BECOMING ANIMAL
Becoming Animal è un progetto electro dark/industrial/noise (composto da due delle menti più sperimentali, intuitive e poliedriche che l’underground possa vantare, Gordon Sharp (Cindytalk) e Massimo Pupillo (ZU)). La band si è esibita il 9 aprile scorso in uno dei nuovi locali alternative romani chiamato ‘La Fine‘ (in realtà il club esiste da tempo immemore, è il bar del Piccolo Eliseo uno dei teatri più famosi di Roma); club bomboniera, perché piccolo come una chicca e con arredamento vintage che richiama immediatamente gli anni 80. Aspettavo al varco Gordon Sharp degli storici e troppo sottovalutati Cindytalk (una delle band che più hanno atterrito la mia giovinezza con “Camouflage Heart” disco di una spettralità tuttoggi incomparata), e lo ritrovo in abiti femminili. La sala concerti ha le dimensioni di una stanza da letto (5 metri x 5, forse) e considerata la portata dell’evento ed il fatto che Massimo Pupillo è romano, non ci ha messo molto a riempirsi.
Un turbinio di stratificazioni e campionamenti di synth ci fanno vagare tra l’electro-noise, l’ambient e l’industrial, con la voce di Gordon che declama su maree di suoni che risaccano, tra tsunami emotivi, odissee, passaggi di astronavi mastodontiche che provocano terremoti. Per la seconda legge di Murphy di fronte a noi si posizionano due energumeni i quali con la loro stazza hanno creato un muro pari a quello di Berlino, tanto che riusciamo a malapena a vedere gli artisti sul palco; divincolandoci tra gli intervenuti scorgiamo che gran parte dei suoni distorti e riverberati derivano dal basso di Massimo Pupillo connesso ad una serie di effetti e manopole, compreso un carillon che posizionato sulle corde del basso produceva effetti inaspettati e riconducibili a quelli di un synthetizzatore. Pubblico inamovibile, assorto in muta e rapita contemplazione (mai vista una cosa del genere a roma), ha assorbito un ora scarsa di maelstrom esoterico ed effluvium emozionale. A fine concerto ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere con Gordon Sharp il quale ha posto fine a qualsiasi nostra velleità di rivedere i Cindytalk riproporre dal vivo “Camouflage Heart” perché quel disco rappresenta la rabbia giovanile dell’artista che ha ormai virato per lande più placide ed introspettive come d’altronde hanno confermato gli ultimi lavori ambient.
Foto a cura di Eugenio Stefanizzi.
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