CENTVRION
La band marchigiana che ha scritto pagine importanti della storia del metallo italiano a cavallo tra la fine degli anni '90 e i primissimi anni 2000 ha attraversato svariate vicissitudini costringendola ad un lungo periodo di silenzio discografico. Oggi, dopo un riassetto della line-up, i Centvrion sono ritornati prepotentemente sulle scene per cercare di riconquistare un ruolo di primo piano rilasciando un prodotto molto competitivo dal sound potente e cristallino, assolutamente coerente con lo spirito battagliero del gruppo. Abbiamo parlato di questo e altro con Roberto 'Robo' Cenci, il nuovo vocalist che ha preso il posto dello storico Germano Quintavà.
Ciao Roberto, grazie innanzitutto per la disponibilità. Mi sento di porgervi i complimenti, ottime canzoni con un sound che non avevo mai sentito aggressivo e tagliente nelle vostre precedenti uscite, un sound che si sposa perfettamente con la struttura musicale esaltando in pieno i concetti espressi nelle liriche, non più strettamente legate alle tematiche belliche o riferenti all’Impero Romano, ma anche a fatti di attualità. Avete fatto ricorso ad un produttore oppure ve ne siete occupati in prima persona? Ciao e grazie a te per lo spazio che ci concedi e per i complimenti! Comincio col dire che tutta la stesura del disco è avvenuta in maniera abbastanza naturale...il sound che senti è sicuramente quello che incarna la nuova formazione. Nulla di avanguardistico o sperimentale, questo è certo. Ma questa è la nostra anima, il nostro modo di approcciare alla musica e, per questo disco, abbiamo deciso di non staccarcene. Abbiamo fatto tutto da soli, consci dei nostri mezzi e anche di quello che un fan medio dei Centvrion si sarebbe aspettato dal nostro ritorno sulle scene. 'V' doveva essere un punto esclamativo, la degna riaffermazione della band nel panorama italiano, senza mezze misure, e credo che ci siamo riusciti. Per quello che riguarda testi e tematiche, ho cercato di mettermi dalla parte dei fans e di analizzare quello che il nome Centvrion ha significato e significa nel metal italiano, pur non scendendo a compromessi con l’idea che la gente si possa fare o aver fatto della band. E’ vero, non ho scritto testi strettamente legati al tema bellico o all’ Impero Romano, e sono contento tu l’abbia notato! Questo perché c’è comunque, nella tradizione, il desiderio implicito di rinnovarsi, e soprattutto perché avevo qualcosa da comunicare che esulava dalle tematiche sopracitate. In certa misura il tema bellico è qualcosa che, disgraziatamente, fa parte anche della nostra attualità, ma una buona parte dei testi riflette la nostra volontà di farci risentire dopo un lungo periodo di silenzio, le domande che ci siamo fatti, attacchi precisi a certi individui che ci davano per "finiti", o che negli anni hanno cercato di parlar male o di salire sul carro dei vincitori quando faceva loro comodo per poi lasciarti nella merda. Esistono anche significati impliciti nei testi che forse conosco solo io in prima persona, ma tutto credo abbia contribuito a generare un quadro di insieme che si attualizza nelle parole "riscatto" e "volontà".
Sono passati circa due mesi dalla pubblicazione di 'V'. Siete soddisfatti dei responsi non solo commerciali ma anche a livello di critica? Dall’estero abbiamo ricevuto recensioni entusiastiche, dall’Italia non sempre, ma alla fine ci interessa poco. Abbiamo realizzato “V” anche per noi stessi, oltre che per chi ci ha sempre supportato, e le recensioni lasciano un po’ il tempo che trovano per noi. Ovviamente siamo felici che il disco sia stato apprezzato e continui ad esserlo, alcuni lo hanno anche messo nella loro top ten del 2015, non male per un disco uscito solo a metà ottobre! Più che altro sto ragionando in questi giorni sui motivi per i quali in Italia (e, dispiace dirlo, solo da noi) il disco venga meno apprezzato, ma non sono ancora giunto ad una conclusione, quindi, rimango in silenzio finchè non ne capisco le cause. Ma, ripeto, ci interessa relativamente. Per il responso commerciale mi trovo a fare un discorso a parte... non ti nego che già il giorno dopo dall’uscita del disco, lo stesso fosse già online su diversi siti che lo rendevano disponibile gratis, e prova ne è stato il fatto che già dalle primissime date fatte il pubblico conosceva molto bene i pezzi nuovi. Ma la musica oggigiorno è così, è diventato un bene fruibile e condivisibile, volatile direi. Questo ci preoccupa relativamente. Sappiamo bene che purtroppo possiamo farci ben poco e non abbiamo mai puntato a vendere milioni di copie; per noi l’importante è che la nostra musica possa essere ascoltata mediante più canali possibili. Ovviamente un fan vero compra il disco, che oltretutto abbiamo deciso di rendere disponibile a prezzi umani, diversamente da ciò che altre bands, più o meno note, fanno.
