano, controlli gli eventi in zona e cosa trovi? Litfiba live in Legnano, alle porte del capoluogo meneghino. Che fai, non vai? Certo che ci vai! Anche perché ti ricordi che la location – l’Isola del Castello di Legnano, che ospita il Rugby Sound Festival – è suggestiva, comoda e meritevole di una visitina ogni volta che si è nei paraggi. E così eccoci a prender parte alla tappa lombarda del tour d’addio di una delle band più iconiche del rock made in Italy. Nonostante le due date milanesi in primavera (il 24 e il 25 maggio all’Alcatraz) l’afflusso di pubblico è notevole, e Pelù non manca di rimarcarlo durante il concerto, ringraziando le migliaia di fan accorse anche in questa occasione. Che si tratti realmente dell’ultimo giro di boa – letteralmente Ultimo Girone, come recita il titolo ufficiale del tour – oppure no, l’emozione tra gli astanti è tanta. L’attesa, anche. L’elettricità nell’aria, non da meno. Perfino le zanzare padane, notoriamente spietate e aggressive, sono più timide del solito al cospetto dei Litfiba.
Il concerto comincia con un classicone del loro repertorio live, l’amatissima e cantatissima “Ritmo”. A seguire altre hit dal sapore più old fashion, cioè “La preda”,” Tex” e “Proibito”. Se l’incipit ci è sembrato un filino sotto tono, appare evidente che con il passare del tempo Piero, Ghigo & friends iniziano a carburare, ad alzare i giri e, musicalmente parlando, a menare di brutto. Per fortuna accade proprio a ridosso di brani che tanti nostalgici e amanti dei Litfiba della prim’ora non vedevano l’ora di ascoltare, come “Eroi Nel Vento” (che al sottoscritto è costata la voce), “Apapaia”, “Woda Woda” (terribilmente d’attualità, in questi tempi di siccità) e “Instanbul”. Vera chicca il mesh-up tra quest’ultima e la primordiale “Yassassin”, con tanto di aneddoto e dedica di Pelù all’indimenticabile profeta David Bowie. Spicca ancora una bellissima “Bambino” seguita, dopo qualche pezzo più soft a beneficio degli amanti dei Litfiba più moderni, da una meravigliosa “Paname”, per il sottoscritto forse l’apice dell’intero live. Memorabile, per significato e amara franchezza, una frase utilizzata dal front man per introdurre il brano: “Negli anni ’80 eravamo lì lì per fare la rivoluzione, ma poi ci siam persi in una birreria”. Naturalmente sono presenti in scaletta anche pezzi più catchy e commerciali come “Spirito” e “Regina di Cuori” (con tanto di commento auto-ironico di Pelù al riguardo). Per salutare il pubblico prima della classica risalita sul palco non poteva mancare “El Diablo”, per la quale è stata inscenata una celebrazione liturgica mediante genuflessione plenaria e terminata con un salto in piedi in onore a Sua Maestà 666. Pochi minuti dopo, un’emozionante “Lulù e Marlene”, con un appello alla pace internazionale. Già, il cantante ha chiacchierato molto con il pubblico, con energia ed entusiasmo, e ha sollevato argomenti d’attualità come le fake news, il diritto all’aborto e l’importanza di far sentire la propria voce quando tutto intorno il mondo gira a velocità folli e in direzioni sbagliate. Ma torniamo alla musica. A seguire un’incazzatissima e sentita “Dimmi il Nome” (con dedica ai negazionisti della presenza della mafia anche al nord Italia), “Lo Spettacolo” e “Cangaceiro”. Chi aveva ancora un filo di voce residua l’ha persa cantando l’inno dei musicisti fiorentini. Che spettacolo, che degno finale. Piero e Ghigo non sono più dei giovanotti e si vede, ma compensano con attitudine rockettara, passione per la musica e devozione per i fan. Degne, degnissime spalle i vari Luca Martelli alla batteria, Fabrizio Simoncioni alle tastiere e Dado Neri al basso. In scaletta mancano brani fondamentali come “Resta”, “Dio”, “Gioconda” e “Louisiana”, ma non si può avere tutto (e per fortuna chi segue la band ha avuto modo di goderne in altre occasioni). E’ sempre un piacere assistere ai loro concerti, questa è una cosa che non cambia con il passare del tempo. Una bellissima certezza, granitica come il rock. Ora e sempre, que viva el bandido Litifiba!
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