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Gods Of Metal 2006 - I giorno

In occasione delle decima edizione del Gods Of Metal, gli organizzatori hanno voluto realizzare le cose in grande, portando le giornate di spettacolo da due a quattro e ripartendo i gruppi musicali in esse, così da disegnare un festival multigenere caratteristico per ogni giornata. La missione di Hardsounds inizia con il vostro Pierre mandato in avanscoperta in quella che è la giornata più "pesante" e dura dell'intero lotto. Raccattata la fotografa di fiducia e inserito in formazione l'amico Peso dei Necrodeath (band impegnata nella seconda giornata) ci dirigiamo verso la nuova venue scelta per l'occasione, quell'Idroscalo di Milano che, sicuramente più alla portata di Bologna, ha sollevato discussioni contrastanti alla vigilia. Giunti sul posto, all'unanimità di decide di scovare un parcheggio tattico che ci consenta, in serata, di evitare il traffico causato dal deflusso verso casa di tutti i partecipanti al nostro stesso evento (ed ai tanti che l'ampia pozza d'acqua dell'aeroporto milanese è solita ospitare attorno le sponde del propiro bacino durante la stagione di bel tempo!). Risultato: parcheggiamo dal lato opposto ('lago' in mezzo) e ci sorbiamo circa 5 o 6 km di strada a piedi che, se al mattino possono anche risultare piacevoli, in previsione del ripiego notturno risultano sicuramente da incubo (a testimonianza che se i sogni sono ardui da realizzare, per gli incubi non ci vuole poi così tanto nel renderli materiali!). Disbrigate le pratiche d'ingresso, facciamo un giro all'interno del luogo predestinato all'evento, fermandoci ogni 5 metri per salutare ora dei conoscenti del sottoscritto, ora quelli (e i fan) di Peso. Il tempo di ambientarci e ci rendiamo conto che lo show è già in atto...credo che del programma della giornata abbiamo già perso qualcosa, dal momento che on stage ci sono già gli AMORPHIS, la validissima band finnica che ha già radunato, nonostante l'ora del tardo mattino, un cospicuo numero si sostenitori e di gente interessata alla loro proposta. Una prova di gran rilievo quella della band di Tomi Koivusaari, capace di dare una sferzata di potenza e di melodia non indifferenti. Il tempo di scambiare altre quattro chiacchiere in giro qua e là e giunge la volta della band successiva (encomiabile, per tutta la durata del festival, il rispetto dei tempi!)...a causa del forfait dei Dimmu Borgir, l'organizzazione ha inserito nella parte bassa del cartellone una band in sostituzione ed è così che, con una irruenza travolgente, fanno il loro ingresso onstage i CALIBAN. I cinque tedeschi non lasciano respiro alcuno grazie ad un metal-core serrato ma infarcito di aperture melodiche, e direi anche "decadenti", che rendono la proposta dal vivo egualmente interessante al pari di quella discografica: ragazzi giovani ma già esperti! La giornata prosegue liscia tra buona musica, un bel pò di gente, ed un clima quasi ideale per un evento quale quello in cui ci siamo imbarcati quest'oggi. Tra una birra quotata in borsa al pari dei barili di greggio e panini esposti in teche con vetro anti proiettile, consumiamo un breve lunch in attesa del pasto vero e proprio che verrà a breve. Intanto la tensione e l'attesa cresce perchè sul fronte musicale è giunto il momento del ritorno dei SATYRICON. L'ingresso di Frost, prima, e Satyr, dopo, è accolto con due ovazioni a testimonianza dell'affetto che i fan hanno per questa band. I due leader ed i musicisti chiamati a completare la formazione non lesinano, quindi, nulla e ricambiano l'approvazione del pubblico con il proprio black metal mai scontato o scialbo e pregno di aperture verso il concetto musicale più ampio, sempre nell'ambito di pertinenza...ovviamente!? Bravi, veramente bravi questi Satyricon, non c'è che dire! Mi si è sollevata un pò di fame...quel panino ha risvegliato in me il senso di vendetta e devo completare l'opera...si, ma a che prezzo? Non è un modo di dire, considerando che, al secondo giro, un piatto di pasta, una bottiglia da 0,5l di acqua ed un gelato mi costano 13 euro!!! Intanto incontro Peso che, nel frattempo, tra foto, autografi e le immancabili chiacchere in giro con la gente, ha anche compiuto una missione gastronomica nell'area VIP (mentre qui la gente lavora per portare ai lettori di Hardsounds qualcosa da leggere in bagno...eh si, perchè la moda del momento non è più quella di portarsi il classico giornale doppio uso...no, ora si va in bagno con il PC portatile; solo pochi emancipati hanno già gli "ebook" o "ibook" o come cavolo si chiamano 'ste diavolerie di oggi!)