BURIED INSIDE
Autori di un disco eccezionale, "Spoils Of Failure", i Buried Inside si confermano band intrigante anche in sede d'intervista. Abbiamo incontrato Andrew Tweedy, uno dei due chitarristi della band. Ciao Andrew. Innanzitutto, congratulazioni per il gran lavoro fatto con "Spoils Of Failure". E' presto per dirlo, ma credo finirà sicuramente nella mia personale top ten di fine anno. Detto questo, parliamo della genesi del disco. Quattro di distanza dal precedente "Chronoclast". Come mai tutto questo tempo tra un disco e l'altro? Siamo stati in giro. Abbiamo fatto diversi concerti dopo l'uscita di "Chronoclast", e solitamente non scriviamo mai quando siamo in tour. Così, abbiamo cominciato a comporre nella primavera del 2006, ed effettivamente il tempo impiegato è stato abbastanza lungo. Poi, noi scriviamo insieme. Non partiamo mai da una base proprosta da qualcuno, ma tutto nasce durante le jam in studio. Abitualmente, ci prendiamo del tempo per arrangiare i brani, ed anche in questo caso il processo ha i suoi tempi. Così, lentamente, pezzo dopo pezzo, otteniamo quello che puoi ascoltare su disco. "Spoils Of Failure" ha un titolo ambivalente. Ha a che fare con le nostre esistenze private, ma anche con quanto quotidianamente ci circonda. Quali sono nelle specifico i fallimenti di cui parlate? Per noi il fallimento ha due aspetti fondamentali: la negligenza calcolata, voluta, nel non garantire opportunità di sviluppo ai canadesi, e quello delle promesse non mantenute in merito alla opportunità che la tecnologia in generale potrebbe offrire. C'è molto da guadagnare quando non si consente alla gente di avere i servizi necessari alla propria sicurezza, per dire. Esiste una linea molto sottile tra la negligenza ed un'azione diretta ad uno scopo ben preciso. Ma è dura per questi signori togliersi il cappello davanti alla coerenza, alla responsabilità ed alla legge. A tal proposito ho trovato i testi assai affascinanti. Non è difficile affermare che li curate in modo maniacale, frutto di chi conosce perfettamente quello di cui sta parlando. I vostri temi ricorrenti sono un mondo senza speranza, le manipolazioni di massa, l'assenza totale di diritti civili ed altro ancora. Dove stiamo andando per i Buried Inside? E' da quando la band è nata che parliamo di potere, del suo utlizzo e dei suoi abusi, e di come i diritti basilari per la vita delle persone vengano negati. E' la nostra base di partenza. Questo nuovo disco si occupa di tutto quanto ha a che fare con questi temi, soprattutto di tutto quanto sta accandendo ultimanente. Attenzione, però, non penso affatto che nessuno della band pretenda di dare risposte sul dove staremmo andando. Sosteniamo solo che la direzione è sbagliata e che avanti di questo passo siamo destinati al disastro. Come mai i brani non hanno titoli? La numerazione romana ha per voi un significato particolare, oppure è solo un modo per tenere unito un cocept diviso in più parti? Abbiamo pensato che avrebbe avuto più senso lasciare ai testi in sè il loro significato, piuttosto che sintetizzarli con i titoli. Nel disco precedente i titoli erano necessari e funzionali, non nel caso di questo nuovo. Sul piano strumentale credo abbiate raggiunto un perfetto equilibrio tra l'essere melodici ma grezzi, aggressivi ed allo stesso tempo malinconici. Una bilancia con i piatti in pareggio che sputa nelle nostre orecchie l'essenza del sound dei Buried Inside. Vuol dire che avete raggiunto la piena maturità in quanto a musicisti? Vale anche per la sfera personale? Non posso parlare a nome anche degli altri ragazzi della band, ma spero solo di non avere raggiunto già il limite sia come musicista, sia come persona. Ci sono ancora molte