PENDRAGON: PURE
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06/03/2009I Pendragon sono una grandissima band e "Pure" è davvero un disco enorme. La recensione potrebbe chiudersi qua se non facessi un torto a Nick Barrett ed alla sua creatura. Perchè meritano più di una riga quando ti ritrovi dopo 30 anni di carriera a sfornare un disco come quello in oggetto. Ispirato, emozionante e soprattutto moderno. Non che il marchio di fabbrica sia stato stravolto, anzi, ma riproporlo in una veste più attuale, vicina a quella dei Porcupine Tree, è anche segno di una umiltà sconfinata. Quindi, progressive in grande stile in cui è spesso presente anche l'ombra benevola di Waters e soci come nella suite "Comatose": tre parti che racchiudono tutta l'essenza dei Pendragon di oggi e di ieri, e che si sublimano in "Home and Dry" dove le influenze floydiane si manifestano in tutta la loro essenza. Ma è quando Barrett spinge sul pedale di sonorità più spigolose che troviamo lo spirito moderno del disco. Con le mani fatate di Clive Nolan alle tastiere che aprono su arrangiamenti più complessi ed ombrosi, brani come "Eraserhead" e "The Freak Show", in particolar modo quest'ultimo, acquistano in durezza con la chitarra di Nick che sfodera riff a dir poco heavy. E non solo sul piano strumentale: le liriche affrontano temi importanti e scomodi come la disillusione per la politica, l'atrocità della guerra, l'infanzia negata, i sogni infranti con una padronanza letteraria sorpredente. La conclusiva "It's Only Me", lamento struggente e commovente, mette in scena tutta la sfera umorale di Barrett il quale si lancia in un universo emotivo in cui è davvero difficile non parteciparvi. Lenta, magnetica, orchestrale, da pelle d'oca a conferma di un talento espressivo straordinario che da tre decadi ci delizia con opere dallo spessore artistico imponente. E se neanche "Pure" bastasse a farvi avvicinare ai Pendagron, allora rivolgetevi direttamente alla struttura più vicina per un consulto ed una visita urgenti perchè non state un cazzo bene.
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