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IMMOLATION + BROKEN HOPE

L'European Conspiracy Tour fa tappa nella capitale, regalandoci un live che in pochi potevano immaginare solo pochi mesi fà; chi l’avrebbe mai detto che dopo averli quasi dimenticati, un giorno avremmo potuto vedere i Broken Hope dal vivo. Merito degli Immolation che li hanno scelti come spalla nel loro tour di supporto al grandioso 'Kingdom Of Conspiracy'; merito ai ragazzi del Traffic per averceli riportati a Roma, ma soprattutto merito di Jeremy Wagner per aver risvegliato questa bestia avulsa che nei primi anni novanta contribuì insieme ai Cannibal Corpse a dare quel malsano retrogusto Gore al death metal made in U.s.a. con album seminali come 'Swamped In Gore' e 'Bowels Of Repugnance'. Raggiungiamo il locale alle 21:30, (per cui purtroppo perdiamo lo show di Sweetest Devilry e Eufobia, sorry), appena in tempo per veder salire sul palco la band di Chicago ed aprire con "Dilation And Extraction" da 'Repulsive Conception'. L’acustica è molto buona, tutti i nuovi membri della band si danno da fare agitando il pubblico e fomentandolo al mosh-pit che non tarda ad arrivare. All’angolo a sinistra sotto una buia luce rossa se ne sta un Jeremy Wagner mite, concentrato più sulla sei corde che sulla gente, con l'aria di chi ne ha viste tante on stage e vuol lasciare lo spazio ai suoi nuovi giovani compagni, che di certo non si sono tirati indietro, rendondosi protagonisti di una buonissima performance. In circa 50 minuti alternano brani dal nuovo 'Omen Of Desease' come "Give Me The Bottom Half" e "Womb Of Horrors" ai brani simbolo del loro putrescente repertorio. Largo dunque a "Swamped In Gore", "Incinerated", "The Dead Half" e "Into The Necrosphere" con la quale salutano il pubblico. Non ci sembra di aver riconosciuto alcun brano da 'Loathing', senza dubbio il punto più alto della loro discografia dal punto di vista tecnico-compositivo ma pazienza, va bene così. La speranza si è di nuovo spezzata! Giorgio Papaleo A distanza di ben 18 anni dall’ultima volta che abbiamo avuto il piacere di vederli dal vivo (ben 2 volte in sei mesi - nel 1996 fecero da spalla ai chirugici Cannibal Corpse e nel 1997 furono headliner con il supporto dei penosi Krabhator - all’ormai defunto Frontiera, storica sala concerti situata nella periferia nord di Roma, dove suonarono la maggior parte di quelle band che hanno fatto la storia del metal estremo, grazie alla sagace opera di Baffo e Stefano della Metal Massacre) ci apprestiamo a riviverne gli antichi fasti. Nel frattempo 2/4 della formazione è cambiata, rimangono al timone i fondatori: il pelato Rob Vigna e il lungocrinito Ross Dolan la cui lunghezza e cura dei capelli avrà suscitato l’invidia delle diverse donzelle presenti in sala (e non solo). L’inizio del set è in sordina, tanto che ci siamo guardati in faccia con delle espressioni di incredulità, il volume era troppo basso per un live di tale portata, ma assestati i volumi e le tonalità tutto si è incanalato in un sound consono alla devastazione. Diverse band ormai ‘stagionate’ si limitano a fare il compitino, invece Rob Vigna (ha dimostrato una vitalità cara ai teenager) e Ross Dolan (ghigno satanico, espressione mefistofelica e voce tombale valevano da sole l'acquisto del biglietto) erano delle furie; rob si muoveva a scatti brandendo la chitarra a mo di mitra al ritmo della batteria, tirando fuori dalla fedele ascia riff ribassati e scurissimi; la sincronia della sezione ritmica, nonostante i movimenti concitati, era al limite della perfezione. Ross incitava, ringraziava ed esortava continuamente il pubblico a farsi sentire (make some noise) e a pogare; ricordando l’ormai atavica discesa del 1996 in terra papale, ha voluto vedere quanti di noi erano presenti a quell’esibizione; stranamente, per chi scrive, si sono levate diverse mani verso l’alto. All'iperattività del combo storico ha fatto da contraltare la flemma e la staticità di Bill Taylor (ex Acheron e Angel Corpse) mentre Steve Shalaty (ex Deeds Of Flesh) era sepolto da mezza montagna di tom e piatti ma si dimenava come un forsennato. Tra i vari salti indietro nella loro ultraventennale discografia, Mr. Dolan ha chiesto quanti ricordassero il loro debutto 'Dawn Of Possession': si sono immediatamente sgranati gli occhi, nella speranza di sentire "Into Everlasting Fire" (per chi scrive il più grande capolavoro nonché pietra miliare del Dark Death Metal) o la nostra preferita "Those Left Behind" ma la scelta è ricaduta su "Despondent Souls" che per chi ama la malevolenza e l’oscurità di quel disco era un bell’accontentarsi. Il set si è prevalentemente incentrato sul nuovo lavoro: 'Kingdom Of Cospiracy' che prosegue nel solco tracciato dalle ultime 3 opere, cioè un death tecnico ed intricato con torrenti di malignità e riff ribassati e sepolcrali. Nell’ora e 20 minuti di concerto i picchi sono stati "Of Martyrs And Men" da 'Unholy Cult' – "A Glorious Epoch" (col ritornello Nobody’s Christ) da 'Majesty and Decay' e quando ormai avevamo perso la speranza e stavamo per urlare "Those Left Behind" da 'Dawn Of Possession' (consci che ciò non potesse avere accoglimento o che la nostra voce avesse potuto contare qualcosa nelle valutazione delle loro scelte: l’urlo viene soffocato in gola) Ross la annuncia; dopodichè se fossimo morti saremmo andati direttamente nelle acque della gehenna (in)felici e urlanti. Un must di Dark Death Metal. Unici ed inimitabili. Igor Fanelli Immolation setlist: 1 - Kingdom of Conspiracy 2 - Majesty and Decay 3 - What They Bring 4 - A Spectacle of Lies 5 - Lost Passion 6 - God Complex 7 - Providence 8 - Of Martyrs and Men 9 - Bound to Order 10 - A Glorious Epoch 11 - Hate's Plague 12 - Despondent Souls 13 - Indoctrinate 14 - Nailed to Gold 15 - Challenge the Storm 16 - All That Awaits Us 17 - Those Left Behind

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