cose da imparare su entrambi i fronti. Oggi siamo più vecchi, ma non abbiamo raggiunto ancora la maturità assoluta. Se così fosse, cosa resterebbe da fare dopo? In quanto a musicisti, avete fatto davvero un lavoro spettacolare sul piano del guitarwork. Le linee melodiche delle chitarre, associate alla voce di Nick, rappresentano il trademark della band. Come se le chitarre soffrissero e vomitassero fuori il dolore con eccezionale gusto per la melodia. Ciò avviene in modo naturale, oppure decidete qualche passaggio anche a tavolino? Avviene tutto in modo naturale durante la composizione del brani. Sinceramente, non saprei dire se raprresenta il riflesso di noi stessi nei brani, oppure se ciò è la naturale progressione che ci permette di suonare nel modo in cui facciamo. In merito al cosiddetto trademark, spesso lo possiamo considerare anche un limite in quanto i fan potrebbere voltarvi le spalle a causa di un'evoluzione a loro non gradita. Suonate solo per voi stessi? Avete mai pensato di sperimentare ulteriormente? La nostra più grande motivazione, associata all'ispirazione, è quella di suonare sempre qualcosa di nuovo senza ripetersi ogni volta. Quindi, in questo senso noi sperimentiamo. Ad esempio, ci sono diverse parti di chitarra in SOF che non avrei mai provato in passato. Fa ovviamente piacere sapere che qualcuno possa gradire quello che facciamo, ma abbiamo il "lusso" di non essere una band estremamente conosciuta. Così possiamo tirare fuori un disco ogni 4-5 anni, suonare diversamente senza correre il rischio di deludere chi abitualmente ci segue. L'artwork di SOF è molto evocativo. Ti va di parlarcene? Personalmente, mi trasmette il senso di un destino pendente, un costante pericolo, avvoltoi che volteggiano lì in alto pronti a lanciarsi sulla preda. Solitamente, non mi piace etichettare la musica, ma bisogna comunque fornire a chi legge ed a chi si appresterà a comprare i dischi un indirizzo più o meno preciso sul contenuto. Voi figurate all'interno della scena post metal. Sei d'accordo? E' una domanda a cui mi tocca rispondere spesso ed alla quale non so dare una risposta. Non saprei cosa le etichette intendano con questi termini. Il modo migliore con cui posso descriverci è dire che siamo una punk band che suona heavy, emozionalmente intensa e passionale. Musica che sgorga dritta dal nostro cuore. Boh, qualcuno lo chiama metal, qualcuno hardcore. Non saprei davvero come catalogarlo. E' prassi che una band dopo un disco nuovo parta in tour per promuoverlo. Voi? E qual è la vostra dimensione ideale, suonare in club e spazi ristretti, oppure ai festival? Vi vedremo in Europa? Attualemte, stiamo promuovendo il disco qui in Canada con alcuni release show. In Europa saremo tra settembre ed ottobre. Mentre il tour estivo lo faremo negli States. A noi piace suonare in piccoli locali, è molto più intimo. Tralasciando la musica, voi siete canadesi. Siete lì ad un passo dagli USA, ma è davvero raro avere notizia di quello che succede dalle vostre parti. E' un posto speciale in cui vivere? E' un paese molto grande. Molto freddo d'inverno dalle nostre parti, e molto caldo d'estate. Dopotutto è un bel posto dove vivere. Ci sono enormi carenze nel nostro sistema governativo(eh, sapessi nel nostro. ndr) davvero frustranti ed al limite del comico(eh, a chi lo dici. ndr), ma alla fine potremmo anche essere un paese assai peggiore di quanto lo siamo adesso(allora noi vi battiamo. ndr). Bene Andrew, è tutto. Grazie per l'interivsta e speriamo di vederci in tour. Ultima cosa, finale di rito, chiudi l'intervista come meglio credi. Grazie a te per l'interesse mostrato. Apprezziamo di cuore il supporto.
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