Docker's Guild
Ciao Douglas, benvenuto sulle pagine di Hardsounds. Presentati brevemente ai lettori. Un caloroso ciao a tutti voi di Hardsounds e a Fabio in particolare! E’ un vero piacere essere qui. Beh, sono un tastierista e pianista franco-americano e sono cresciuto in Italia, paese che adoro e dove sono sempre tornato dopo le mie scorribande internazionali. Ho fatto quasi tutti i miei studi qui, prima il Conservatorio a Torino (1989), poi il diploma di tecnico del suono all’APM di Saluzzo (1991). Subito dopo sono andato a Los Angeles dove ho frequentato il Keyboard Institute of Technology al Musicians Institute di Hollywood. Subito dopo ho avuto la fortuna di entrare nei Biloxi proprio nel loro momento di maggior successo (1993-1994), nel periodo dell’album Let the Games Begin, che ottenne recensioni e premi straordinari per l’epoca. In Italia sono forse conosciuto soprattutto per aver fondato i Disco Inferno, gruppo di disco music che nulla ha da spartire con il nostro amato hard rock, anche se le radici sono le stesse (il rhythm & blues!). Al di fuori della musica leggera sono anche pianista classico e ultimamente mi sono occupato molto di etnomusicologia, in particolare le musiche rituali della Thailandia in connessione con la venerazione di demoni da parte dei musicisti thailandesi. Sembrerà strano, ma sono laureato in “demonologia musicale” e sono uno dei pochi esperti in Europa in questo campo particolare. Oggi invece mi occupo del mio progetto Docker’s Guild, una storia di fantascienza sugli eccessi della religione organizzata, divisa in diversi album, dei quali sto ora terminando il primo. Si tratta di un prog rock con venature AOR e anche qualche influenza più eterogenea, per esempio i Rockets, David Bowie e Jean Michel Jarre. La pre-produzione del tuo album ha raccolto pareri positivi in giro per il mondo. Quindi cosa pensi che si aspettino gli ascoltatori dal prodotto finito? Sì, ho avuto la fortuna di ricevere commenti molto incoraggianti, se non entusiastici, sul progetto in generale. Oltre alle varie recensioni, ho ricevuto commenti entusiastici da parte di diversi big del settore, tra i quali Joe Lynn Turner, Karl Groom, Ted Poley e molti altri. Persino da autori di best sellers di fantascienza come Kevin J. Anderson. Tutto questo non può che farmi molto piacere e mi ha convinto che sto percorrendo la strada giusta. Non posso nemmeno provare ad indovinare cosa potrebbero aspettarsi gli ascoltatori dal mio lavoro, ma posso spiegare la mia intenzione originale: quella di creare un affresco grandioso e superumano, nel quale mescolare le mie passioni per la fantascienza, la storia e la religione usando il linguaggio del prog, dell’hard rock, dell’AOR e dello space rock. Ho voluto creare l’album che da troppo tempo voglio comprare e che non trovo in nessun negozio. Si tratta quindi puramente di una passione personale, un modo per esprimere diversi temi che mi agitano da ormai molti anni. La religione è uno dei temi che sviluppi nel tuo debut. Ti va di darci la tua particolare visione? Da quello che ho capito sei perplesso dalla manipolazione che alcuni fanno della religione per dirigerla verso i loro scopi… Certo, la religione è l’argomento centrale della storia. O meglio, gli eccessi della religione organizzata, che è diverso. Tutto è nato da una vecchia canzone che scrissi ormai 20 anni fa. Già all’epoca l’ipocrisia delle religioni dogmatiche era un tema che mi provocava un grande disagio e rabbia. Ne ho scritto una canzone, “The Mystic Techoncracy”, che aprirà l’album e che dà il titolo alla storia, e che ho anche suonato live col mio gruppo di allora. Da lì è nato, un mattone per volta, il progetto Docker’s Guild. Sono particolarmente disturbato dalle tre religioni monoteistiche o abrahmiche. Trovo inconcepibile come tre religioni fondate sull’amore e sulla compassione siano degenerate, quasi da subito, in tre macchine generatrici degli orrori più indescrivibili. Da 4000 anni ci tiriamo dietro questo peso osceno e nessuno fa nulla. Anzi, più commettono atrocità, più trovano fedeli disposti a giustificarli. Questo la dice lunga, purtroppo, sulla natura dell’essere umano. Basta vedere l’ultimo scandalo sulla pedofilia. Improvvisamente arrivano centinaia di migliaia di persone a difendere il Papa, mentre nessuno muove un dito per le vittime di questi abusi. Siamo in pieno delirio. Ora la questione è, perché tutto questo? Io mi sono inventato una risposta, quasi per gioco, e cioè che la religione è stata impiantata a livello genetico da una razza aliena tecno-organica che considera l'umanità come una minaccia. Hanno quindi programmato questo sistema di autodistruzione, contro il quale l’umanità non può fare nulla. Vorrei anche precisare che non ho nulla contro chi crede e pratica la propria fede in maniera sincera e coerente. Io stesso sono buddhista da ormai oltre 10 anni e mi considero una persona abbastanza spirituale. E’ l’ipocrisia che trovo insopportabile. Mi puoi parlare degli altri argomenti che tocchi? Certo. Intanto ci sono e ci saranno, forse ancora di più nei prossimi album, riferimenti all’alchimia, allo Gnosticismo, all’Ermetismo e a diverse correnti esoteriche. Il simbolismo ha una parte fondamentale in questo progetto ed è quindi naturale andare ad