Non riesco a trovare tracce filler nel vostro nuovo cd, segno della notevole cura che avete riposto in ogni singola traccia. Pur mantenendo un approccio molto diretto come da vostra tradizione, il lavoro non risulta eccessivamente omogeneo, avete dato importanza sia a brani di chiara matrice speed/thrash ad altri dal ritmo più controllato, con l’inserimento di una ballad, molto epica e ricca di pathos. In 'V' c’è comunque un brano che secondo te rappresenta più di altri la raison d’étre dei Centvrion? E’ difficile rispondere a questa domanda, tutte le tracce più o meno ci rappresentano, ma se parli di raison d’etre, credo che "Burnin’ Pyres" sia la song più rappresentativa per noi. Oltre (se ricordo bene) ad essere stata l’ultima scritta in fase di gestazione, il testo descrive molto bene il nostro stato d’animo riguardo alla nostra musica e al nostro desiderio che questo non sia un capitolo conclusivo ma anzi un nuovo inizio. "I won’t be the last one to turn off the fire of these burnin’ pyres": la pira bruciante siamo noi, e brucia del nostro desiderio di non fermarci. Un concetto espresso in parte anche in "Non Omnis Moriar", dove ci chiedevamo se il nome Centvrion sarebbe stato ricordato. L’affetto dei fans ci ha dato ragione, e se "Non Omnis Moriar" era la domanda, "Burnin’ Pyres" è la risposta. Non è stato un caso che abbia deciso di renderla la traccia conclusiva, come mood l’ho subito associata a "One Shot At Glory" di 'Painkiller' [Judas Priest, ma non dovremmo manco dirvelo, ndFrago] e credo sia anche un bellissimo colpo di coda alla fine del cd.
Se non vado errato tu sei entrato nei Centvrion nel 2010 quando già erano passati cinque anni dall’uscita di 'Invulnerabile' e altrettanti ne sono trascorsi prima di arrivare al vostro quinto lavoro. A cosa si può imputare questo silenzio discografico? Rapporti con la precedente etichetta? Tensioni interne? Impossibilità di potervi dedicare a tempo pieno nell’attività della band? Ovviamente non sei il primo a fare questa domanda, la curiosità sulle motivazioni era tanta e negli anni non abbiamo fatto troppi comunicati stampa o annunci in merito. Non siamo la classica band che pubblica un aggiornamento per ogni pelo del culo che si muove, ahahahaha! Ad ogni modo, la risposta che ho sempre dato e continuo a dare è stata questa: vita. Nel corso degli anni, pur non essendoci mai fermati, abbiamo dovuto far fronte alla consapevolezza di diventare maturi e a ciò che questa maturità comporta nella vita di ognuno. La musica non ci da da mangiare e le priorità nella vita di una persona spesso sono altre. Parlo di lavoro, famiglia, scazzi più o meno importanti che tutte le persone si trovano loro malgrado ad affrontare e che portano inevitabilmente a dei ritardi. Questi sono stati anche i motivi che hanno portato ad alcuni avvicendamenti all’interno della band. C’è chi aveva perso lo spirito giusto, chi non aveva modo di continuare, come invece c’è stato chi, nonostante le avversità della vita, ha sempre considerato i Centvrion una priorità. Personalmente alcuni di noi hanno passato dei brutti momenti personali che hanno distolto per un attimo l’attenzione primaria sulla band, ma era inevitabile se non ragioni più come un ragazzino alle prime armi. Tolto questo, non ti nego che certi pensieri portano anche all’inattività forzata, ma lo spirito rimaneva sempre alto in ognuno di noi. Ecco perché, quando si è presentata una seria occasione con l’SG Records, le cose hanno avuto una inaspettata accelerazione, trovandoci tutti pronti e determinati. Da non sottovalutare poi il fatto che quando un membro della band esce e uno nuovo vi entra, va considerato un periodo di assestamento in cui è necessario ritrovarsi musicalmente, capire cosa la band vuole fare e come i nuovi entrati sono in grado di dare con il loro proprio stile. Giovanni e Leonardo hanno portato nuove idee al sound, e il bel risultato che abbiamo ottenuto è merito anche di questi rinnovati input. Poi ci sono state anche le classiche sfortune che capitano ad ogni band, registrazioni saltate, un certosino lavoro di mixaggio...insomma, i classici tempi tecnici.
