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DEATH TO ALL

Uno degli eventi più discussi della stagione metal è senz'altro il Death To All. Chiamatelo tributo, omaggio, revival o come vi pare, resta il fatto che Chuck Schuldiner e i Suoi Death, ancora oggi restano vivi nei cuori dei fan del metal estremo e il solo nominarli ha creato infinite discussione a riguardo. Sinceramente però, preferiamo raccontarvi la tappa al The Jungle di Cascina, a Pisa, dove abbiamo avuto l'occasione di assistere alla performance della line up di 'Human', forse la più tecnica insieme a quella di 'Individual Thought Patterns'. Ma andiamo con ordine, partendo dalla fantastica location che ci ha accolti. Un grande spazio verde nella campagna toscana, ben attrezzato e con un bellissimo palco. É stato davvero piacevole godersi lo spettacolo in queste condizioni, complimenti agli organizzatori. Arriviamo alle 21 in punto e i Gorguts sono già sul palco. Se i Death sono stati i padri del genere in questione, Luc Lemay e i suoi Gorguts sono i padrini della scena death metal canadese, i primi ad imporsi nel loro paese e nel mondo con quei capolavori marchiati Roadrunner che furono 'Considered Dead' e 'Erosion of Sanity'. Il sole al tramonto illumina ancora il palco, ma la potenza della band non teme la luce. Si parte con i pezzi dall'ultimo masterpiece 'Colored Sands' eseguiti con precisione e un'enfasi terrificante. La formazione mette in mostra tutte le proprie doti tecniche, soprattutto quel mostro di bassista di Colin Marston. Dissonanze di chitarra incredibili e intrecci perfetti tra gli strumentisti, il tutto reso ancor più intenso dall'ottima acustica. Tutta la performance della band si concentra sul periodo che va dal monumentale 'Obscura' a oggi. “Nostalgia” e la title track suonano impressionanti, così come “Inverted” da 'From Wisdom To Hate'. Per fortuna anche il passato riaffiora ed arriva “Orphans Of Sickness” a darci il colpo di grazia. Classe, devozione, oscurità, questi sono i Gorguts ancora oggi, irarrivabili per il novanta per cento delle band attuali. Mentre scambiamo due parole con un disponibilissimo Luc Lemay nello stage del merchandise, sul palco troneggia il logo gigante dei Death. E qui già si potrebbe aprire un primo dibattito. Ma una foto di Chuck con la chitarra vicino al Suo logo era troppo complicato da pensare? Come detto lasciamo da parte le polemiche e godiamoci Sean Reinert, Steve DiGiorgio e Paul Masvidal aprire lo show con “Flattening Of Emotions”. Non ce ne voglia il buon Max Phelps che ha il compito di sostituire il ruolo di Chuck, ma per chi Schuldiner l'ha visto dal vivo è impossibile lasciarsi minimamente influenzare dalla sua prestazione. Steve DiGiorgio ci meraviglia con le sue doti infinite al basso, oltre ad avere il ruolo di intrattenitore del pubblico, mentre Masvidal si diverte come un bambino, saltellando in tutti i brani suonati. “Suicide Machine”, l'eterea “Cosmic Sea”, “Spiritual Healing”, “Leprosy”, “Zombie Ritual” e tutti gli altri classici dei Death e del death metal suonati alla perfezione. Il pubblico applaude felice ai pezzi scelti e all'arrivo sul palco di Richard Christy e Steffen Kummerer si riparte con “Symbolic” e “Spirit Crusher”. Come da tradizione “Pull The Plug” chiude la festa. Tutti felici e contenti ce ne torniamo a casa consapevoli che, nonostante dubbi e critiche sull'operazione Death To All, alla fine riascoltare la musica Schuldiner per mano dei suoi tanti compagni di viaggio, non può che farci piacere. Setlist: Flattening Of Emotions Leprosy/Left to Die Suicide Machine Spiritual Helaing/Within The Mind Cosmic Sea Crystal Mountain Spirit Crusher Symbolic Zombie Ritual Lack Of Comprehension Pull The Plug

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