Stavolta le vostre idee sono confluite in un numero di tracce minore, ma di lunga durata. In ogni caso i contrasti tra momenti riflessivi ed altri più forti, che forgiano il vostro trademark, non mancano. Com'è nata e si è evoluta la gestazione di questa vostra nuova creatura, e quali, le principali differenze tra questo terzo cd e i precedenti?
C: Dopo la produzione e l'uscita di "Egodrive", dove la maggior parte dei brani erano entro i 4 minuti e tutti con un bpm molto alto, abbiamo sentito la necessità di produrre tracce diverse, con un'altro colore ed intensità. Siamo partiti con l'idea di creare brani dall'incedere lento e pesante, quindi necessariamente più lunghi. Abbiamo deciso di sviluppare il brano in ogni direzione, senza preoccuparci di un eventuale durata eccessiva. Potremmo dire che "2 degrees of separation" sia una via di mezzo tra il nostro primo album "Human Indu[B]strial" ed "Egodrive". Siamo una band molto produttiva, e abbiamo iniziato a scrivere i nuovi brani già dopo meno di un anno dall'uscita di "Egodrive" (2008).
In che modo avete acquisito quell’identità, che se da un lato vi tiene ancorati a bands quali Godflesh, Aphex Twin, Ministry, NIN, dall’altro permette di rendervi unici in questo contesto musicale?
C: In verità, noi siamo nati così, inizialmente senza seguire un'ideale o una band di riferimento. Abbiamo iniziato a suonare insieme solamente con l'ausilio di una drum machine, pensa che la nostra idea era di fare musica psichedelica! Dopo circa un'anno di improvvisazione, abbiamo capito che c'erano le basi per portare avanti un progetto come DEFLORE, senza batterista ne voce, ma con le infinite possibilità offerte dall'elettronica. Da quel momento abbiamo percorso la nostra strada incontrando infinite difficoltà (sia tecniche, che comunicative con il pubblico), ma questo non ci ha scoraggiato, anzi direi che ha forgiato il nostro stile e soprattutto la nostra attitudine e dopo 10 anni eccoci qui.
C’è un disco in particolare che per voi rappresenta la bibbia dell’industrial/elettronica, od ognuno a suo modo ha contribuito a qualcosa, nello sviluppo del genere? Pensate che la musica dei Deflore, da qui a svariati anni, verrà ricordata oppure semplicemente dimenticata?
C: Anche se la nostra musica non deriva in alcun modo dall'ascolto della scena industrial precedente (che ho pian piano scoperto negli ultimi 5 anni), per me il disco fondamentale dell'industrial anni 90, ovvero dell'industrial/metal è senza dubbio "Psalm 69: The Way to Succeed and the Way to Suck Eggs" dei MINISTRY! Per correttezza devo citare anche "Streetcleaner" e "Selfless" dei Godflesh, sencodo me precursori dell'ibrido elettronica/metal. Per quanto riguarda la musica dei DEFLORE, la nostra speranza è che verrà ricordata dagli appassionati ed "esploratori" musicali; da tutti quelli che continuano a cercare per trovare nella musica sempre qualcosa di nuovo. Pensiamo di produrre musica profonda e con un forte valore intrinseco; i nostri tre album rappresentano la nostra storia personale e le nostre vite (quasi completamente dedicate al progetto DEFLORE), quindi il giusto riconoscimento per tanto sacrificio, sarebbe essere ricordati o addirittura d'ispirazione per future band.
In che modo trasponete le vostre visioni in musica, e come decidete poi i titoli dei brani? Come mai ad esempio, l’opener del vostro ultimo disco si intitola La Guerra Degli Orsi?
C: In linea di massima i titoli dei brani nascono insieme al brano stesso, raramente vengono assegnati in un secondo tempo. Ad esempio per quanto riguarda "La Guerra degli Orsi", il titolo deriva dall'utilizzo del campione tratto dalla "guerra dei mondi" di Orson Wells durante la parte centrale del brano, e con un semplice gioco di parole è diventato La guerra degli orsi. : )
I vostri concerti devono essere davvero molto particolari: quanto tenete alla totale riproduzione fedele del disco/brani? Capita a volte di improvvisare su un pezzo, e inserire nuovi loops, accortezze o proporlo in una veste differente?
C: Durante i nostri live set, cerchiamo sempre di riprodurre i brani nel modo più fedele possibile, anzi direi che dal vivo la nostra musica rende molto di più, molti watt = godimento elevato. Cerchiamo di suonare e riprodurre live il maggior numero di strumenti, grazie anche ad un utilizzo massiccio dei loop recorders e sampler. Quando abbiamo le mani libere dallo strumento acustico, suoniamo i sintetizzatori, la radio a onde corte e qualsiasi cosa ci ispira. Ciò non toglie che alcuni brani nel corso degli anni (specialmente quelli del primo album) siano stati rivisitati e riproposti in una nuova versione per i live, l'esigenza in questi casi era quella di adattare il suond dei vecchi brani alle nuove produzioni, per proporre uno spettacolo senza cali di tensione sonora.
