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HATEBREED + NAPALM DEATH

Già sapevamo tutto. Con un’accoppiata del genere non c’erano dubbi sull’intensità che la serata avrebbe raggiunto. Roba da muovere i sismografi, ed in effetti le mura dell’Orion sono state messe a dura prova in questa serata di Febbraio dal clima quasi primaverile, tant’è che raggiungiamo il locale in felpa. Arriviamo alle 21.15 e i Buffalo Grillz stanno già scaldando il pubblico con il loro ironico ma non ilare grindcore. Il buon Enrico Giannone frontman della band ride e scherza nell’annunciare brani come “Corri Forrest Corri” o “Linkin Pork” ma quando la musica parte c’è poco da ridere e ci becchiamo belle mazzate nelle orecchie ed una batteria veloce e precisa. Intanto il numero delle persone è triplicato perché la serata è di quelle da non perdere poiché i Napalm Death non sono un gruppo qualunque, bensì un’istituzione, la storia del Grindcore, icone assolute della scena estrema mondiale. Non importa quante volte li abbiamo già visti perché essere sotto al palco a farsi tritare per l’ennesima volta da "Suffer The Children", "Life?", "Deceiver" e "Scum" è un tributo che dobbiamo pagare a questi quattro ragazzoni che, dopo quasi 30 anni, non hanno alcuna intenzione di togliere il piede dall’acceleratore. Molti i brani tratti dall’ultimo e ottimo 'Utilitarian' tra cui "Everyday Pox" e "Errors In The Signals", e non mancano nemmeno le più datate "Breath To Breath", "Silence Is Defeaning" e "When All Is Said And Done", pezzi ormai fissi in scaletta. Shane Embury e Danny Herrera sembrano non soffrire i chili di troppo e vanno come treni; Mitch Harris macina riff a ripetizione e ci perfora i timpani coi suoi scream allucinanti che fanno da contorno alla solita voce da orco di un Barney Greenway eterno giovanotto. Lui, che con la sua solita camminata folle avanti e indietro per il palco non si ferma un attimo, divertendosi e divertendoci. Con un italiano arrancato insulta i fascisti annunciando poi la cover di "Nazi-Punks Fuck Off" dei Dead Kennedys e poi sinceramente, a parte la fulminante "You Suffer", non ricordiamo tanto altro sui brani suonati perché lo show è stato di una velocità e intensità talmente forti che il setlist sembrava fosse infinito. 50 minuti circa di distruzione sonora, con un mosh pit che ha coinvolto le prime file dall’inizio alla fine senza tregua. Saluti e ringraziamenti finali sentiti e un Mitch Harris che si porta via da solo chitarre e le pedaliere, cosa aggiungere di più! Appena una ventina di minuti e stavolta si salta con gli statunitensi Hatebreed, anticipati dalla colonna sonora di Rocky. Alla velocità folle dei Napalm si sostituiscono i breakdowns del duo Wayne Lozinak e Frank Novinec, con un Jamey Jasta protagonista del palco. La band ormai da anni ha un piede ben piantato nel terreno metal, ma le sue radici affondano nell’hardcore degli anni d’oro della Victory Records. Da questo connubio sono nati capolavori come 'Rise Of Brutality' e vedere la band indossare maglie di Obituary, Celtic Frost, Destruction e Carcass è un colpo d’occhio che non lascia indifferenti. Anche il divertimento del pubblico cambia forma; si passa dall’headbanging sfrenato ai Circle Pit e si salta come pazzi all’ascolto di "This Is Now", "Straight To Your Face", "Live For This". Si urla con "In Ashes They Shall Reap" e "Before Dishonor", insomma una festa metal core di oltre un’ora, di quelle che ti svuotano la testa, senza dimenticare il messaggio lasciatoci da Jamey Jasta di un imminente ritorno in Italia a breve, per festeggiare il ventennale della band. Una coppia inedita che non ha tradito le attese. Video realtivi al Live di Bologna. http://www.youtube.com/watch?v=Te5932mjvHw http://www.youtube.com/watch?v=eJf20mrBdKk

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