! Giusto il tempo di scambiare qualche parere sulla giornata e direttamente dalla Germania arriva Tom Angelripper ed i suoi SODOM. Devo aggiungere altro? L'arena si trasforma in una bolgia dove è facile perdersi causa polverone, con la gente che piove dal cielo e vola da tutte le parti: ecco, un girone dantesco lo immaginerei proprio così! L'esperienza ed il carisma del trio germanico si colgono a piene mani mentre Tom & Co. sciorinano senza soluzione di continuità i propri devastanti anthem. Il termine dello show dei Sodom non significa, però, riposo poichè con loro inizia un break di tutto rilievo dove il pogo del pubblico è il principale proptagonista. A seguire, infatti, arrivano i NEVERMORE, migliorati notevolmente dall'ultima mia presenza ad un loro show (risalente al Gods Of Metal del 2004) ed in grado di infuocare nuovamente un'arena ben felice di seguire un Warrel Dane finalmente in forma e tornato ad esprimersi al meglio come in passato. Ma se permettete, l'attesa mia personale è tutta per i TESTAMENT, una band che ha sempre avuto un posto particolare nel mio cuore ed in occasione del rientro in formazione di Alex Skolnick, l'emozione -.se me lo consentite- è tanta! Le attese personali, ma a quanto pare anche di tutto il folto pubblico presente, non vengono minimanente deluse: un corpulento Chuck Billy, sempre più devastante e carismatico, denota uno stato di forma invidiabile, mentre il menzionato Skolnick rende atto, ancora una volta per chi non se ne fosse ancora accorto dopo un quarto di secolo, della propria classe. Dopo la parentesi jazzistica, Alex sembra, ora, un artista totalmente completo, in grado di divertire e di divertirsi insieme a tutti gli altri membri della band: una band che sembra realmente tornata ai fasti degli '80s...o vi è sempre rimasta? La sera comincia a dare i primi segnali di arrivo e con essa giunge sul palco anche un totalmente ubriaco Phil Anselmo. Purtroppo i sui Pantera non esistono più (e tragicamente ciò sarà per sempre), quindi la sua proposta per questo aperitivo serale è quella dei DOWN, creatura oscura e pesante in cui Phil si ritrova pienamente in questo periodo della sua vita. Qualcuno, compreso il sottoscritto, si sarebbe aspettato qualche classico dell'indimenticata seminale band texana del buon Phil e di Rex Brown (come noto, anche egli nei Down), ma niente! Phil si concede lunghe chiacchierate che tolgono spazio alla musica (ma anche questo è spettacolo: non è cosa da poco intrattenere più di 5000 persone parlando in stato di ubriachezza), che però, quando arriva, travolge tutti, nessuno escluso! Un lento e pesante tributo a quanto fatto 30 anni fa dai Black Sabbath è ciò che i Down ci regalano e tutti, comunque soddisfatti, ringraziano. Il tempo di una pizzetta (qui le forze vanno via come il pane, eh!?) ed una birra e si arriva subito in clima OPETH. La band svedese, in gran forma ma orfana (forse definitivamente) del drummer Martin Lopez, sostituito dal già ampiamente collaudato Martin Axenrot, propone uno show che definirei da contemplazione: solo cinque lunghi brani proposti e tanta potenza, melodia e, caratterstica di Michael Åkerfeldt e soci, feeling da vendere in abbondanza. Gli Opeth sono una band unica e la loro presenza al Gods of Metal del decennale deve realmente essere considerata un regalo al pubblico, come un cameo prezioso, come una saporitissima ciliegina su una torta riuscita benissimo. E cosa manca ad una torta di compleanno per i primi dieci anni di Gods Of Metal, se non la candelina? Ed ecco che la candelina è di tutto prestigio, anche se più che di candelina, parlerei di candelotto di dinamite a nome VENOM! La storica band madre di tutti i sottogeneri estremi di oggi, torna dopo tempo immemore sul suolo italiano e lo fa -nel vero senso della parola- in modo esplosivo. In una cascata di effetti pirotecnici il carismatico Cronos porta lo scompiglio tra i numerosissimi convenuti, testimoniando ancora una volta che 'vecchio' è sinonimo di 'ottimo'. La grinta con cui Cronos affronta il suo show è encomiabile, la furia con cui egli martoria il suo basso e con cui corre da una parte all'altra dell'ampio stage è incredibile: le nuove e meno nuove leve dovrebbero solo imparare da Cronos e dai Venom! Ad impreziosire lo show dei Venom arriva, poi, Phil Anselmo che, ospite di Cronos, regala al pubblico un paio di duetti con il leader stesso della band inglese. Finita la musica, si stendono i primi bilanci: direi che gli aspetti positivi sono di gran lunga maggiori rispetto a quelli negativi. Ho preferito lasciare da parte le critiche sui piccoli o grossi problemi di vario tipo in seno alle band della giornata (tutte ne hanno qualcuno, nessuna esclusa), così come i problemi organizzativi scompaiono al cospetto della mole di lavoro (eseguito alla pefezione) svolto dai tantissimi addetti all'evento. Direi: promossi tutti! Ora andiamo a casa, la strada sino al parcheggio è quasi infinita ed è direttamente proporzionale alla stanchezza accumulata. Se consideriamo che domani c'è la seconda giornata del Gods e che il vostro Pierre dovrà lavorarvici in altre vesti (e credo sarà ben più dura come carico di lavoro!), direi che i presupposti, per una doccia ed un morbido letto, ci sono tutti! Raccatto Vale (fotografa-mastino), Peso ed il singer degli stessi Necrodeath, Flegias (giunto in giornata) e, salutando tutti, vado dove il destino ha scritto che io debba andare (no, non è dove pensate voi e dove volentieri mi mandereste!). Buona notte.

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