Dentro e fuori. Il tranquillo e implacabile alternarsi delle mareggiate dell’oceano che apre 'Sacrifice', e la tempesta che agita l’animo dei suoi protagonisti e che fa da sfondo all’artwork dell’album. Fuori: una Cagliari che brulica di persone che, sfidando il freddo, si dedicano alla caccia degli ultimi regali di natale. Dentro: un gruppo di cinque ragazzi che in un locale del centro sta tranquillamente ultimando il soundcheck del concerto. Mi siedo sui lattiginosi divani del K-Lab e lascio che il registratore catturi le impressioni e le aspettative dei cinque sardi, autori di un fenomale terzo lavoro di progressive metal che media tra potenza e melodia, e che sarebbe opportuno avere nella vostra discoteca.
Sono passati quattro anni dall’uscita dell’ultimo 'The Hurricane': in mezzo ci sono i due ultimi album solisti di Charlie Dominici, il primo singer dei Dream Theater. La collaborazione con lui deve essere stato il coronamento di un ‘sogno’ (giusto per rimanere in tema). Com'è nato il tutto e cosa porterà in futuro? Ai due album seguirà qualcos'altro? Insomma, parliamo di featuring e collaborazioni in corso/future.
Ian: Quella con Dominici è stata davvero una bella sorpresa. Noi siamo nati un po’ come cover band dei Dream Theater (sta parlando dei M.A.P.O. N.d.R.), e tramite il fans club italiano della band siamo stati messi in contatto con il singer americano che cercava dei musicisti per completare una trilogia di albums che aveva iniziato. La cosa ci sorprese perché pensammo subito “con tutti i musicisti che ci sono negli States figurati se Dominici viene qui in Sardegna a valutare noi”. Invece, vedi cosa ti può riservare la vita? Due giorni dopo aver ricevuto i nostri primi due albums, insieme ai video didattici miei e di Brian, ci ha contattato ed abbiamo iniziato questa collaborazione.
Brian: Dominici, rispetto a quanto fatto nel primo album della trilogia, cercava collaboratori che andassero più nella direzione del progressive metal moderno, cosa che gli ha inizialmente anche causato delle critiche.
Ian: "Ecco Dominici che cerca di scopiazzare i Dream Theater attuali", mentre in pochi si sono fermati un momento a riflettere che quella musica fa parte della sua cultura da sempre. Rush, King Crimson…
Forse le critiche puntavano sul fatto che Dominici con voi non ha puntato a rinverdire i fasti delle sonorità di ‘When Dream and Day Unite’, ma si è avvicinato ai Dream Theater più attuali di ‘Six Degrees of Inner Turbulence’ piuttosto che a ‘Train Of Thought’…
Brian: Si è vero, ma credo che questo sia dato dal respirare un po’ il sound del momento. Se hai sentito gli ultimi lavori dei Symphony X ti sarai reso conto che anche loro hanno cambiato certe sonorità, indurendole. Sono arrivati determinati suoni dal nord Europa, se noti oggi molte bands suonano con delle tonalità in re o in do più basse, e i costruttori di chitarre lavorano in questo senso, questo ti dà la misura della corrente artistica che ora sta cavalcando questi sounds. Con Dominici ci siamo sentiti anche di recente per ragionare sul proseguimento della nostra collaborazione, ma in questo momento siamo troppo concentrati sulla promozione di ‘Sacrifice’. Ci teniamo le porte aperte, ma sempre nell’ottica di un “progetto parallelo” ai Solid Vision che restano l’impegno principale. In questi quattro anni comunque abbiamo anche dato alle stampe, oltre ai due lavori con Charlie, i nostri rispettivi video didattici, e il mio primo album solista 'Melody In Captivity'.
La visibilità che vi ha dato la collaborazione con il primo cantante dei Dream Theater si riflette anche nei vostri concerti. Anche voi non siete risparmiati da un tipo di pubblico piuttosto antipatico: quello che viene a vedervi soprattutto per verificare che le parti in studio vengano realmente riprodotte anche in sede live (e garantisco che è davvero così N.d.R.)…
Brian: E’ naturale. Il progressive è uno stile di musica che coinvolge molto i musicisti che vogliono vederti “rendere” dal vivo per capire quanto vali in rapporto al lavoro che presenti.
