ALVA NOTO + BLIXA BARGELD

Suoni dal tempio della musica (conosciuto come l'Auditorium di Roma), meglio dire tecno bit minimali quelli creati da Alva Noto, al secolo Carsten Nicolai coadiuvato per l'occasione dall'inconfondibile ugola di Blixa Bargeld il quale propone anche in questa veste i vocalizzi che hanno reso celebre la band inventrice del sound industriale (di cui è ancora parte integrante), cioè gli Einsturzende Neubaten; digressioni vocali che partono lente, sincopate e basse per deflagrare in tutto lo spettro rabbioso e stridulo che una voce possa interpretare. Elettronica minimale sulla scia dei precursori Kraftwerk, fratturata, sincopata, destrutturata, mai lineare; a volte sembra di ascoltare un vecchio long playing dove la puntina del giradischi salta a causa di un solco che ne impedisce il normale scorrimento; non solo rifrazioni e rumorismi, c'è anche spazio per la forma canzone come convenzionalmente viene intesa. Blixa in rigoroso completo scuro composto da giacca, gilet e pantalone, mentre Carsten controlla una mini stazione spaziale di laptop e tastiere sovrastati da immagini geometriche che rappresentano il perfetto completamento di questa musica altrettanto matematica. Con l'incedere della performance il suono si fa più pesante e marziale, contrariamente a quanto si possa pensare i suoni generano uno stato di trance indotta e rilassante. La voce talvolta sembra quella di un robot, la cui scheda audio è stata settata male, che recita dei prana (versi ripetuti più volte che migliorano la stato di salute di chi li declama) soliti durante le sedute di yoga; il suono tende a teletrasportarti su delle astronavi che si imbarcano in viaggi attraverso galassie sconosciute, misteriose e minacciose. Il primo dei bis altro non è che il famoso stridulo di Blixa più volte ascoltato negli Einsturzende, qui riverberato e campionato su sé stesso (refrain), per poi eclissarsi su un organo ecclesiale che sormonta drone di elettronica industrial minimale. Esperienza extra sensoriale.