QUEENS OF THE STONE AGE: ERA VULGARIS
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24/06/2007Josh Homme, alla fine della fiera, è un genio, e sono in pochi a non voler riconoscere tale assodata verità. Che si tratti di Kyuss o Queens Of The Stone Age, il buon Josh non ha mai fatto mancare nulla ai propri fan, e non è un caso se praticamente tutti i dischi pubblicati dagli stessi Qotsa siano ritenuti quasi all’unanimità dei classici del rock moderno. E appena ricevuto in mano questo “Era Vulgaris” ho subito avuto la sensazione che avrei ascoltato per l’ennesima volta l’ennesimo capolavoro partorito dai Queens Of The Stone Age, peraltro ulteriormente arricchiti da ospiti prestigiosi come Julian Casablancas, Trent Reznor e Mark Lanegan. Sarò anche uno sbruffone, ma avevo ragione. Il vero passo vincente di Homme e soci, in “Era Vulgaris”, è stato quello di non ripetersi e fallire così nel campo da gioco creato da loro stessi; la nuova fatica dei Queens è fortemente eterogenea, a volte suona quasi come un esperimento e non è certo un disco che si assimila al primo giro. Non a caso, la prima volta che l’ho ascoltato, religiosamente tutto di fila, sono rimasto pressochè inorridito ma è bastato un ascolto ulteriore e nemmeno troppo approfondito per realizzare che non avevo capito nulla. Le tinte post rock immerse nel calderone stoner/mainstream della band sono bacchettate sulle chiappe di tutta la gente che passa prima e dopo di loro su Mtv e che a conti fatti è distante anni luce dalla classe e dell’abilità dei Qotsa. Dall’iniziale mantra “Turnin’ On The Screw”, all’annoiata ugola di Casablancas in “Sick, Sick, Sick”, passando per… beh, passando per tutto il resto che si tratti di “Misfit Love”, “Battery Acid”, “River In The Road” o “Suture Up Your Future, “Era Vulgaris” non ha una virgola che sia una fuori posto. E ai rock clubs ancora fermi a “No One Knows” consiglio di spulciare questo masterpiece, che è il vero albero della cuccagna.
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