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AXIOMA

Di solito evito di intervistare gruppi alla prima uscita. Spesso sono molto timidi, molte altre volte non hanno nulla da dire e le interviste vengono una schifezza. Per fortuna ci sono delle belle eccezioni, come questi Axioma da Roma, i quali hanno un primo dischetto caldo caldo chiamato 'Monolith' e non vedono l'ora di parlarne e suonarlo in giro. La parola ai componenti del gruppo. 

 
Da dove venite (geograficamente e musicalmente) e cosa avete intenzione di fare con questa nuova band? Andrea Augeri (chitarra): Io vengo geograficamente dalla Basilicata, mentre musicalmente un po' da tutta la musica. Le influenze maggiori per il sound degli Axioma vengono da band prog come Cynic, Nero di Marte od Opeth, di cui sono (siamo) grandi ammiratori, ma tutto è cominciato verso i 15 anni con i Linkin Park..
Gabriel Luigi Lattanzio (chitarra e voce): Noi altri invece veniamo da Roma e dintorni. Personalmente sono cresciuto apprezzando il mondo del metal in vari sottogeneri, ascoltando però sempre anche un po' di jazz e classica un po' più vicina ai nostri tempi (Rachmaninov ad esempio).
Jacopo Greci (basso): Io ho iniziato a suonare il basso a 13 anni un po’ per gioco, poi un giorno ho ascoltato 'Piece of Time' degli Atheist e mi sono detto "ok, devo imparare a suonare sul serio". Da allora ho studiato un sacco di roba, in particolare jazz ma non mi reputo un jazzista. Il mio gruppo preferito? I Cynic.
Jamil Zidan (batteria): Da quando sono nato ho sempre avuto la passione per la musica. A 11 anni scelsi di studiare batteria e percussioni di ogni genere, a 13 scoprii il metal ascoltando "Brave New World" dei Maiden. Oltre al metal, I generi musicali che preferisco sono il jazz, il rock progressivo anni ‘70 e la musica colta (classica, romantica e del ‘900). Il mio batterista preferito è Neal Peart. Attualmente studio percussioni classiche e batteria jazz al Conservatorio di Frosinone.
Riccardo Montecchiarini (voce): Ho sempre ascoltato moltissima musica sin da bambino, non saprei dire un genere di provenienza preciso ma la predilezione per il metal è evidente, in particolare quello più estremo. E' lo stile che, con i suoi molteplici sottogeneri, mi permette di sfogare una quantità impressionante di sentimenti negativi in modo costruttivo, soprattutto nel momento in cui li esprimo attraverso gli urlacci (ride)

Ascoltando i brani su Youtube ci si accorge della presenza di tanti (forse troppi) altri Axioma. A cosa è dovuto questo nome e in cosa punterete per differenziarvi? Gabriel: Esistono o sono esistite molte band omonime, quanti Mayhem o quanti Behemoth prima che uscissero quelli "veri"...o basti pensare ai due Shining attivi attualmente. L'idea fu di Andrea e credo si sposi bene con l'idea che traspare nei testi: la realtà come auto-dimostrante, evidente di per sè, eppure base di così tanti diversi pensieri ed idee basate su di essa (sia per quanto riguarda le nostre influenze musicali, sia per i temi dei testi e sia per l'interpretazione degli stessi).
Andrea: Il nome deriva da Axioma Ethica Odini dei grandissimi Enslaved, che stavo ascoltando in quel periodo. Lo proposi in saletta e piacque a tutti, semplicemente.
Jacopo: Non siamo più nel 1987 dove ti potevi chiamare "Death" ed eri il solo, oggi tutti i nomi semplici e coincisi sono stati presi. Per noi inoltre c’era anche una certa fretta, dopo tanto tempo in sala prove volevamo suonare dal vivo e per farlo avevamo bisogno di un nome, Axioma ci è sembrato quello più adatto.
 
