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BLAZE BAYLEY

Nyarlatothep: Prima di ascoltare il tuo nuovo album volevo chiederti di parlarcene un po’: qual è l’argomento? E’ un altro concept, o qualcosa di diverso?
Blaze Bayley: Beh, prima di questo abbiamo pubblicato “As Live As It Gets”, un live che è un po’ un mix, e quando l’abbiamo mixato Andy Sneap mi ha detto: ”Questo sembra più pesante e migliore di entrambi gli album in studio”, e quindi abbiamo deciso che lo studio album successivo doveva sembrare un album live. Capisci, un live album richiede circa due ore per essere registrato, ed ho pensato: ”Questo è ciò che voglio fare!”. Quindi abbiamo iniziato a lavorarci, ed io volevo scrivere un po’ più onestamente ed un po’ più riguardo i miei sentimenti personali rispetto ai primi due album, in cui stabilivo un personaggio e mi ponevo nella sua prospettiva: questo nuovo album invece parla solo di me e non ci sono altri personaggi da seguire, parla delle mie emozioni. Sono stati due anni molto difficili: dalla fine del miraggio di “Tenth Dimension” ad oggi sono stati giorni molto duri. Il mio matrimonio è finito, ho sofferto di depressione ed ho avuto problemi di alcool e droga, ho visto medici e cose del genere, insomma è stata dura. Anche con la casa discografica abbiamo avuto problemi, si è parlato di soldi, si è parlato del contratto, a volte chiedevano quando avremmo fatto un nuovo album, che a tratti sembrava impossibile. Perciò quest’album e tutti i testi sono sulle difficoltà e i problemi che ho avuto con la compagnia e nella mia vita, e penso sia molto personale. Voglio dire, tutti hanno problemi nella loro vita, quindi credo sia facile identificarsi con alcuni degli argomenti di cui parlo: tutti hanno giorni duri, tutti hanno problemi nelle relazioni. Tutti quanti in certi momenti devono decidere se restare a terra e lasciarsi morire o alzarsi e combattere, e questo è ciò di cui parla quest’album.

N.: I tuoi precedenti due album mi avevano dato una certa impressione: sembrava che ci fosse stata una grossa crescita nel songwriting e nello stile di tutto il gruppo. Il tuo nuovo “Blood & Belief” non è crescita: è evoluzione, quasi asettica, in un certo senso estrema. Cosa ne pensi?
B.B.: Penso che una delle sfide che abbiamo avuto sia stata che il batterista, Jeff Singer, ha lasciato il gruppo perché non ci credeva più; Rob Naylor, il bassista, se ne è andato perché non ci credeva più; e questo ha lasciato John Slater, Steve Wray e me da soli. Ci abbiamo pensato e abbiamo concluso che noi ci credevamo ancora: volevamo un album vivo, volevamo infondergli un’emozione, volgevamo che la musica fosse potente e dura, che le chitarre fossero forti e avessero il volume alto, doveva essere duro, questa era l’idea. Ogni cosa che abbiamo scritto è viva e segue quest’idea: di cosa parla? Qual è il sentimento in questa canzone? Qual è la storia? Beh, ogni testo si doveva fondere con la musica e raccontare esattamente quello che ha dietro, quale sia la storia. Se non si fonde non funziona. Alcune delle canzoni sono più dirette e gli si adattavano riff molto duri, e se c’è piaciuto suonarle, le abbiamo suonate di nuovo. E se la voce non trasmetteva il messaggio giusto, si rivalutava, e se era troppo dura si rifaceva più tranquilla. Ascoltavo bene la voce, e la rifacevo se era troppo o non abbastanza forte. Quindi sì, c’è evoluzione, perché abbiamo imparato molto, come nei primi due album, ma in questo non abbiamo dovuto imparare nulla dello studio o della registrazione o di noi, perché ci conoscevamo già e potevamo esporre ciascuno le proprie idee e dire: ”Fermi tutti. Questa è la mia idea: proviamo a seguirla.Penso che voi dovreste fare così. Tu prova a cambiare in questo modo”. Potevamo farlo. Sì, ci siamo evoluti e ci stiamo evolvendo.

N.: Mi sembra che in questo album ci siano parecchie influenze, anche abbastanza particolari. Voglio dire: con gli altri due album, metti il cd nel lettore e dici “Ok, questo è Blaze”. Ascolti questo, e pensi “Questo è Blaze in una maniera più completa, con qualcosa in più”. E’ questo che intendevi quando hai affermato che questo l’album che più ti rappresenta?
B.B.: Sì, lo è. Abbiamo imparato molto ora. Avevamo un’idea iniziale: volevamo due chitarre dure con vocals più melodici, e armonizzare il tutto e credo che ce l’abbiamo fatta. Quello che volevamo era costruire qualcosa di potente, memorabile e incisivo: questo è “Blood & Belief”. Qualcosa di crudo e diretto.

N.: Ci sono pezzi con passaggi anni ’80 e ’90, ma con un occhio al futuro, o è una mia impressione? Anche la voce ha meno effetti, come dicevi tu è più diretta. Mi pare un buon lavoro. Cosa mi dici dei membri che hanno lasciato la band? Avete ancora rapporti?
B.B.: Rob se n’è andato quando stavamo per iniziare il tour, era già tutto fissato, diceva che gli dispiaceva non poter fare nemmeno uno show, ma non ci credeva più. Ma sento ancora Jeff. Si è sposato ed ora fa un lavoro regolare. Jeff sapeva che per suonare dal vivo ci vogliono almeno sei mesi, è un grosso sacrificio, e ha detto “No, se è solo per far soldi ed essere famoso non è suonare Heavy Metal, perché il Metal non è questo. Il Metal riguarda la musica, il sentimento, il rapporto con le tue canzoni, e riguarda il suonare, e amare suonare, e passare attraverso l’inferno pur di continuare a suonare”. E non penso fosse pronto per questo. Capisci, non è una questione di critiche gratuite, un sacco di gente in realtà non è pronta per questo.

