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CANNIBAL CORPSE

Il giorno 25 Novembre è stato un Lunedì diverso dal solito, fatto di poco riposo, trepidante attesa, due viaggi in treno e un'ora e mezza di macchina, il tutto per raggiungere il New Age a Roncade e vedere dal vivo gli autori del disco dell'anno per chi scrive. A 'Skeletal Domain' rappresenta il trono sul quale siedono ormai da anni i Cannibal Corpse, la band che più di tutte oggi simboleggia il Death Metal. Il suono della perseveranza come diceva il suo fondatore Chuck Schuldiner, anche se il percorso stilistico-evolutivo delle due band non è paragonabile. Ma è l'assenza di un qualsiasi calo compositivo e attitudinale che le unisce e che ha permesso alla band di Alex Webster di scavalcare tutti i grandi nomi del passato, sempre alle prese con album scadenti, cambi di line-up poco efficaci e pause riflessive interminabili. Ma torniamo alla serata che ci aspetta e che vede da subito un cambio di programma. Mancheranno all'appello gli Aeon e non ne sappiamo il motivo. Peccato, ma anche no, visto che a riempire un po del tempo che avanzerà ci penseranno gli ottimi Revocation con il loro fantasioso e iperattivo mix death-thrash che ha reso 'Deathless' una delle migliori releases dell'anno. In quasi un'ora di concerto ci aggrediscono con visi sorridenti, non hanno bisogno di fare i duri. Lasciano parlare le loro due Jackson a sette corde e lo fanno alla grande, soprattutto il frontman David Davidson autore di quasi tutti gli assoli. Suonano brani da tutti e cinque i loro album proprio grazie al tempo a disposizione lasciatogli dal forfait degli Aeon. Il pubblico ha gradito l'ottimo spettacolo, il locale è ormai colmo per cui i presupposti ad una grande serata si stanno incastrando alla perfezione. Ed invece qualcosa andrà storto, ma non per colpa della band di Buffalo che senza perdersi in sorrisi al pubblico o frasi di rito prende posizione sul palco e ci imbruttisce con la tris iniziale di 'The Bleeding' tanto per chiarire subito cosa ci aspetterà. La pressione in mezzo al pubblico è alta, si sgomita parecchio e così sarà per tutto il concerto. Alla prima pausa viene annunciato il brano simbolo dell'ultimo disco, un pezzo che dimostra la superiorità attuale dei Cannibal Corpse. “Kill Or Become” è brutalità assoluta, devastazione e cattiveria sgorgante sangue. Deicide, Obituary e Morbid Angel non scrivono un monolite così da anni ormai. Si continua con la garanzia di un repertorio straordinario da cui poter attingere: "Sadistic Embodiment", "The Wretched Spawn", "I Cum Blood", Eviscreration Plague", "A Skull Full Of Maggots" e tanto altro. Alex Webster non alza mai lo sguardo dal suo basso. Rob Barrett non l'ha mai visto ridere nemmeno sua madre. Paul Mazurkiewicz fatica in modo evidente all'inizio ma solo perchè deve spezzare il fiato, dopo di che corre alla grande. Pat O'brien ti manda affanculo se gli gridi sei un grande o gli chiedi un plettro, e cosa dire di Corpsegrinder Fisher che non sia stato detto. Il collo è sempre un cilindro di cemento, la rotazione dei capelli è rallentata ma la voce ti crepa i timpani come sempre. Lui è l'unico ad interloquire col pubblico e lo fa fino alla fine, quando annuncia “Devoured By Vermin” a conclusione di un live intenso, potente, cattivo fino all'osso. Ok, Hammer era il pezzo più rappresentativo, sostituito poi da “Stripped, Raped And Strangled” che sta nel loro album migliore, ma forse a questo punto della loro storia è l'opener di 'Vile' l'emblema della band, cantata a suo tempo sia da George Fisher che dal fenomenale Chris Barnes nel disco del passaggio di consegne tra questi due mostri. Ps. Se state pensando a cosa sia andato storto, presto detto. Quando i Cannibal Corpse danno il via allo show, accade che almeno 5 ragazzi (tra cui il sottoscritto) si ritrovano portafogli buttato a terra e completamente svuotato. Auguriamo alla merda dalle mani di fulmine di spendere tutti quei soldi in medicine pesanti e costose,e magari di attenderle in una camera d'ospedale con in sottofondo la musica di Gigi etc. che tanto avete capito chi. Giusto per ricordarlo con affetto, nella speranza che qualcuno prima o poi becchi lui e il compare che sicuramente aveva.

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