I vostri testi sono abbastanza corposi e sembrano molto importanti per la musica che suonate. A chi vi ispirate per questo aspetto? Gabriel: Dei testi, almeno finora, mi sono occupato io. Diciamo che sì, li reputo molto importanti nella costruzione del messaggio che cerchiamo di trasmettere e l'ispirazione e le idee sono basate su varie influenze, specie di matrice filosofica.
L'idea è comunque di lasciare simboli e significati anche da sviscerare senza una vera e propria guida chiara ed univoca: mi piace l'idea che siano testi "simbolisti", evocativi quanto cerchiamo di trasmettere in musica.
 
Puntate molto sugli arpeggi, sull'atmosfera e su tempi non esageratamente veloci. Non vi è mai passato per la testa di inserire riffoni più brutali e classici? Per adesso i due gruppi che forse si sentono di più nel vostro sound sono Nero di Marte e Gorguts. Gabriel: Gli altri quando scrivo arpeggi vorrebbero picchiarmi (ride). In origine probabilmente le ispirazioni erano varie, in particolare quella dell'arpeggio è probabilmente molto black metal moderno. Certo è che apprezziamo molto Nero di Marte e Gorguts, ma forse la loro scoperta (o riscoperta) in questi ultimi anni ci ha dato la coscienza e la sicurezza di poter dire “Sì, potrebbe essere davvero la strada più adatta a noi". Comunque il bello è il vedere le varie influenze che mettiamo dentro, io in prima persona sono molto attaccato al postrock ad esempio.
Andrea: Beh quando per suonare un determinato giro rischi di farti venire la tendinite (e non è una tantum...) sì, hai voglia di picchiare qualcuno (ride). C’è da dire, però, che il risultato è difficilmente ottenibile altrimenti, con rivolti o accordature aperte ad esempio, per la natura stessa degli strumenti. Ogni corda della chitarra ha un suo timbro e la stessa nota suonata su corde diverse genera un effetto diverso. Abbiamo scelto di differenziarci da altri gruppi death metal mantenendo un' accordatura standard in MI, cosa alquanto rara per il genere. Il riffone, se ci sta, lo mettiamo volentieri, come in "Veil of Paroketh", purché sia funzionale al mood generale del brano. Personalmente amo moltissimo la musica che punta sull'atmosfera, ipnotica in un certo senso, mi vengono in mente band come Isis e Neurosis.
Jacopo: Non ci reputo un band dal sound "pesante", più che altro malvagio e cupo, però non nel senso doom del termine. Nei nostri brani credo riesca a trasparire la "rabbia" tipica del death metal mentre il doom e il black puntano più spesso ad una sensazione di abbandono ed autodistruzione. Magari gli altri del gruppo non sono d’accordo, ma ci immagino come una sorta di versione death metal dei Goblin che sono la mia band prog italiana preferita.
 
Qual è il punto di forza del vostro album e quale invece ancora adesso, dopo la sua pubblicazione ufficiale, vi rende perplessi? Gabriel: Devo dire che quella che è più facilmente pensabile come debolezza è il tipo di suoni che proponiamo, quando in un certo senso vorremmo riproporre ciò che si può ascoltare su dischi più old school, specie nel campo death metal. Capisco che i suoni che girano attualmente siano molto ripuliti e "limpidi" [diciamo di plastica, purtroppo. ndFrag], ma non è proprio ciò che pensavo in origine per noi e, per una band esordiente a budget comunque limitato, la traccia che volevamo seguire è quella giusta: partire snaturati su suoni standard poteva già essere un passo falso o perlomeno incoerente, quindi meglio così.
Andrea: Il punto di forza sono i brani, direi. Ognuno ha qualcosa di particolare che aggiunto all'insieme lo rende semplicemente bello da ascoltare per noi, in primis, e speriamo, per il pubblico.
Jacopo: La produzione e la produzione (ride). Il risultato in termini di "botta" non è quello che uno si aspetta da un disco metal nel 2016, ma sull'EP non ci sono trigger di batteria e la post-produzione è stata tenuta davvero allo stretto necessario, c’è tanta dinamica.
Jamil: L’atmosfera onirica, la varietà ritmica e il fatto che in ogni brano vengono messi in evidenza più aspetti del metal. Per quanto riguarda la produzione io ho scelto di usare il suono naturale della batteria e sono abbastanza soddisfatto del risultato, soprattutto del rullante.
Riccardo: La produzione poteva essere migliore ma personalmente mi ritengo soddisfatto, essendo un EP autopradotto per le nostre disponibilità economiche è venuto più che bene. Il punto di forza per quanto mi riguarda è la passione ed il sentimento che traspare, abbiamo tutti investito molto nella realizzazione dell'opera e credo che l'ascoltatore se ne possa rendere conto già dal primo ascolto.
 

