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WORK OF ART: In Progress

data

28/08/2011
90


Genere: AOR
Etichetta: Frontiers
Distro:
Anno: 2011

Questo disco è forse quello più atteso dell'anno dqi fanatici dell'AOR. Il debutto aveva suscitato gran clamore per la bravura degli interpreti e la bellezza delle canzoni proposte; critiche altresì erano pervenute per gli eccessivi richiami verso i Toto, ad onor del vero c'erano momenti davvero imbarazzanti che andavano oltre la semplice ispirazione. E' bene fare presente subito che questo disco è moderatamente diverso la primo, c'è un sicuro indurimento del suono, e vi è per fortuna un notevole distacco dalla band di Lukater. La produzione è praticamente perfetta, le chitarre di Robert Sall risultano corpose e perfettamente amalgamate con le tastiere suonate dallo stesso Robert. La voce di Lars Säfsund è pazzesca, veramente unica e fusa al bacio nella proposta di questo baldi svedesi. A livello squisitamente qualitaitvo ci troviamo al cospetto di un grande disco: siamo vicini a quanto proposto dai Lionville mesi orsono (con la differenza che qui la produzione è migliore), ed una sorta di Giant misto ai Mecca. Insomma, quasi la perfezione del genere. Il primo singolo e relativo video, "The Great Fall", è paradossalmente meno accattivante ed azzeccato di altri brani, risulta un po' anonimo e scontato, mentre, per esempio, il pezzo d'apertura "The Rain" è assolutamente migliore, un up-tempo spettacolare che i Journey avrebbero pagato per fare loro, per non dire del successivo "Nature Of The Game" che ha un inciso spettacolare e un beat da urlo. Il disco continua su livelli altissimi con lo stampino proprio dell'esordio della band mettendoci apparentemente più grinta, in pratica meno west coast a favore di più AOR. I fantasmi dei Toto sono presenti in maniera prepotente soltanto (e per fortuna) in "Fall Down", mentre è attraente, intrigante e "inedita" per il trio la parte acustica di "Castaway", con ritornello come solo i migliori Giant sapevano fare mentre. Inoltre, "Never Love Again" ha un tiro eccellente nonchè un solo di Säll bellissimo, la ballad "Until You Believe" ha molto di Peterik, si sarebbe sposata perfettamente con Toby Hitchcock, ma Safsund è un mostro e mette tutti a tacere. In conclusione, un disco superbo di una classe infinita, e sotto alcuni versi migliore dell'esordio. Magari i cultori del west coast non saranno felicissimi, di certo gli amanti dell'AOR e dell'hard rock di classe avranno solo da godere

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