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ONDAQUADRA: ONDAQUADRA

data

15/04/2006
65


Genere: Rock Italiano
Etichetta: Autoprodotto
Anno: 2005

Gli Ondaquadra sono una band bresciana piuttosto conosciuta nell'ambiente underground, grazie alla loro consistente attività live nei locali della provincia. La loro proposta musicale si inquadra in un rock italiano profondamente influenzato da Negrita e Timoria. Li ho sentiti parecchie volte dal vivo, e attendevo con curiosità questo loro lavoro, per capire se le potenzialità espresse in sede live potevano avere riscontro su disco. Purtroppo la prima cosa che colpisce l'orecchio è la brutta (per usare un eufemismo) produzione che avvolge l'intero lavoro: le chitarre, che dovrebbero essere in primo piano, risultano lontane e ovattate, la batteria ha un suono piuttosto indisponente e il risultato complessivo non è per nulla confortante. Non esagero nel dire che questo disco merita 4-5 punti in meno per la sua produzione. Per fortuna, però, quasi tutte le canzoni sono piuttosto interessanti, tanto da far dimenticare i problemi sonori e far apprezzare le melodie e la tecnica messa in luce dai componenti della band. Molto bella in questo senso "Linea Di Confine", arricchita dai giochi chitarristici di Salvatore Leardi, che si conferma grande musicista anche nella splendida "Non Dimentico". Il cantante Gabriele Gandellini non raggiunge mai vette particolarmente elevate, ma si muove a suo agio nella musica costruita dalla band. La sucessiva "Ora" scivola un po' nell'anonimato, mentre lasciano il segno le ottime "Come Tu Mi Vuoi" e "Respirare". Un pezzo strano è "Giochi Armonici": buona l'idea di fondo, creare un pezzo ipnotico giocando appunto sugli armonici, ma la realizzazione lascia un po' d'amaro in bocca. Si poteva far meglio, a mio parere. La conclusiva "Crederci", però, ci lascia una band decisamente attiva e convinta delle proprie possibilità; mi sbilancio, e dico che questo è senza alcun dubbio il pezzo migliore dell'intero lavoro, con la sua ritmica incalzante (dovuta all'ottima prova di Davide Fedreghini al basso e Giovanni Serotti alla Batteria), la sua melodia accattivante e un testo decisamente bello. Nel complesso un disco discreto, che non fa gridare al miracolo ma nemmeno allo scandalo. C'è tempo per crescere.

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