Come mai la scelta è ricaduta sulla SG Records? Con Marco dell’SG ci conosciamo da anni. Condividiamo la stessa scena musicale regionale e abbiamo seguito il loro lavoro con interesse nel tempo. Sarei falso a dire che non avevamo contatti anche con altre labels, ma spesso caduti nel vuoto alla resa dei conti (ecco un altro motivo per la lunga attesa dell’uscita del disco). L’SG si è dimostrata determinata e impaziente di far uscire 'V', sta lavorando molto bene in fase di promozione e il nostro è un contatto diretto e di amicizia che possiamo toccare con mano essendo della stessa zona geografica. Molti l’hanno vista come la soluzione più comoda, ma alla fine il lavoro che stanno facendo è importante e in linea con gli accordi che abbiamo preso, differentemente da chi prometteva mari e monti senza dare nulla alla fine. Il disco è uscito ed era ciò che volevamo.
Puoi spiegarci qual è stato il percorso che ti ha portato a divenire il nuovo vocalist dei Centvrion? Seguivi la band e quindi eri già in contatto con loro? Hai partecipato a delle audizioni? Il nome dei Centvrion nella nostra regione è noto da anni, così come in tutta Italia, ma prima di entrare nella band, personalmente non li avevo seguiti tanto. Ricordo di averli visti live 3 o 4 volte, erano la band in cui "il cantante faceva (male, a mio avviso) la cover di Painkiller". Avevo cominciato a cantare solo da 2 o 3 anni, e avevo diverse tribute band, tra cui una dei Priest (Sons of Judas, con la quale siamo ancora in costante attività) e Emanuele (Beccacece, batterista nei Centvrion al tempo), mio grande amico, mi contatta un giorno per sapere se ero disponibile a coprire Germano per 2 o 3 date visto che lui non poteva esserci. Era il primo gruppo di inediti che mi chiamava, una band che ho scoperto poi essere molto nota, e ho preso l’impegno con estrema serietà e, lo ammetto, anche con un po’ di timore reverenziale. I ragazzi mi hanno subito messo a mio agio, ho imparato la setlist in poco tempo e ho fatto credo 3 prove. Non mi sembra che abbiano contattato altri cantanti, quindi presumo debba essere stato proprio bravo ahahahahaha! Ad ogni modo, dopo la terza prova, sentivo l’esigenza di chiedere a Germano, non conoscendolo affatto e non avendolo mai visto alle jam, certe piccolezze su alcune linee vocali e lì mi hanno detto che Germano non faceva più parte della band e cercavano un nuovo cantante. Lì è arrivata la proposta che ho subito accettato... una data a Gorizia e due a Roma sono state il battesimo, e da lì abbiamo continuato!
Potresti ricapitolare brevemente le tue esperienze musicali prima di raggiungere i tuoi nuovi compagni e cosa ti hanno portato in dote? Ho cominciato a studiare chitarra quando avevo 12 anni, ho messo su con alcuni amici una primissima band metal dopo pochi anni, sempre come chitarrista. Ho continuato a studiare chitarra elettrica, classica e solfeggio per anni e come ti dicevo mi sono scoperto cantante quasi per caso, quando ho insistito per entrare nella tribute band dei Priest della quale ti accennavo prima. La musica è sempre stata parte della mia vita sin da piccolo, a 3 mesi mio padre mi faceva già sentire i Beatles da cuffie più grosse di me, quindi con questo imprinting era indubbio che volessi continuare per questa strada. Anche oggi ho altre 5 bands oltre ai Centvrion, tra cui i Neurotics, band giovanissima e talentuosa con la quale nel 2015 abbiamo prodotto il primo EP, 'Reptilia'. Credo che la cosa più importante per un "musicista" (le virgolette sono d’obbligo) sia confrontarsi con quanti più musicisti possibili, cercare di analizzare ogni singolo strumento e saper comunicare agli altri membri della band come hai idea di far suonare certe parti con precisione. L’ascolto di altre band è essenziale, vederle live idem e anche sapere come si svolgono i live, dalla preparazione alla messa in atto vera e propria. Niente deve essere sottovalutato. Quindi credo che al di là delle doti puramente tecniche, del talento vero o presunto, la cultura musicale debba essere la base di tutto. Anche il più piccolo particolare può rivelarsi importante in futuro, quindi non bisogna mai smettere di informarsi e di imparare.
