WHITESNAKE: Forevermore
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21/03/2011Bando alle frasi di circostanza, bando allo sciorinare i successi e la carriera di questa band, bando esaltare Mr. David Coverdale e andiamo dritti al cuore di questo disco. Com'è? Bellissimo. Come suona la band? Pura ambrosia. Come canta Coverdale? A parte momenti un po' troppo urlati, ottimamente. E' sempre il solito genere? Il marchio è indelebile, ma con alcune varianti e sorprese. Viene da sé che siamo probabilmente di fronte al disco dell'anno! Un bella carica blues che ci riporta al capolavori chiamati 'Slide It In' per melodia, e 'Come And Get It' per ispirazione, ci si metta un produzione incredibile e un pizzico di modernità ed il capolavoro è servito. Facile, no? Splendida la nuova sezione ritmica formata da Tichy e Devin; Aldrich è molto ispirato anche se a tratti fa un po' troppo "il Sykes"; Reb Beach purtroppo è relegato in secondo piano, tuttavia è il responsabile di tutti i cori. "All Out Of Luck" ha un groove spettacolare con un ritornello da urlo, "Easier Said Than Done" è una ballata classica per struttura e melodia, per poi sfociare in un inciso straordinariamente commerciale: struggente. La sorpresona è il mid-tempo acustico di "One Of These Days", molto Faces e Rod Stewart come mood, southern come ritornello con un Coverdale caldo ed appassionato. Davvero unica! "Fare Thee Well" è sulla falsa riga di quanto sopra, a tratti Eagles, e toccanti le parole che fanno apparire il brano una sorta di testamento. Certo che ci sono brani tirati, magari un po' troppo Zeppelin come intenzione, ma piacevolissimi come riuscita - "My Evil Ways" - riff a tratti in richiamo della band che fu alla fine degli anni '80 ("I Need You - Shine A Light"): opere ispiratissime, acustiche, con un crescendo grandioso come la titletrack. Certo che è palese, finalmente, il distacco da album come '1987' e 'Slip Of The Tongue', come il potente ritorno a qualcosa di sanguigno e basilare. Siamo una spanna sopra a 'Good To Be Bad', siamo di fronte al disco più ispirato da quasi vent'anni grazie ad un quasi totalmente ritrovato Coverdale, ed un Aldrich che è oramai l'anima di questa band, finalmente sulla lunghezza d'onda di quel che l'istituzione Whitesnake richiede. Inutile citare ed andare oltre, è tutto scorrevole e godibile al massimo, da ascoltare avanti ed indietro un centinaio di volte. Quasi tutto perfetto! Finalmente!
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