D’altronde chi andava a vedersi gli Stratovarius dell’era Tolkki rischiava spessissimo di rimanere deluso dagli assoli improvvisati dal finlandese molto distanti dagli originali in studio, cosa che ad esempio al tanto vituperato Malmsteen non accade mai (Yngwie se li ricorda tutti!)…
Brian: Noi abbiamo sempre fatto così: ogni assolo, ogni parte vocale, ogni giro di basso che senti nel cd cerchiamo di riprodurlo il più accuratamente possibile in sede live anche perché non suoniamo blues, c’è poco spazio per l’improvvisazione quando devi barcamenarti tra armonie ben incastrate le une alle altre.
E qui entra in scena Samuele che ci regala un'altra impressionante performance in questo terzo full-leight. Dalla già citata "Apocalypse" per giungere all'acme di "From Hell To Paradise": quali accorgimenti adotti per mantenere le tue corde vocali sane dopo tutte le variazioni, gli acuti, i growl e i numerosi cambi di registro che, sopratutto in un album come'Sacrifice', le composizioni ti costringono a cavalcare durante i concerti?
Samuele: In questo lavoro abbiamo deciso di sperimentare di più sia a livello di suoni, sia di timbri vocali, questo perché, personalmente, ma un po’ a tutta la band, è sempre piaciuto fare ricerca soprattutto nei particolari più minuti che al primo ascolto magari non cogli, ma che al successivo inizi ad apprezzare.
Ian: Questo lavoro è sempre avvenuto con i nostri albums. Già dal passaggio tra ‘Eleven’ e ‘The Hurricane’ c’è un incupimento dei suoni ricercato con l’uso e il conseguente cambio di strumentazione, mentre con ‘Sacrifice’ ci siamo più concentrati su Samuele e sugli arrangiamenti vocali. Questo ci ha permesso di non ripeterci e contestualmente di valorizzare le capacità del nostro cantante. L’album si apre con il lento e costante alternarsi delle mareggiate delle “Acque dell’Oceano” (il tema dell’acqua sembra essere un altro elemento che permanea i lavori di diverse band in questo periodo come ad esempio gli Angra), accompagnate dalle orchestrazioni di Americo (Rigoldi, il tastierista e co-autore dei testi) che contrastano con la tempesta che si agita all’interno dei protagonisti delle vostre lyrics, e che viene mirabilmente ripresa anche nell’artwork (una dama in biblico precario in una scogliera con alle spalle un cielo burrascoso).
Sempre rimanedo sull’artwork, si conferma la vostra passione per il Surrealismo nuovamente protagonista come nei precedenti lavori (‘Eleven’ si fregiava di un olio di un pittore sardo fortemente debitore di Salvador Dalì).
Brian: Trovo che sia una corrente artistica che si sposa perfettamente con il genere che suoniamo che, di fatto, non pone limite alcuno e da la possibilità anche per un graphic designer di sbizzarrirsi a piacimento. Questo melange di elementi contrastanti che può arrivare talvolta anche a non avere molto senso personalmente mi piace molto. Per ‘Sacrifice’ ci siamo affidati ad un artista brasiliano che ci ha contattato per lavorare con noi. Il risultato finale è il frutto di ciò che la nostra musica e i nostri testi hanno suscitato nel suo immaginario senza alcun nostro intervento.
Questo fuga le mie malizie circa una possibile influenza dell’artwork del dreamtheariano ‘Awake’ (la cornice a specchio presente in entrambe le cover ad esempio) su quello di ‘Sacrifice’.
Brian e Ian: No, assolutamente. Abbiamo dato libertà completa all’artista spinti dalla curiosità di vedere come un elemento esterno al gruppo avrebbe reinterpretato le chiavi di lettura presenti nel platter.
Per entrare un po’ nel cuore delle liriche dell’album. Una canzone come “Victims Dies In Vain” farrebbe pensare ad una traccia anti-bellica, e invece si parla del rapporto tra due persone. Mi viene un po’ in mente un caso simile con “After This War” dei Masterplan. C’è questa ambiguità, una sorta di polivalenza.
Brian: Questo modo di fare piace molto a Samuele. L’interpretazione libera delle lyrics da parte dell’ascoltatore.
Samuele: possiamo tratteggiare uno scenario bellico, ma magari ti stiamo raccontando la battaglia interiore del protagonista del nostro testo. Solitamente le liriche riguardano sempre l’attualità, o il mondo interiore delle persone. Non amiamo molto scrivere di argomenti fantasy pur ascoltandoli e apprezzandoli nelle composizioni degli altri gruppi. I testi in generale possono sembrare all’apparenza piuttosto negativi ma se ci si sofferma a rileggerli si traggono senza dubbio una serie di messaggi positivi.
