STATE OF ROCK: A POINT OF DESTINY
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09/02/2010Il senso di mettere in piedi una band come gli State Of Rock sinceramente mi sfugge: qual'è il motivo di prendere la line-up dei Frontline, sostituirne il singer Stefan Kammerer con l'altrettanto squillante ugola del noto Tony Mills(Shy e TNT tra gli altri), e dare alle stampe un prodotto dal medesimo stile il cui monicker è rubato dal titolo del primo album dei Frontline stessi? Probabilmente tutto nasce (opinione strettamente personale, lo sottolineo) da una delle classiche liti tipiche degli artisti, quelle sfuriate tra vecchi compagni di band in cui due forze messe a confronto, e viranti verso due poli opposti, finiscono inevitabilmente per collidere nonostante numerosi anni trascorsi insieme all'interno della stessa "cupola". Tralasciando comunque le riflessioni del caso, 'A Point Of Destiny' rappresenta senza ombra di dubbio la degna continuazione del percorso artistico dei già citati Frontline, interrottosi quattro anni or sono con il non trascendentale ma assolutamente valido 'Circles', album in cui il classico approccio hard melodico continentale del gruppo teutonico veniva confermato in tutte le sue sfaccettature, mettendo in evidenza la comunque sempre lucida vitalità artistica e compositiva dell'axeman e compositore Robby Böbel. Il punto debole del cd questione, paradossalmente, va invece cercato nella scelta del nuovo frontman: il tono falsettato ed eccessivamente morbido di Tony Mills, infatti, non riesce ad eguagliare quello più magniloquente del defezionario Kammerer, un'ombra che purtroppo si muove in maniera continua per tutta la durata del disco nella testa dell'ascoltatore, ed in particolare dei fans da tempo avvezzi alla proposta musicale della stessa band europea. Un cd dal buon potenziale insomma, ma che lascia un pizzico di amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere e che, invece, non è stato.
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