Trovo il tuo stile canoro strettamente ancorato allo screaming tipico del metal anni ’80, molto halfordiano. Consideri Rob Halford una delle tue principali influenze? Ci sono altri cantanti da cui prendi spunto, anche da generi musicali che esulano dal metal? Credo sia innegabile che Halford per quello che riguarda la scena metal sia la mia influenza principale, ma essendo un onnivoro musicalmente parlando, cerco di far affiorare tutti i miei ascolti, se non altro diversificando gli stili. Su 'V' ci sono parti cantate à la Halford e altre no, tutto secondo quello che il pezzo credo necessiti al momento. Ovvio che il trademark dei Centvrion sia soprattutto quel tipo di voce, ma non ho mai puntato a raggiungere la nota più alta o altre cazzate simili. Dal vivo prediligo cantare bene più che essere un animale da palcoscenico, voglio essere soddisfatto di quello che faccio e non solo di come mi muovo. Un minimo di studio della vocalità è importante, ma consiglio sempre di evitare un’impostazione troppo rigida, altrimenti in una serata un po’ fuori forma sei fottuto! Sicuramente mangiare sano, evitare fumo ed alcool e dormire tanto alla fine paga, ma non fa per me ahahahaha! Tornando alle influenze, per quello che riguarda il metal sono sempre stato affascinato da Ronnie James Dio e dalla sua incredibile capacità di mantenere la voce pressochè inalterata nel tempo nonostante l’età che avanzava, e da Glenn Hughes, col suo timbro e la sua fantastica versatilità, così come da Matthew Barlow e da Jorn Lande. All’infuori del metal considero Freddie Mercury la più bella voce mai esistita e fare altri nomi con precisione mi risulta difficile… sappi che seguo ed apprezzo ogni tipo di musica, da quella medievale a quella indiana, dal flamenco al blues, dall’opera alla classica, e se qualche influenza dovesse venir fuori, sicuramente non me ne rendo conto! Però ogni cosa lascia un piccolo segno…
Come giudichi attualmente la scena heavy metal di tipo più tradizionale del nostro paese? Secondo te quali possono essere attualmente le bands nostrane che possano ritagliarsi uno spazio importante oltre confine grazie alla qualità delle loro uscite discografiche? Non mi piace fare nomi, credo che si rischia di lasciare fuori tante bands meritevoli…facendo un discorso generale posso dire che l’Heavy più tradizionale, l’underground, è in grosso fermento, e in Italia e all’estero ci sono moltissime band degne di nota. Purtroppo la facilità con la quale oggigiorno si registra un disco e l’enorme quantità di materiale che internet mette a disposizione di chi vuole approcciarsi alla musica creano anche dei mostri. In parole povere, esce tanta roba buona, ma anche tanta merda. In più noto soprattutto in Italia, quella che definisco senza mezzi termini "la sindrome del cazzo piccolo". Tutti vogliono suonare in modo più veloce, più tecnico, più pesante di tutti gli altri, ed è una guerra persa in partenza. Trovo nettamente migliore la Strana Officina degli anni 80 che i Pinco Pallino di oggi, anche se con una produzione mille volte migliore e una conoscenza strumentale più elevata. In certe realtà si perde la passione, il cuore con il quale si facevano una volta le cose. Ok l’attitudine, ok la preparazione tecnica, ma non basta a fare musica di qualità. La scomparsa di Lemmy e la conseguente fine dei Motorhead ha lasciato un vuoto enorme nel panorama rock/metal internazionale. Quanto è stato importante per voi uno come lui come attitudine e per la vostra formazione artistica? Mentre ti sto rispondendo leggo la notizia anche della morte di David Bowie, che per quanto non abbia mai seguito più di tanto, rimane una grave perdita. Credo che la scomparsa di Lemmy, oltre che alla fine dell’icona, debba far riflettere tutti noi. Il metal, come qualcuno ha scritto, deve cominciare a fare i conti con sé stesso. Le vecchie glorie e i padri ispiratori di tutti non sono immortali e credo sia giusto domandarsi se ognuno di noi, nel proprio piccolo, può fare lezione di ciò che hanno insegnato. Al di là dell’attitudine che lascia un musicista come Lemmy, coi suoi eccessi che non necessariamente debbano essere seguiti, il suo è stato un esempio di coerenza e anticonformismo che non trovo in molte bands attuali. Vedo gruppi cambiare genere o stile solo perché va di moda, altri ripetere pedissequamente le orme del passato senza fare il benchè minimo sforzo di crescere, altre ancora appoggiarsi ai responsi della gente sui social network o dei gestori dei locali per decidere che strada percorrere. Non credo sia demagogia dire che se ti fai influenzare dall’opinione degli altri non potrai mai essere te stesso. E’ cambiato nettamente anche il concetto di "bello", di cui trasmissioni TV e una certa stampa tendono a definire i canoni; al primo ascolto italiano dei Beatles, qualcuno disse "non faranno mai strada". Ditelo ora, ad un gruppo giovane, magari talentuoso, bombardato da quello che è considerato giusto: la band o si scioglie o cambia strada per uniformarsi alla massa. Ascolto tanti cantanti tutti uguali, stra-tecnici e preparati, ma pochi timbri davvero interessanti, e per gli stessi motivi. Per cui, dopo questa lunga digressione, concludo dicendo che la vita di Lemmy, così come quella di molti altri come Chuck Schuldiner, debbano essere da esempio non tanto per lo stile di vita, quanto per una coerenza non intaccabile. E’ quella che sento di trovare nei Centvrion, al di là se echi di una qualsiasi canzone dei Motorhead li potrete sentire in qualche brano presente o futuro.
