NAZARETH: Tattooed On My Brain
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31/10/2018Da sempre tra le band storiche considerate a torto tra quelle meno rilevanti, i Nazareth festeggiano i 50 anni di carriera con un nuovo album. 'Tattoed On My Brain' è un disco positivo, vibrante e per di più dai suoni moderni. Non che sia inaspettato dato che, pur sempre restando nel raggio del rock classico, il gruppo scozzese non ha mai amato sguazzarci dentro, sfornando album che hanno sempre mostrato di essere attuali in base al momento in cui sono stati pubblicati. Lo stesso discorso vale per la nuova fatica in uscita per la Frontiers Music: i Nazareth, ma calati nel 2018. Basterebbe la sola tittle-track (che di solito dovrebbe ben rappresentare l'intero album...), come esempio di quanto scritto sopra visto che sembra una parodia del pop-punk tanto in voga qualche lustro fa. Nel complesso 'Tattoed On My Brain' non presenta particolari passaggi a vuoto, se non un pugno di brani meno ispirato dei altri, ma parliamo pur sempre di composizioni piacevoli che se non lasciano il segno, fanno comunque brillare l'istante in cui passano. Ottimo il lavoro della chitarra che si destreggia tra passato e presente, mentre è lodevole come sempre la prestazione dietro al microfono di Carl Sentance, anch'egli a proprio agio qualunque sia la tonalità è la sfumatura da adottare durante i brani. Non è da meno la sezione ritmica, con Pete Agnes, unico membro originario rimasto, sempre sugli scudi con il suo basso metallico e "pomposo". Un album vitaminico, genuino, biologico (volendo parafrasare la terminologia dei gastrofighetti del nuovo millennio), che lascia poco spazio all'immaginazione perchè Nazareth è sinonimo di qualità.
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