Eravate alla vostra prima esperienza in studio di registrazione o alcuni di voi hanno già registrato in passato? C’è più tensione e fatica in questo o nelle prove per i concerti? Gabriel: A mio parere preferisco infinitamente il lavoro in studio, avendone la possibilità ci rimarrei per settimane, lo sento più il mio ambiente naturale. E' una cosa davvero personale presumo, ognuno nella band ha attitudini diverse in merito (ride).
(Andrea) Per me è stata la prima volta in un ambito professionale ed è stato molto interessante: la scelta dei suoni, l'attenzione ai dettagli, la precisione e pulizia richieste nella registrazione, tutte cose su cui, potendo, potrei passare mesi a limare qui, aggiustare là... Suonare dal vivo è completamente differente, ma altrettanto bello. Sono due facce di una stessa medaglia e non ha senso compararle, secondo me.
Jacopo: Io ho suonato con gli Heretic’s Dream fino all’anno scorso ed ho registrato nei loro ultimi due dischi, 'Walk the Time '(2012) e 'Floating State of Mind' (2015), al bellissimo Kick Studio del Cinghio qui a Roma. Per quanto riguarda la tensione, sul palco io mi rilasso moltissimo. Lo studio lo adoro alla follia, tuttavia per me registrare è più stressante: Oggi si può quantizzare una traccia, rimettere in tonalità le note sbagliate, ma io non voglio, è una cosa che non mi piace. Un disco è eterno, il live no: quella cosa sarà incisa per sempre ed io voglio che sia più onesta possibile.
Jamil: La mia prima esperienza è stata la registrazione del nostro primo demo, quando ci chiamavamo ancora Asylum. La seconda fu la registrazione di due composizioni di Benjamin Britten, dove io suonavo xilofono e glockenspiel. Fu con 'Monolith' che entrai in studio per la terza volta. Personalmente non ho preferenze, mi diverto in entrambi i contesti e gestisco la tensione in modo tale da restare concentrato e pronto a risolvere eventuali inconvenienti, come la rottura della pelle del rullante, cosa che purtroppo capitò durante un live. (ride)
Riccardo: Per me è stata la prima esperienza e l'ho trovata incredibilmente difficile. E' richiesta una concentrazione impressionante per essere precisi e devo dire che in questo i tempi così particolari delle traccie non hanno aiutato, i 13/8 sono stati la follia. Detto questo non direi che ci sia tensione, siamo un gruppo piuttosto compatto e ci siamo sostenuti a vicenda nel corso delle registrazioni.
 
A proposito, avete suonato poco tempo fa, a Roma, per presentare il vostro disco. Come è andata? In che altri contesti vi siete esibiti fino ad ora? Jacopo: La release è andata molto bene! A Roma abbiamo suonato principalmente al Traffic. Purtroppo non ci sono tantissimi posti dove un gruppo estremo si possa esibire in città, ancora meno per una band che sta tra due mondi come noi, il prog e il death. Rischi di trovarti nella serata death old school dove ti schifano perché sei prog e alla serata prog è uguale perché il cantante urla nel microfono ed il pubblico si aspetta i super acuti (ride).
 
Come sono i rapporti tra band a Roma? Spesso si sente dire che non esiste una vera e propria scena, è un tutti contro tutti continuo. Gabriel: Davvero l'erba del vicino è sempre più verde? Non so, vedo davvero tanto vittimismo, ogni volta che abbiamo conosciuto e condiviso il palco con altre band è sempre stato tutto molto cordiale. Il problema di Roma forse è più nel campo dei locali e nella possibilità di suonare live in buoni contesti.
Jacopo: Sarà che sono il cinico del gruppo ma un po’ è vero. Fortunatamente più i generi musicali si fanno di nicchia e più la gente si fa cordiale e disposta a condividere. Abbiamo suonato con gruppi fantastici, sia musicalmente che umanamente e non vediamo l’ora di poter replicare.
 