Avete la possibilità di poter lavorare con un regista. Quale scegliereste? (Io personalmente David Lynch…)
C: Hai colto nel segno! Anche per Noi lavorare con un regista visionario come Lynch sarebbe la realizzazione di un sogno!!! Il suo modo di rappresentare il mondo, la tensione e l'inquietudine che riesce a trasmettere sono sensazioni molto vicine alla poetica Deflore. Pensa che stiamo progettando la sonorizzazione di "Earaserhead", non so quando, come e se riusciremo a portare a termine questo progetto, ma ci piacerebbe moltissimo!!!
Avete mai pensato di proporre davvero la vostra musica, per qualche cortometraggio, anche in ambito underground, o nel contesto romano?
C: Si, cerchiamo la giusta occasione, sinceramente vorremo evitare di accostare la nostra musica a qualsiasi immagine. Comunque siamo aperti a proposte di qualsiasi tipo, quindi fatevi sotto!!
Siete entrambi autodidatti? In che modo vi approcciate al songwriting, preferite buttare giù lo scheletro di un brano prima e poi arrangiarlo meticolosamente, oppure…in un altro modo?
C: Tutta la nostra musica nasce dall'improvvisazione in sala. Lavoriamo su loop di batteria e improvvisiamo per ore (quando troviamo il giusto sound), registriamo il tutto, poi con calma si riascolta, si analizza, si scartano delle parti e si ricomincia ad improvvisare per trovare passaggi e fraseggi da inserire nel brano. Solo in un secondo momento la traccia prende forma, con la sua struttura (che cerca sempre di rispecchiare la forma improvvisata da cui è nata) e l'aggiunta di linee melodiche di synth ecc. Tutto ciò che riguarda la ritmica e l'elettronica viene aggiunta gradualmente, durante il periodo di composizione della traccia.
Quali sono i brani che più rispecchiano la vostra personalità e a cui siete maggiormente legati?
E: Se ci riferiamo solo a questo disco direi che “Industrial Glamour” è probabilmente la nostra traccia preferita perché rappresenta una sintesi che noi riteniamo ottimale per quel che riguarda la nostra musica e la direzione artistica verso cui ci siamo incamminati. Più in generale brani come “Emostatico”, “Experiment c-low” tratti dalla nostra prima release (Human Indu[B]strial, 2005) e “Saturazione”, “Servo” e “Traktotank” (Egodrive, 2008) sono probabilmente i pezzi a cui, per varie ragioni, anche “sentimentali”, siamo maggiormente legati. Senza contare che il nostro archivio di inediti e particolarità è piuttosto ampio e che ogni cosa partorita dalla nostra mente ci rispecchia in pieno.
A proposito dei vostri titoli particolari: possiamo tracciare anche un breve track-by-track di 2 Degrees Of Separation? Magari ne approfittiamo, visto che son “solo” sei: Industrial Glamour è particolare, molto curata e ricca di spunti. Sembra quasi rappresentare un inno a ciò che suonate…
E: L’opener “La Guerra degli Orsi” è il brano più veloce del disco (di cui stiamo realizzando anche il video), anche se è caratterizzato da un alternarsi di scariche ritmiche e parti quiete dub-ambient; “morbo 32” è il virus che distruggerà il mondo, quindi partenza tranquilla e melodica che si trasforma in un crescendo di distorsioni fino a raggiungere la distruzione completa e poi la quiete definitiva…; “Electropause” è un brano atipico per un disco dei deflore: pura elettronica palpitante e psichedelica senza l’ausilio di basso e chitarra, una nenia ossessiva che introduce la successiva “Doppiozero”:melodie di synth e piano, la cui tranquillità non fa presagire l’ossessione ritmica che segue; “Trilogy of Gas” è tutto, doom, psichedelica, elettronica e dub, quiete malsana e distorsioni pesanti; “Industrial Glamour” è la fine, 9 minuti di pura energia, elegante, sontuosa, una marcia inarrestabile verso l’inevitabile epilogo che con la sua coda di noise e archi trasporta definitivamente l’ascoltatore nel mondo DEFLORE.
In futuro vedremo collaborazioni con degli artisti? Tipo sempre sul vostro myspace ho visto che siete amici (e immagino anche veramente :-) di Eraldo Berocchi. Vi piace l’idea di un disco con varie guests?
E: Già per il prossimo futuro ci saranno sorprese in tal senso, anche se per adesso preferiamo rimanere “abbottonati”! Inoltre nel nostro archivio già disponiamo di una serie di remix di nostri brani realizzati da personaggi del calibro di Eraldo Bernocchi, Ice One e Andrea Lai che aspettano solo l’occasione giusta per essere pubblicati.
Per i saluti finali vorrei chiedervi una cosa. Il vostro merchandise è ricco, ma magari non è mai abbastanza troppo in mostra. Il vostro ultimo cd è uscito in 2 versioni, di cui una specialissima. Uno dei vostri precedenti lavori è uscito addirittura in vinile. Inoltre avete delle shirts, e siete presenti in molti canali sul web. Se volete potete approfondire e farvi tutta la pubblicità che serve, anche dei prossimi appuntamenti dal vivo (e sennò a cosa serve una webzine?)
E: Per quello che riguarda i nostri dischi, sono disponibili tramite i consueti canali web (e il sito della Subsound Records) e distribuiti da Goodfellas, per cui non ci sono problemi di reperimento! Per il merchandise in senso stretto si può acquistare tramite internet e naturalmente ai nostri concerti che prenderanno ufficialmente il via in autunno per la promozione di “2 Degrees of Separation”. Stay tuned!!
Commenti