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DEVIN TOWNSEND

Settimo concerto in streaming per Mr. Townsend; stavolta da casa, non una qualsiasi, ma una villa a tre piani con tetti a spiovere completamente immersa ed isolata nella foresta a due passi da un lago immenso il tutto in una giornata di sole perfetta; in poche parole nel silenzio più assoluto. Il buon Davino per la performance del suo progetto 'Ocean Machine: Biotech', prodotto sull’etichetta personale Hevy Devy Records nel 1997, si presenta in veste solista, praticamente a parte la chitarra e la voce, tutto il resto è campionato. Qui potremmo aprire una discussione sulla differenza tra pagare per vedere un concerto in un club o guardarlo in live streaming: partiamo dal presupposto che in tempi di Covid non c’è alternativa, quindi o ci mangiamo 'sta minestra, o saltiamo dalla finestra. Nello streaming si ha l’impressione che l’artista/band stia suonando per noi, che possiamo gustare riprese da tutte le angolazioni stando comodamente seduti sul divano di fronte alla tv, possiamo alzare o abbassare il volume a piacimento, non c’è nessuno che ti si piazza davanti e ti oscura la vista, ti spinge, ti versa liquidi addosso, non devi fare chilometri per raggiungere il club; per contro non c’è la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’amico con il quale solitamente si condivide il concerto, non c’è il trasporto, l’energia, la potenza del suono, non ci sono le sorprese quali il pogo, il botta e risposta tra band e pubblico, qualche scazzottata o qualche ubriaco molesto: è tutto asettico. Ma torniamo al concerto, il canadese è una macchina, iperperfetto, musicalmente non lascia nulla all’improvvisazione, tutto sincronizzato ed a portata di click, sembra di ascoltare il cd; infatti la scaletta è esattamente la stessa del disco: tra ballad, atmosfere spaziali, scorci di panorama ripresi dai droni, ritmi tribali, mosconi in odore di notorietà, rutti, la sua impareggiabile mimica, totem e testa d’orso a fare da arredamento, vocalizzi di una profondità, delicatezza ed intensità da lasciare estasiati, ci ritroviamo ad aver superato l’ora di set ed essere arrivati a “Bastard” con il suo refrain di chitarre industrial/siderali ci trasporta in un spaccato spazio-temporale nel quale è facile perdersi, "The Death of Music" carezza, graffia, ci porta in giro sopra un drone ad ammirare il panorama circostante. Alla fine del tutto ci ritroviamo talmente inebriati che spingiamo immediatamente re-play: ciò un concerto dal vivo non lo permette, rimane tutto nel nostro hard disk cerebrale. Infinito e geniale Devin.

TRACKLIST:

  • Seventh Wave
  • Life
  • Night
  • Hide Nowhere
  • Sister
  • 3 A.M.
  • Voices In The Fan
  • Greetings
  • Regulator
  • Funeral
  • Bastard
  • The Death of Music
  • Things Beyond Things
  • Ocean Machines

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