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INCANTATION

Ha fatto tappa a Roma una delle band che ha contribuito alla storia dello US Death Metal fin dai suoi albori, purveyors di Old School Doom/Death Metal epico e dalle liriche blasfeme, suonato a ritmi mai vertiginosi (nonostante qualche sporadica sfuriata grind) e carico di armoniche a go go; da oltre 25 anni a questa parte sciorinano album con imperterrita e regolare cadenza. Chiediamo venia ai Neid ed ai Dr Gore che non troveranno copertura in questo report causa contrattempo e conseguente ritardo. Ai nostrani Suicidal Causticity il compito di precedere gli americani; fin dall’ingresso nel locale veniamo violentati e sfigurati da un Brutal Death Metal assassino e tecnico che ci mette giusto qualche frazione di secondo per catturare tutta la nostra attenzione e lasciarci basiti di fronte a cotanta manifestazione di forza e compattezza. Complimenti. Gli Incantation per l’occasione hanno sciorinato una doppia veste, quella più lenta a prevalenza Doom e quella Death Metal tellurico e trascinante al pari di autentiche cavalcate. Quando John McEntee si presenta sul palco siamo assaliti da un deja-vu, cioè l’impressione che con quel volto abbiamo una certa familiarità, come una delle persone che incrociamo regolarmente vicino a dove viviamo.

L’inizio del set è stato in sordina, ma una volta scaldati i motori la band si è trasformata in un autentica macchina da guerra perfettamente oleata ed inarrestabile, segno che il tempo non ha manifestato i suoi segni logorandone la resa. Il vocalist approfittava delle pause per punzecchiare il pubblico, cercava in tutte le maniere di fargli tirare fuori gli attributi specie quando chiedeva un feedback sull’andamento del concerto. Il set si è svolto tra tonnellate di riff a metà strada tra il sound degli Obituary di ‘Cause Of Death’ e le melodie dei Morgoth di ‘Cursed’, sovrastate da un batterista inarrestabile che macinava blastbeat come se fossero pavesini, e armoniche indimenticabili; tra un pezzo e l'altro l'immancabile motherfuckers di John McEntee ed un sound perfetto per pulizia e potenza (complimenti al fonico) ha chiuso il cerchio di un live rimarchevole. Curiosità: il bassista aveva l’aspetto di un Dan Lilker da giovane. Come il miglior whisky americano: invecchiando migliora.

INCANTATION setlist:

01.Christening The Afterbirth
02. Muse
03. Shadows Of The Ancient Empire
04. Lus Sepulcri
05. Dominant Ethos
06. Omen To The Altar Of Onyx
07. Rotting With Your Christ
08. Carrion Prophecy
09. Decimate Christendom
10. Xipe Totec
11. Immortal Cessation
12. The Ibex Moon
13. Impending Diabolical Conquest
14. Ascend Into The Eternal
15. Rites Of The Locust
16. Devoured Death 

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