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SURGERY

Ciao ragazzi! Innanzitutto, presentatevi ai lettori di Hardsounds: Ciao e grazie per la bella recensione e per l’intervista. La band è nata nel 2000, quando io (Daniele voce) e Matteo il nostro bassista (alle prese anche con i synth e le drum machine) abbiamo dato il via al progetto. Il nostro obiettivo era quello di realizzare subito un disco folle, quindi ci siamo messi a lavorare utilizzando i computer e le macchine a nostra disposizione. In meno di un anno abbiamo registrato il nostro primo cd “Made in Caos”. Le sonorità delle 13 tracce erano molto sperimentali e rasentavano il rumorismo più estremo. Nel 2002 è entrato a far parte del progetto anche Dario il nostro chitarrista e Cristina, la cantante. In quello stesso anno abbiamo registrato “Coma Catalogue” un cd meno sperimentale, più industrial. In seguito sono cominciate le esibizioni dal vivo. Nel 2004 è stata la volta di “Verso Nega” un cd di 15 brani, tutti cantati in Italiano, dalle molteplici ed inedite sfumature. Nel 2005 sono entrati a far parte della band anche Matteo, il dj e Fulvio il nostro live-performer. Nel 2006 abbiamo vinto il primo premio del dream-live contest. Il resto è attualità, suoniamo dal vivo il più possibile e siamo impegnati con la promozione (grazie a kick agency) del nostro nuovo e miglior cd “L’altra Educazione”che ha già ricevuto molte ottime recensioni. A Settembre di questo anno l’Altra Educazione sarà pubblicato dall’etichetta Altipiani Rock e distribuito dalla edel, includerà anche la cover di Lamette che ospiterà proprio una collaborazione con Donatella Rettore. Parliamo del vostro sound, che mi ha particolarmente colpito. Perché avete deciso di puntare sui suoni elettronici e come si sviluppano Nel 2000 quando abbiamo cominciato, Matteo R. l’autore delle nostre musiche aveva già pronti moltissimi brani arrangiati con basso, drum-machine e synth. Io ho scritto dei testi e li ho cantati. In quel periodo abbiamo gettato le basi del nostro suono in maniera molto istintiva e non abbiamo più rinunciato a questa formula. L’entrata nella band del chitarrista Dario Casadei è stata sicuramente importante. Come contribuisce al vostro sound? Il suono delle chitarre ci tiene legati alle nostre radici musicali di matrice metal/rock di cui andiamo fieri. Senza di esse il nostro suono sarebbe scarno e vuoto come la maggior parte della musica elettronica cantata. Sicuramente ci sono delle band che vi hanno influenzato… Tutte e nessuna, ascoltiamo molta musica che non necessariamente può essere riconducibile al nostro stile. Il nostro dj ad esempio è un cultore della tecno e dell’industrial, il chitarrista ama moltissimo il metal e la taranta, il bassista dark, metal, io sono musicalmente onnivoro e amante degli estremismi musicali. Nella band le voci sono due. Come mai questa scelta? C’è stato un periodo in cui le voci sono state addirittura tre. Questa scelta non è stata tecnica ma affettiva. In più il tono della voce femminile si armonizza molto bene con le mio timbro vocale profondo. Parliamo del vostro ultimo lavoro, “L’altra educazione”. Siete soddisfatti di questo lavoro? Come è stato produrlo? Abbiamo registrato per circa un anno e mezzo, potendo lavorare con calma e con a disposizione uno studio di registrazione e un tecnico di registrazione veramente all’altezza delle situazioni. Siamo estremamente soddisfatti di “L’Altra Educazione” perché il disco suono esattamente come volevamo. Ha ricevuto ottime recensioni e dei responsi superiori alle aspettative. A inizio settembre verrà pubblicato da Altipiani Rock e distribuito dalla Edel. In una versione ancora migliore di quella che avete recensito. Abbiamo registrato nuovamente Barracuda e Nagasaky di cui non eravamo pienamente soddisfatti, aggiunto la cover di “Lamette” cantata insieme a Donatella Rettore e il video di Nessun Dogma. Quali sono le differenze rispetto ai vostri precedenti lavori? Rispetto ai lavori passati l’Altra Educazione è un album molto più maturo. È la degna prosecuzione di “Verso Nega” che non vantava della stessa produzione ma conteneva molti brani validi. I vostri testi sono molto particolari e interessanti. Come nascono? Non stabilisco a priori quale dovrà essere l’argomento del testo, scrivo molte frasi che talvolta non controllo razionalmente e poi le lego fra loro. Chi ascolta può estrarne liberamente il significato che vuole, io cerco di sfogare le sensazioni che subisco giornalmente. I testi dei Surgery sono uno psicodramma, le mie bestemmie quotidiane messe in musica. I nostri testi nascono sullo sfondo di una metropoli nervosa e terribile come Roma e descrivono il malessere di una civiltà alla deriva. Come mai avete deciso di chiamarvi “Surgery”? È un nome molto semplice e facile da ricordare, in più penso rappresenti la freddezza “chirurgica” tipica della musica elettronica e il lato assassino e nichilista proprio del metal. La parola chirurgia evoca immaginari ospedalieri, momenti di profonda apprensione e dolore. Tutte sensazioni che nella tradizione musicale italiana vengono spesso omesse o evitate, forse saggiamente. Nei vostri live vi presentate con maschere e costumi post – atomici e horror style, accompagnati da ballerine e performers. Da dove è nata questa idea? Il lato visivo e scenografico dei Surgery è solo uno stratagemma per distinguerci dalle altre band e per avvicinare il pubblico ancor prima di aver ascoltato attentamente la musica. Siamo nell’epoca dell’immagine e sappiamo bene che conta averne cura. Abbiamo voluto opporci agli stereotipi classici da rockstar, facendo leva sulla repulsione e sul fascino perverso della mostruosità. Credo che anche questo possa essere definito uno stereotipo, ma ne siamo quantomeno consapevoli. Ok ragazzi, l’intervista è finita, grazie! Potete chiudere come volete… Grazie a voi e per chi fosse interessato e volesse saperne di più www.surgerycaos.com www.myspace.com/surgerycaos

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