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ONE STEP BEYOND: BEYOND GOOD AND EVIL

data

24/08/2008
80


Genere: Experimental Death Metal
Etichetta: Club Inferno Ent.
Anno: 2008

Unica regola: non ci sono regole. Credo proprio che questo sia il solo principio che questi tre musicisti australiani seguono, da quando hanno deciso di formare gli One Step Beyond. Eh si, perchè dovete sapere che quando dico che i nostri non pongono nessun limite alla sperimentazione compositiva, intendo dire che lo fanno sul serio. Loro stessi definiscono il loro sound un qualcosa collocabile tra Napalm Death e Primus con qualche cazzeggio insieme a Bob Marley, e definizione migliore non poteva essere data. E questo lo si capisce fin dalle prime battute, con la opener "True Faced", introdotta da una voce che ci dice "Listen to This" prima che la drum machine (nei primi ascolti ho faticato molto a capire che non c'era un batterista in carne ed ossa) e gli scatenati slap del basso di Mad Matt trascinino l'ascoltatore in un vortice di tempi irregolarissimi con i riff funk oriented della chitarra, in puro stile Primus, vengano a dar man forte alla sezione ritmica. Fraseggi geniali e complicatissimi, groove micidiali e voci che dialogano in growl e screaming: questa è solo una delle anime del disco. Eh si, perchè poi basta arrivare alla terza traccia, The Party, dove la drum machine e i fraseggi groovegianti sconfinano tranquillamente nel dub e nello ska, per poi tornare quanto prima in ambiti metal, condotti dalle micidiali ritmiche del basso. Poi ci si trova di fronte a strani episodi come il cadenzatissimo, doomegiante e old school mid tempos della traccia successiva "Your God", brano che per quanto "strano" nei suoni, risulta abbastanza regolare e a tratti prevedibile, a differenza del resto del disco dove un tempo regolare non c'è nemmeno a pagarlo. Parlavamo di anime prima, e in questo senso bisogna dire che oltre a un'attitudine "estrema", nelle quindici tracce di 'Beyond Good And Evil' c'è una grossa componente rock, ovviamente sempre sperimentale e contaminato, come la Primusiana e melodica "Mirrorstance", la semplice e tutto sommato noiosetta "Everyday", la progressiva ed elettronica "Depth Of Mind", dagli echi Pink Floydiani, il funkettone ultra-tecnico/sperimentale e sincopato "Chase" e soprattutto la mazzata Death/grind finale "Free To Air", con l'imprevedibile conclusione reggae. Probabilmente il vero merito di quest'album non è tanto quello di affrontare nuovi discorsi, ma quello di contaminare e creare unioni fino a ieri impensabili, o quasi, partendo, però, da un humus già di per sè complesso. Il che non è poco. E per favore, non mi si venga a dire che Mike Patton e Buzz Osbourne stanno una spanna sopra tutto ciò, se prima non si è dato un attento ascolto agli australiani. Per gli smaliziati della musica. P.S. La band è, per la prima volta da quando è stata fondata, alla ricerca di un batterista. L'album è stato inizialmente terminato nel 2004, nel 2007 è stato ripreso e rilasciato quest'anno. Il chitassista Jeremy Lammas, che ha registrato alcune parti è deceduto nel 2006 a causa di un incidente d'auto.

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