VENI DOMINE: LIGHT
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25/06/2014I primi due album dei Veni Domine sono due lavori straordinari. 'Fall Babylon Fall' e 'Material Sanctuary' fecero proseliti tra gli amanti del doom progressivo ed epico, con ricorrenti melodie e venature che in più di un'occasione ricordano i Queensryche. Stesso discordo per 'Spiritual Wasteland' qualche anno più tardi, anche se il disco non raggiunse la qualità dei primi due nonostante guardasse ancora più avanti in fatto di stile. Ora a distanza di sette anni dal precedente ottimo 'Tongues', la band svedese ritorna con un album monumentale che rimanda nel complesso all'intensità ed alla qualità dei titoli citati in precedenza, ma in una veste ancora più atmosferica e riflessiva. Anche più teatrali a dire il vero, momenti in cui l'ugola di Fredrik Sjöholm si avvicina fortemente al Geoff Tate più espressivo. I riferimenti sono quelli soliti, quindi i già citati Ryche, i Candlemass e le tipiche progressioni in grigio a la Fates Warning. Ma 'Light' è anche altro, drammatico ed immediato, cristallino ed allo stesso tempo ombroso. Sfoggia brani dalla durata importante come da tradizione, ma senza mai annoiare, anche se qualche passaggio in meno avrebbe reso alcuni brani più snelli, e di conseguenza più efficaci sul piano emotivo. Le tematiche affrontate sono quelle di sempre, e tutto rimanda alla cristianità - monicker, titoli dei brani, artwork di copertina e quant'altro. In pratica i Veni Domine impongono piacevolmente un marchio di fabbrica, motivo che ci porta a definirli una band a tutto tondo e riconoscibilissima tra tante nonostante sia un gruppo a tutti gli effetti derivativo. Con 'Light' progrediscono ancora una volta, e provano a non lasciarsi alle spalle il passato: la ri-registrazione di "Oh Great City", brano presente già in 'Fall Babylon Fall', ne è la conferma. I brani migliori? "Hope" e "Where The Story Ends".
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