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DOOM OVER ROME 2017

Premettiamo che cause di forza maggiore (si dice così quando si arriva in ritardo e non si hanno scuse plausibili per giustificarsi), ci hanno impedito di presenziare all’intero festival, quindi il report sarà oggettivamente monco e chiediamo venia alle band che si sono esibite e che non troveranno copertura in queste righe. La scelta della location è caduta sul Crossroads, pub in stile irlandese situato fuori Roma (sulla via Braccianese) dotato di ampia sala concerti, eccellente acustica ed amplificazione ed un imponente impianto luci; inoltre è possibile usufruire di un ottima cucina optando tra godersi il concerto dal parterre, oppure restando comodamente seduti in galleria situata ad altezza palco, disponendo quindi di un ottima visuale. Il 30 settembre scorso, prima degli headliner si sono esibiti i veronesi Epitaph, doom band formatasi nel lontano 1986 e dopo varie vicissitudini scioltasi nel 1992 per riformarsi nel 2013 e pompare nuova linfa mortifera nel doom più ossianico ed integerrimo, quello caro a St Vitus,  Black Sabbath, e Paul Chain; primevo e senza fronzoli così come è stato lo show. Il tempo di fare due chiacchiere con amici e musicisti presenti in sala che senza colpo ferire arriviamo al clue della serata; il pubblico delle grande occasioni si raduna e riempie la location, i Candlemass, pietra miliare del doom, si presentano senza Leif Eidling, il quale a causa di problemi di schiena non può seguire la band nei lunghi tour, ma si limita a qualche sporadica data in madre patria. Avendo avuto il piacere e la fortuna di aver visto gli svedesi con l’ugola di Messiah Marcolin ad accompagnarli, eravamo curiosi di ascoltare le performance del nuovo singer; sale l’atmosfera creata dalle tastiere di “Gothic Stone” e veniamo scartavetrati da un sound bombastico e da un accordatura di chitarre molto ribassate, più da band thrash\death metal, che lasciano poche tracce alle melodie doom a cui ci hanno abituati. Sin dai primi vocalizzi Mats Leven (che non è un pivello e le band in cui ha militato: Therion, Abstrakt Algebra, e Yngwie Malmsteen lo dimostrano), mette le cose in chiaro e non fa rimpiangere assolutamente Messiah Marcolin; restiamo colpiti dall’estensione vocale e dalla presenza scenica del vocalist. Da “Bewitched” in poi si da il là al saccheggio di ‘Nightfall’ ed il funerale è servito (come nell’omonimo video), il singer specifica che i brani scelti per lo show saranno esclusivamente estratti  dai dischi prodotti nella triennio 1986-1989 per il piacere dei fans di vecchia data; "Well Of Souls" col suo andamento trasheggiante è la più trascinante tra i brani fino a quel momento suonati, finchè non arriva il turno di una esplosiva versione di "Dark Are The Veils of Death" e inizia l’headbanging delle lungocrinite chiome vestite perlopiù con giubbotti di jeans di colore chiaro e pieni di toppe delle band amate, tanto da sembrare di essere tornati negli anni '80. "At The Gallows End" concede un iniziale rilassamento dei padiglioni auricolari prima di ripiombare in un riff thrash che costituisce la spina dorsale del brano. Curiosità: la maglietta indossata da Mats Leven riportava una scritta in cui asseriva di non essere il Messia: ora a quale dei due si riferisse (Marcolin o quello di lassù) non è dato di sapere. Le tracce eseguite nei bis non hanno aggiunto, o tolto nulla a quanto già dimostrato durante il set. Terremotanti ed epici a livelli stratosferici.

       Setlist: 

  1. Gothic Stone
  2. Mirror Mirror
  3. Bewitched
  4. Dark Reflections
  5. The Well Of Souls
  6. A Cry From The Crypt
  7. Marche Funebre
  8. Dark Are The Veils Of Death
  9. At The Gallows End

Bis

  1. Demons Gate
  2. Crystal Ball
  3. Solitude

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