AMON AMARTH
Quest'anno li ho già visti al Wacken, show iniziato alle 2 di notte. Spettacolo. Li rivedo a distanza di qualche mese al New Age di Roncade. Spettacolo. Band, tra le poche, in grado di creare un'atmosfera letteralmente pari al grado di intensità della propria musica. Epici, battaglieri, evocativi. Anticipato sul palco dai nostrani Sadist, sempre in gamba e con un sempre Trevor travolgente - anche se visibilmente su di giri, confuso ed abbastanza prolisso quando si lancia in sproloqui e luoghi comuni di dubbia utilità - il quintetto svedese sfolgora, tuoneggia con una naturalezza disarmante. Sarà che la formula è sempre quella e che Hegg e soci siano diventati ormai dei cultori, dei professionisti, ma è una formula che funziona alla grande. Tempi perfetti, movimenti ed headbanging forsennato che partono sempre in sincrono, e brani avvincenti, possenti ed alla stessa stregua melodici che ritagliano un quadro emozionale che ti si imprime sulla pelle. La partenza è dettata da "Twilight Of The Thunder God", e questo già lascia presagire che i "morti ed i feriti" nel pit non saranno pochi. A ruota seguono "Valkyries Ride", "Guardians Of Asgaard", "Death In Fire", "Fate Of Norns", "Victorious March", la grandissima "Live For The Kill" e via discorrendo che generano pogo continuo, ed un sentimento vibrante che attraversa l'intero locale come se ogni parola urlata da Hegg fosse un comando, una tensione pronta ad esplodere, che invita i presenti a scendere sul campo di battaglia. Scaletta davvero incredibile, concerto dello stesso livello e pubblico degno dello spettacolo offerto. Quando un concerto degli Amon Amarth finisce, in breve, credi davvero di essere stato ad un, ehm, concerto: sudore, lacrime e sangue. La vita, in pratica.
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