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NERO DI MARTE: Nero Di Marte

data

11/03/2013
90


Genere: Progressive Metal
Etichetta: Prostethic Records
Distro:
Anno: 2013

Tornano gli ex-Murder Therapy, forti di un rinnovo in line-up, un nuovo contratto, e un cambio radicale per quanto riguarda l'assetto lirico-compositivo. Ci troviamo dinanzi un album maestoso che detta le sue nuove regole, riemergendo da una terra fertile di suoni imponenti, limpidi, di chiara matrice progressive a tinte estreme. Nero di Marte è la bestia che si scrolla di dosso il passato, perdendo i pezzi di quella testimonianza di una proposta si convincente, ma troppo debole, capace di perdersi in più poco tempo nell'enorme calderone del death metal: o ancora peggio, nell'anonimato. La band è molto affiatata, e ogni brano (sei, gli inediti presenti) mette in mostra l'estro compositivo di Sean e compagni, e di un batterista capace di arricchire di secondo in secondo i vari cambi di tempo con dei tricks fantastici. Le aperture melodiche delle due chitarre assemblano un tappeto arioso esaltante, come nello stacco a 1.53 di "Resilient", viaggio pseudo-psichedelico, che si permette di rivisitare lo spirito dei migliori Ulcerate, rinvigorendolo d'un continuo susseguirsi di spasmi minacciosi, che trovano il loro culmine al quarto minuto. Come un'enorme scalata su una montagna innevata, che sembra irraggiungibile, così anche questo brano fa rimanere tutti col fiato sospeso, fino poi a raggiungere un filo di speranza quando la sezione ritmica tutta, colpisce incessantemente nell'aria gli ultimi rintocchi. Già dal titolo potevamo presagire una corsa contro il tempo (trattenuta forse solo dalla più riflessiva "Drawn Back"). Fan capolino anche certe incursioni a là Mastodon ("Time Dissolves"), gli ultimi soprattutto, quelli più sperimentali. Ai bolognesi però sembra non interessare, tant'è che vanno avanti per la loro strada plasmando a dovere ogni minima influenza, dai Tool, ai già citati deathster neozelandesi. La voce di Sean si adatta bene alla musica, ed è come ascoltare Schuldiner nell'ultimo disco dei Death ma meno "stridulo" e più orientato ad un certo tipo di screaming. Anche 'The Sound Of Perseverance', a ripensarci, si realizza a gran voce soprattutto nell'ultima traccia, probabilmente la canzone che fa pensare seriamente di trovarsi dinanzi un gioiello, incastonato in un altro gioiello. Questo crea un grand'effetto, e rende 'Nero di Marte' un album estremo, ma senza esserlo, capace di viaggiare su due coordinate senza risentire minimamente di qualche idea troppo confusa: troverete a proposito di ciò, nella titletrack, la massima espressione di quello che vogliamo intendere, e saranno i suoi dodici minuti a spiegare meglio il nostro concetto. Non vi resta che affidarvi a questi giovani ragazzi senza pensarci due volte. Probabile sia vero che, come dicono tanti, il metal qui in Italia è morto, e di scena non se ne può proprio parlare, ma state certi che è solo una questione di stare un po' più attenti. Il resto vien da se.

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