WHITESNAKE: Live At Donington 1990
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04/06/2011L'apice del successo, formazione praticamente perfetta, location ideale fanno di questo album alla fine una mezza delusione. Che li ha visti all'epoca (chi scrive è tra questi) rammenta un certo gelo sviluppato dalla band inglese, come se ad ognuno dei componenti fosse stato dato un compitino da svolgere, dai movimenti in poi e, per finire, se un certo Steve Vai non ha nulla a cui spartire sia per ragioni stilistiche, sia per questioni qualitative con il resto del gruppo, allora la mezza delusione è spiegata. Ma la nota più importante e dolente è che Sir Coverdale incominciò giusto allora a non avere più la voce di un tempo, non recuperandola più, avvalendosi oggi purtroppo di voci campionate. Sono più le volte che urla fastidiosamente che quando canta con la sua voce calda da bluesman capace. La scaletta è incentrata ovviamente sugli ultimi due lavori platinati della band, troppi gli estratti da 'Slip Of The Tongue', pochi gli estratti dai lavori storici a partire da 'Slide It In' a scendere, troppi gli assoli (inutile quello di Aldridge, decente quello di Vandenberg, mostruoso come da copione quello di Vai). E' paradossale e sintomatico se si gustano le due esibizioni storiche del serpente bianco in quel di Donington, quella del 1983 con la formazione veramente storica, oltre alla scaletta da urlo, ha un Coverdale spettacolare, Cozy Powell grandioso ed il resto della band, anche se buona a livello qualitativo, enorme a livello di phatos. Sette anni dopo abbiamo un altro mondo, ma al di là dei brani è il sapore di plastica che regala questo live ad essere indigesto. Chi acquisterà il DVD si renderà conto a livello visivo che è così, rimane uno splendido testamento di un periodo di fama irripetibile della band e lo specchio di come, a volte, potevano essere false, in quegli anni, un certo tipo di band.
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