N.: Non credi che i tempi siano maturi per un tour dei Blaze, come headliner e non come spalle?
B.B.: Sì, sì, sono stufo di fare la spalla. Ciò che vorremmo fare ora è tornare alle radici. Questo è “Blood & Belief”. Inizieremo un tour da soli in tutto il Regno Unito. Poi gireremo alcuni festival, vogliamo provare a suonare ovunque ce ne diano l’opportunità, anche nei club, in tutta Europa. In Italia, Francia, Spagna, Germania, ovunque ci lascino suonare, anche nei locali, basta ci diano un palco, da mangiare e qualche soldo, e ci andremo! Vogliamo solo suonare: non abbiamo a che fare con MTV, non passiamo sulle grandi radio, non ce ne frega un cazzo di fare un video, perché coi soldi che spenderemmo per un video potremmo vivere un mese sul tour bus, e andare a suonare dal vivo di fronte ai fans, ovunque. Capisci, questo è quello che vorrei fare. Tutto qui. E’ così: tornare alle radici. E’ la gente ordinaria ad essere responsabile del successo di queste cose. Sono i fans a comprare gli album, sono i fans a comprare i biglietti, sono i fans a comprare le magliette, ed è questo che fa “rullare i tamburi”. Nient’altro. Non le case discografiche, non il management. Sei tu e i fans. Capisci, quando suoni dal vivo non ci sono stronzate di mercato, non è il mercato della musica, quello che importa è il gruppo e i fans. Questo è quello che m’interessa. Nei prossimi due anni faremo più di duecento concerti, ovunque potremo, e se suoneremo davanti a dieci persone vorrà dire che alla fine faremo una chiacchierata tra amici.

N.: Una domanda che ti avranno fatto migliaia di volte: riguardo il tuo passato con gli Iron Maiden, puoi dirci qualcosa di particolare, cos’è successo…
B.B.: Penso sia dipeso da qualcuno al management della Century. Io stavo aspettando di fare il terzo album, ma credo sia stata tutta una questione di soldi, le prospettive di vendite con una reunion, perché i Black Sabbath erano tornati insieme, chiaro? E qualcuno deve aver pensato “Ehi, ora possiamo farci un bel po’ di soldi, basta una bella reunion, questo è il momento giusto”. Penso sia andata così. Dopo lo split con gli Iron Maiden sono rimasto con la Century, volevo fare qualcos’altro, penso che “Silicon Messiah” fosse veramente un buon album. Penso sia un album migliore di “No Prayer For The Dying”, capisci? Credo che qualcuno alla Century Management non volesse che io lo facessi. Perché se non si concentravano del tutto sugli Iron Maiden poteva esserci qualcosa che non andava in loro come manager, quindi preferivano che mi arrendessi, me ne andassi e facessi qualcos’altro. Vedi, non avevo scelta. Questa è la mia vita e devo andare avanti.

N.: E pensandoci ora, guardando la tua carriera col tuo gruppo, la consideri una cosa in qualche modo positiva, o solo una cosa che è accaduta e basta?
B.B.: Penso solo che siamo al nostro terzo studio album, e che abbiamo un’identità, un sound definito più di qualunque altra cosa io abbia fatto. E penso che questo sia il migliore tra tutti gli album che ho fatto. Quindi se esiste un momento giusto perché la gente inizi ad ascoltare i Blaze, forse è proprio questo. Gli Iron Maiden hanno raggiunto una struttura definitiva, e io non voglio più farne parte, e ti sto dicendo che voglio fare tutto ciò che riesco. Quindi, magari qualche fan potrebbe venirci a sentire, e potrebbe piacergli la musica.

N.: In generale, cosa puoi dirci che non abbia già detto, su questo nuovo album e sull’effetto che pensi possa avere sui tuoi fan?
B.B.: Beh, sono proprio ansioso che i fan lo ascoltino, starà poi a loro decidere se gli piace o no, se è o meno un buon album; io ho finito. Capisci, i fans comprano gli album, dipende da loro. Se a loro piace, io posso dire “venite a divertirvi con noi”. A me piace, ma la cosa più importante è vedere se piace a loro.

N.: Ok, un’ultima domanda in attesa dell’uscita ufficiale: riguardo il formato di uscita, ci sarà un’edizione limitata, o qualcosa di particolare?
B.B.: No. Sarà solo l’album base. E questo perché voglio sia il più economico possibile nei negozi, in modo che chiunque possa permetterselo. Quindi anche se non si è dei fans sfegatati pronti a tutto, volevo che fosse il più economico possibile perché il maggior numero possibile di persone potesse averlo. Non ho nulla contro le edizioni da collezione, ma stavolta è diverso. Stavolta deve essere il più semplice possibile, solo la musica, in modo che la gente possa dire “Questo è ciò che avevano da dire”.

N.: Per chiudere l’intervista in modo tutt’altro che originale, vuoi dire qualcosa al nostro pubblico? Basta anche un saluto…
B.B.: Ciao da Blaze, in Italia per un tour promozionale di “Blood & Belief”.

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