esplorare le correnti che hanno fatto dei simboli la loro ragion d’essere. Ci sono anche riferimenti alle mie influenze non musicali, per esempio i fumetti Marvel, gli anime giapponesi, ma soprattutto alla fantascienza “vintage”. Flash Gordon, Buch Rogers, Raumpatrouille, Spazio 1999, e tanti altri. Sono molto appassionato di retro-futurismo, cioè di macchine, invenzioni, luoghi, design e arte che 50 anni fa sembravano rappresenare il futuro, e poi la realtà a dimostrato tutto il contrario. Tutto questo progetto è un tributo all’arcaico, all’obsoleto. Anche a livello musicale e storico. Vado spesso a cercare avvenimenti oscuri e misteriosi, o forme musicali completamente dimenticate e che rispolvero e riciclo nel mio linguaggio. Nel primo album per esmpio ci sono alcuni esempi di “discantus” o di “organum parallelum” medievali. Hai una bella serie di ospiti dall’alto tasso tecnico, ti va di raccontarci come ti è venuta questa idea? E’ stato un percorso difficile riuscire a coordinare ed assemblare i contenuti realizzati da persone così distanti fra di loro? Beh, tutto è nato da una serie di delusioni nel tempo. Era dal 1990 che cercavo di coinvolgere amici e colleghi per sviluppare questo progetto, senza mai riuscire a comunicare e a vendere l’idea. Questa è stata la parte difficile, la mia “traversata del deserto”, se vogliamo. Quando nel 2007 ho deciso di portare a termine quest’odissea, mi sono reso conto che non dovevo convincere nessuno, tranne me stesso, e decisi che questo sarebbe stato un progetto di caratura internazionale con una produzione stellare, ospiti di tutto rispetto e un packaging all’avanguardia. Una volta convintomi di tutto questo, il resto è stato facile. Tra contatti a freddo (John Payne, Tony Mills e Jeff Watson), amici comuni (Goran Edman e Gregg Bissonette), e alcuni collaboratori di vecchia data (Tony Franklin), ho messo su una line-up ideale per questo album. Hanno accettato tutti con entusiasmo, e l’unico che ha dovuto ritirarsi è stato Ted Poley, per problemi di tournée. Avrei anche voluto David Glen Eisley, ma è sparito dalla circolazione. Introvabile. Per quanto riguarda la parte organizzativa, è un processo lungo, a volte tedioso, soprattutto nella preparazione, ma quando arrivano i risultati le soddisfazioni sono enormi e tutto viene ricompensato. Essendo poi una persona molto organizzata fino al maniacale, questa è una parte che riesco a gestire discretamente bene. Non vedo l’ora di poter sentire il cd finito. Quando pensi che sarà la data di uscita? Hai già contatti con qualche casa discografica per la pubblicazione? Parlavo proprio oggi con Simon Hanhart che mixerà il CD. Le registrazioni saranno terminate per l’estate, poi il mixaggio a settembre/ottobre, e poi... il grande salto nel buio! Una delle canzoni che ho potuto ascoltare era una cover del mitico Duca Bianco. Come mai hai coverizzato “Loving The Alien”? Sono contento che hai notato questa scelta, uno dei pochi finora! Bowie è il mio idolo assoluto, il mio maestro in ogni cosa musicale, e a volte anche non. E’ un genio a tutto tondo e continua ad ispirarmi ancora oggi. Più del prog, più del metal. “Loving the Alien”, soprattutto a livello di testo, ha influenzato parecchio la direzione di questo progetto, e mi sembrava quindi logico inserirla nell’album. Sogniamo un po’. Quale sarebbe i/il musicista che vorresti in un tuo prossimo album? E dove ti piacerebbe fare un concerto? Alcuni sono già “prenotati”, sempre che i rispettivi impegni lo permettano. Molto probabile la partecipazione di Ted Poley e di Joe Lynn Turner, anche se è tutto da confermare. Sognando proprio invece... Bowie alla voce, Keith Emerson alle tastiere, Chris Squire al basso. E poi un sogno da ragazzino... riuscire a far suonare i cinque Rockets originali sullo stesso album, anche magari non sullo stesso pezzo. Chissà... So che hai partecipato in una canzone del debut album degli Shining Line. Ci puoi dire come è nata questa collaborazione? Sei rimasto positivamente colpito? Pensi di ripetere collaborazioni in futuro magari con la stessa band o con altri? Bellissimo progetto. E’ stato un onore per me parteciparvi. Sono stato contattato da Pierpaolo Monti che conoscevo già perché aveva scritto una recensione sui Biloxi. Io compaio alla fine del brano “Strong Enough”, dove ho fatto un arrangiamento di tastiere che ricorda l’Emerson più epico, o anche Geoff Downes. Ma tutto l’album è straordinario. Ultimamente l’Italia sta dando molto soprattutto nell’AOR e spero davvero che questo movimento venga riconosciuto al più presto anche all’estero. C’è una montagna di talento qui. Siamo ben lontani dai tempi di “Metal Italia” (1985)! Per quanto riguarda altre collaborazioni, finora mi sono tenuto un po’ in disparte, troppo preso dal progetto Docker’s Guild. Mi farebbe piacere però contribuire un po’ di più al colorito mondo del prog e dell’AOR, o anche del metal melodico, come tastierista. L’intervista finisce qui. Grazie del tempo che mi hai concesso e spero di poter recensire presto il tuo debut… Grazie a voi di avermi dato questo spazio. Un saluto anche ai fans che invito a visitare regolarmente i siti MySpace e Facebook per tutti gli aggiornamenti. A presto con il CD terminato!
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