Ian: In particolare il titolo dell’album non va inteso nel senso “epico” che potrebbe essere fuorviante. Niente a che fare con cappe e spade, ma i ‘sacrifice’ quotidiani che ciascuno fa per seguire la propria strada. Come i tanti sacrifici che abbiamo fatto e tutt’ora facciamo per suonare la musica che tanto amiamo.
In questo lavoro mi siete parsi volutamente più contenuti. La vostra tecnica vi avrebbe permesso maggiori variazioni, tecnicismi, tempi dispari, mentre avete virato verso il power prog in stile Angra, per fare un nome. Anche le canzoni hanno un minutaggio decisamente breve per un album di progressive metal e si concedono spesso ad aperture e chorus molto melodici (ascoltate ad esempio come una canzone dura e apparentemente malata come “Apocalypse” si apre ad una melodia da “classico” del progressive più melodico)
Ian: Come dicevamo prima vogliamo differenziare i prodotti per non ripeterci, per esplorare nuove strade. Il progressive grazie al cielo lo permette.
Brian: Non vogliamo dedicarci unicamente a proporre assoli su assoli. Ai nostri concerti ci siamo accorti del feedback che ci arriva dalle nostre aperture più melodiche, dai chorus più immediati. Insomma, dall’amore per la melodia che da sempre caratterizza il gusto degli italiani.
Samuele: La novità di un album come 'Sacrifice' è data proprio dal suo minutaggio quasi radiofonico e dalla struttura più convenzionale, e quindi più fruibile dei pezzi, senza ovviamente cadere nella banalità. Piegare la tecnica alle esigenze della canzone e non il contrario poiché non abbiamo l’esigenza di rientrare in un canone progressive preciso. Non partiamo con l’idea di comporre un pezzo prog, se ci va di suonare rock lo facciamo ma non escludiamo nulla.
Insomma non sentite le pressioni di un pubblico, come quello metal, per certi versi più rigido, meno permeabile a sonorità “altre” rispetto a quelle più ortodosse. E questo ci porta a parlare di un artista come Amedeo Bianchi (storico collaboratore di stars italiane quali Venditti, De Andrè, De Gregori, Paoli e internazionali come Joe Cocker, Jamiroquai e Al Stewart). Come siete riusciti a coinvolgerlo per la sua partecipazione al sax su "Memories"? Il brano è nato già con l'ottica di quell'arrangiamento o è stata una naturale conseguenza a pezzo ultimato?
Ian: non l’abbiamo convinto, si è offerto lui di partecipare! In origine l’arrangiamento era per soli piano e voce con l’aggiunta di un leggero intervento della chitarra, questo perché la traccia è nata come finale allungato, come coda del precedente (non a caso anche nell’album “New Emotion” sfuma proprio in “Memories”). In occasione dell’inaugurazione della scuola di Massimo Cellino (il presidente del Cagliari Calcio N.d.R.), che è un nostro fan, abbiamo conosciuto Amedeo, suo amico di vecchia data. E’ un musicista che ha naturalmente un’altra estrazione rispetto alla nostra, ma apprezza molto il progressive ed è artisticamente molto aperto a tutte le sonorità. Ha molto apprezzato l’album e, in seguito ad una jam session, ho pensato che sarebbe stato perfetto per un brano come “Memories”.
L'album segna il battesimo discografico del vostro nuovo bassista Lucio Manca. Come vi siete incontrati e cosa ha causato la separazione con il vostro storico compagno di avventure musicali Riccardo Atzeni?
Americo: Lucio è una grande sorpresa perché poco prima dell’uscita di ‘Sacrifice’ il nostro storico bassista ha deciso di intraprendere altri percorsi musicali, spinto anche da alcuni problemi di salute, e ci siamo trovati nell’esigenza impellente di trovare un sostituto. Lucio quindi è subentrato anche sulle tracce del disco, visto che le ha reincise, dato che volevamo che l’album venisse suonato interamente dalla formazione attuale. Per nostra fortuna abbiamo avuto un musicista talentuoso come Lucio che nel giro di un paio di settimane ha imparato tutte le sue parti.
