PAIN OF SALVATION: BE
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10/11/2004Atteso evento il nuovo lavoro dei Pain Of Salvation. E per l'ennesima volta Gildenlow mi mette in difficoltà. Ma è una difficoltà non legata al valore intrensico di "Be", di per sè notevole, ma frutto di una ostica linearità che rende questo concept un disco che procede per accumulo di materiale(almeno fino ad oltre metà durata): troppa carne che il buon Daniel non riesce a cuocere allo stesso grado di cottura: interazione, brani strumentali per piano ed archi, folk song, ballad acustiche tra blues e gospel, altri in pieni stile POS, una mini-suite("Dea Pecunia") che fa il verso al miglior Waters solista e che si prolunga più del dovuto con un finale troppo ripetitivo, ed altro materiale ancora. Brani che se presi singolarmente metteno in luce lo strapotere che il talento di Gildenlow continua ad avere sulla maggioranza dei compositori odierni(e dopo questo disco il già accennato Waters non è poi molto lontano), ma che difettano in fluidità, vuoi perchè dal ceppo sonoro troppo diverso, vuoi perchè inserite nella posizione sbagliata della scaletta, vuoi, forse, perchè Gildenlow non è riuscito a tenere a freno le sue grandi potenzialità. Considerato anche il tema trattato, impegnativo, importante, meritevole di essere enucleato con sensibilità fuori dal comune per non risultare stucchevole e latente in profondità(qualità, quest'ultima, che certo non manca a Daniel), probabilmente, "Be" avrebbe necessitato di una maggiore apprensione sul lato strutturale in quanto non sempre riesce ad esprimere a pieno la concettualità di fondo. Detto questo, il disco rimane comunque un piccolo gioiello, un concentrato di emozione, spiritualità e destrezza tecnico-composititva che se fosse stato materia di un altro gruppo staremmo tutti gridando al miracolo. E forse è proprio questo il gancio che tiene a freno una valutazione migliore: dai POS ci si aspetta sempre il massimo, il meglio, il CAPOLAVORO, e non l'ottimo disco come nel caso di "Be". Siamo stati abituati male(o troppo bene)?
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