Oltre al cambio di vocalist e del batterista anche Luciano Monti, uno dei membri fondatori assieme al fratello Fabio, ha deciso di porre fine alla sua esperienza nei Centvrion. Puoi dirci se la sua scelta è dovuta allo scopo di avere lo spazio necessario per dedicarsi ad altri eventuali progetti musicali e quindi proporre qualcosa di differente incompatibile con l’attività della band o le ragioni stanno altrove? Diciamo pure che le ragioni stanno altrove, come dici tu. Ma sono motivazioni personali che esulano dal discorso band, quindi non voglio rivelarle. Fatto sta che comunque Luciano è stato una parte importante del percorso della band in passato, specialmente per quello che riguardava il lavoro di promozione. Ma, ad essere franco, non ci siamo strappati i capelli alla sua uscita. Io non li avevo nemmeno prima ahahahaha!
Per la promozione di 'V' è stato pianificato un tour? Contate di suonare anche in altri paesi europei, come band di supporto o da headliner? Non direi che esiste una pianificazione. Quello che vorremmo evitare è semplicemente di suonare ad ogni costo in ogni situazione che ci viene proposta. Senza peccare di vanità, a prescindere dal cachet, ci interessa suonare nei posti giusti al momento giusto, non vogliamo accontentarci. Converrai con me che al giorno d’oggi in Italia è un’impresa quasi impossibile, ma è finito il tempo, almeno per una band con una carriera ormai ventennale alle spalle, di prostituirsi. I pub e le feste della porchetta non fanno per noi. Ripeto, non è meramente una questione di soldi. Ci interessa molto di più suonare (come è ad esempio avvenuto diverse volte in Umbria o in Abruzzo) davanti ad un pubblico ricettivo e in location organizzate ad hoc anche con pochi soldi piuttosto che macinare date su date in ogni incrocio stradale per fare cassa. Per il discorso estero, ce lo auguriamo! I Centvrion non hanno mai suonato al di là dei confini nazionali e mi auguro che 'V' ci apra anche questa possibilità. Ma difficilmente ci vedrai su un palco con la classica formula "pay to play" che utilizzano molte bands oggigiorno, di spalla a grossi nomi. Ok, oggi funziona così, ma se dovesse capitare ne dovrebbe valere davvero la pena.
Per il futuro avete già idee sul nuovo materiale da proporre? Pensate di mantenere lo stesso approccio musicale o c’è da attendersi qualche novità? Qualche riff è già stato scritto da Fabio e Luca e non vediamo l’ora di metterci le mani! Non vorremmo saturare il nostro nome tirando fuori un disco all’anno, ma sicuramente non abbiamo intenzione di fermarci ora. Posso dirti da subito che è già in programma un progetto, che rimane top secret e che speriamo di poter realizzare a breve, e credo che molti fans non aspettino altro. Per nuovo materiale, non so dirti in che direzione ci muoveremo… come ti dicevo le influenze che vorrei inserire nel sound dei Centvrion sono tantissime, ma non tutte potranno trovare il loro giusto posto. Rimaniamo fedeli alla linea con l’implicita voglia di rinnovarci sempre e comunque, a partire dalle tematiche fino alla produzione, ma se i nuovi innesti dovessero suonarci troppo forzati non avremmo problemi a gettare tutto al macero e ricominciare. Insomma, sono curioso io per primo nel vedere cosa uscirà fuori ahahaha! Ti ringrazio a nome di tutta la band per lo spazio che ci hai concesso. Consiglio a tutti di dare un ascolto al nostro nuovo V e rimando tutti i fans alla pagina facebook del gruppo, dove pubblicheremo aggiornamenti e tutte le nuove date. Join the V Legion!
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