Lucio: In effetti in quel periodo ho davvero dormito poco! Le mie origini musicali sono sicuramente progressive. Ho iniziato a suonare in pubblico a undici anni ed ho avuto poi la possibilità di fare diverse esperienze in gruppi punk, cross-over, death metal, arrivando poi a suonare in una tribute band dei Dream Theater. Ho avuto modo di conoscere i ragazzi aprendo un loro concerto con il mio gruppo death metal, e dopo essere stato notato da loro ho ricevuto la proposta di effettuare una prova per entrare in formazione. I tempi, tra le prime prove e l’imminente concerto, erano piuttosto stretti ma le cose sono filate lisce.
Com'è la scena metal isolana? Cosa offre l'isola ad una band come i Solid Vision? Quali le difficoltà/i limiti nel corso della promozione del proprio lavoro in una terra non facile come quella sarda?
Americo: Attualmente non siamo supportati da un’etichetta, ma questo è paradossalmente un vantaggio. I Solid Vision sono una band libera, non abbiamo nessun paletto, nessuna pressione da parte di management esterni ed uno zoccolo duro di fan che ci segue, compra il nostro merchandising, ci supporta come può. A livello di tour management qui in Sardegna non esiste nulla poiché non ci sono le strutture, i locali sono pochissimi e, anche chi possiede quelle poche realtà adatte ad ospitarci, non ha la mentalità di valorizzarle con musica dal vivo. L’imprenditore si vede anche nel così detto “rischio d’impresa” e ci rendiamo conto che i tempi attuali non sono rosei ma…diamine, non rischiare mai non si può!
Samuele: Altra nota dolente è data da un’altra mentalità troppo in voga. Un certo pubblico si lamenta che non c’è mai niente qui in Sardegna per il genere di musica che suoniamo e poi, quando c’è qualche concerto, non partecipa o non lo fa in maniera attiva. In Olanda abbiamo avuto un pubblico che ha pagato venticinque euro per assistere ad un concerto di una band come la nostra praticamente misconosciuta da loro. Questo ti fa capire l’entusiasmo, la passione per questa musica. Da noi non c’è la mentalità di spendere per i concerti. Per entrare in una discoteca si, per un concerto no.
Americo: riguardo la scena metal isolana c’è da dire che c’è molta rivalità, invidia. Ci si contende pochissimi spazi, dicevamo, e alla fine il tutto assomiglia più ad una guerra tra poveri che allo scontro di chissà quali realtà. Abbiamo anche tentato in passato di far arrivare i Dream Theater a suonare nell’isola ma, col senno di poi, per fortuna non ci siamo riusciti. Essendoci così poca partecipazione molto probabilmente sarebbe stato un flop.
Mi ha colpito la vostra decisione di dare alle stampe 'Sacrifice' direttamente in edizione speciale con bonus disk contentente gli "instrumentals" di tutti i brani (o la versione karaoke se volete). Altro occhiolino all'ultimo lavoro della band di Petrucci, o semplice incentivo ad acquistare l'album per poterci cantare su?
Americo: è una casualità. Non l’hanno mica inventato i Dream Theater il karaoke-album! Ti posso però dire che una nostra fan l’ha utilizzato come base per un videoclip dove ci ha cantato su alternando la versione di Samuele. Insomma, una cosa divertente che ci ha fatto piacere. E’ sicuramente un incentivo in più ad avere una copia originale del nostro lavoro anche se siamo ben consci che attualmente un gruppo non vive sulla vendita dei propri albums, ma sui biglietti staccati ai concerti e sulla vendita del merchandising.
Samuele: l’obiettivo del bonus disk è quello di spingere il nostro pubblico ad essere più partecipe ai nostri concerti, ad imparare le canzoni e a cantarle con noi. Amiamo il rapporto diretto con il pubblico, interagire con tutti. Io in particolare cerco proprio il contatto con i fans, cerco il loro sguardo, la loro costante partecipazione.
Cosa bolla in pentola in casa Solid Vision? L’incisione su disco di un vostro concerto? La preparazione di un nuovo album?
Samuele: Ti posso anticipare che, anche se siamo nel pieno della promozione di ‘Sacrifice’, stiamo gettando le basi del nostro prossimo lavoro, sia per quanto riguarda le linee vocali che per quanto concerne i riff. Abbineremo la potenza alla melodia spostandoci verso il new metal, poi chissà. Adesso come adesso i presupposti sono questi. In questo periodo il nostro terzo lavoro rappresenta la priorità: abbiamo recentemente registrato un videoclip per "Apocalypse" che in questi giorni è in fase di montaggio quindi aspettatevelo in rete per le vacanze natalizie.
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