Ho notato che a neanche un giorno dalla diffusione dei pezzi, erano già disponibili file pirata su certi (purtroppo noti) siti russi specializzati nella diffusione illegale di musica. Cosa avete provato? Insomma, avete già catturato l'interesse di queste persone, dopo appena un EP! Andrea: E' impossibile arginare la pirateria online al giorno d'oggi, quindi tanto vale considerarla come un mezzo per essere scoperti. Il fastidio più grosso per me è il fatto che spesso su questi siti viene messo a disposizione un download di bassa qualità, che inevitabilmente influisce negativamente sull'opinione che l'ascoltatore si farà. Voglio dire, ok, mettilo online, se proprio non puoi farne a meno, ma metticelo per bene almeno..
Jacopo: Sono contro la pirateria, oggi esistono talmente tanti sistemi per ascoltare musica a basso costo o addirittura gratis che non ne capisco il motivo. Su youtube trovi i canali ufficiali di qualsiasi band, gli dai visualizzazioni e magari ci fanno pure qualche soldo sulle riproduzioni. Se poi quella band mi piace davvero tanto gli compro i dischi.
 
Quali sono le vostre prossime mosse? Spingerete sulla promozione del disco? In futuro continuerete a fare tutto da soli o in ogni caso vi proporrete alle label per mettervi sotto contratto? Gabriel: In realtà stiamo ancora valutando il come muoverci, se in proprio o con l'aiuto di qualcuno. Dovremo anche vedere come ciò si concilierà con le nostre esigenze personali ovviamente.
Andrea: Se chiamasse la Season of Mist penso che accetteremmo al volo (ride). Sicuramente cercheremo di far girare più possibile il nome e la musica della band, in cui crediamo fortemente, tramite social networks, webzines e concerti dal vivo.
Jacopo: Personalmente un’etichetta per il prossimo disco non mi dispiacerebbe, ma bisogna trovare l’offerta giusta, troppe piccole etichette si approfittano delle band emergenti dandogli alla fine nulla di più di quello che potrebbero ottenere sponsorizzandosi in modo autonomo.
 
Cosa ascoltate in questo periodo? Qual è il vostro album dell'anno in ambito prog/death? Gabriel: Sto ascoltando molto 'Triangle' degli Schammasch, un triplo CD molto interessante, ma devo dire che anche gruppi italiani stanno riempiendo le mie giornate, come O, Ad Nauseam ed ovviamente i già citati Nero di Marte. Disco dell'anno finora 'Pleiades Dust' dei Gorguts, ma è in uscita un nuovo Ulcerate...
Andrea: Io sto aspettando il nuovo dei Departe, devo riuscirmi a ritagliare un po' di tempo per quello dei Neurosis, che è appena uscito, ed ho paura per Sorceress degli Opeth… Anche se è di un genere completamente differente, Nova dei Raveneye sta diventando un ascolto abituale.
Jacopo: Dopo 11 anni di basso elettrico ho comprato una chitarra e sto ascoltando molto Bob Dylan e Paul Simon, un po’ perché sono brani semplici da suonare alle prime armi e poi mi piacciono. Per il death metal ho apprezzato molto l’ultimo EP dei Gorguts e l’altro giorno ho sentito un singolo di una band neo zelandese che si chiama Setentia, l'ho trovato molto interessante e sono curioso di sentire il resto del disco.
Jamil: Io ultimamente alterno l’ascolto di gruppi quali Between the Buried and Me, Korn, Rage Against the Machine, Tool a quello del Modern Jazz Quartet, uno storico quartetto capace di mescolare in maniera magistrale il jazz e la musica classico/barocca. Disco dell’anno? 'Monolith' (ride)
Riccardo: Ultimamente sto ascoltando principalmente musica elettronica e rock un po' triste ma per ora devo dire che ho amato 'Heir to Scoria and Ash' dei Mortichnia, manca ancora qualche mese al 2017 e devo ascoltare così tante cose che non azzardo nessun giudizio, aspetto con ansia di ascoltare Rheia degli Oathbreaker.

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